PNRR: la volata finale verso il 2026

La Commissione Europea fa il punto sull’attuazione del Recovery and Resilience Facility (RRF), lo strumento centrale del NextGenerationEU, declinato in Italia nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

di Redazione tecnica - 06/06/2025

A un anno e mezzo dalla scadenza del Recovery and Resilience Facility (RRF), lo strumento centrale del NextGenerationEU, la Commissione europea ha pubblicato “NextGenerationEU – The road to 2026”, la Comunicazione che fotografa lo stato dell’arte del Piano e definisce le priorità per il rush finale.

L’obiettivo è completare pienamente l’attuazione dei Piani nazionali entro le scadenze fissate e garantire che tutte le risorse disponibili siano efficacemente utilizzate.

PNRR: il bilancio della UE su riforme e investimenti RFF

Il Recovery and Resilience Facility è stato concepito come una risposta senza precedenti alla crisi causata dalla pandemia di Covid-19. Con una dotazione di 723 miliardi di euro (tra sovvenzioni e prestiti), lo strumento ha sostenuto gli Stati membri nell’attuazione di riforme e investimenti orientati alla modernizzazione economica, alla transizione verde e digitale, al rafforzamento della coesione sociale e alla resilienza delle amministrazioni pubbliche.

Come riporta la Comunicazione, a maggio 2025 risultano erogati 315 miliardi di euro, pari al 49% del totale disponibile, comprendenti 57 miliardi di prefinanziamenti. I pagamenti sono stati effettuati sulla base dei risultati conseguiti in termini di milestone e target: 2.800 obiettivi sono stati raggiunti, ma più di 4.300 restano ancora da completare.

Questo dato evidenzia la necessità di un’accelerazione decisa nei prossimi 15 mesi, dato che il RRF ha scadenze giuridicamente vincolanti: tutte le spese dovranno essere sostenute entro il 31 agosto 2026, e le richieste di pagamento dovranno essere presentate entro il 30 settembre 2026.

Impatti macroeconomici e politici: il contributo del RRF alla crescita dell’UE

Secondo le analisi della Commissione, l’attuazione del RRF contribuirà a un aumento permanente del PIL dell’UE pari all’1,4% entro il 2026. L’effetto deriva sia dalla spesa diretta finanziata dal Facility, sia dalle riforme strutturali che dovrebbero innalzare la produttività potenziale.

I benefici economici sono diffusi ma disomogenei: Italia e Spagna restano i Paesi maggiori beneficiari in termini assoluti, ma anche la Grecia, la Polonia e il Portogallo registrano impatti significativi. Le simulazioni confermano anche la presenza di effetti di spillover tra Paesi membri, grazie all’aumento della domanda aggregata e alle interconnessioni tra le economie europee.

Oltre agli aspetti economici, il RRF ha avuto un impatto politico rilevante. È stato il primo strumento finanziato con emissione di debito comune europeo e ha rafforzato il coordinamento tra la Commissione e i governi nazionali. La Comunicazione ne sottolinea anche il potenziale come “prototipo” per futuri strumenti europei in caso di crisi, confermando l’importanza di politiche fiscali comuni integrate da forti meccanismi di sorveglianza e verifica dei risultati.

Le raccomandazioni della Commissione: accelerare, semplificare, completare

Nella Comunicazione, la Commissione fornisce indicazioni operative per consentire agli Stati membri di portare a termine con successo i loro PNRR.

Le raccomandazioni principali sono:

  • rivalutazione dei Piani: gli Stati membri sono invitati a riesaminare i propri Piani alla luce dell’attuazione concreta, identificando le misure non più realizzabili entro i tempi e sostituendole con interventi già in fase avanzata.
  • concentrazione delle risorse: la Commissione raccomanda di focalizzarsi su riforme e investimenti già in fase di implementazione, evitando l’avvio di nuovi interventi ad alto rischio di incompletezza;
  • la scelta di altri strumenti finanziari: nel caso di progetti che rischiano di non essere completati entro i tempi del RRF, la Commissione suggerisce di considerare strumenti alternativi come InvestEU, il Fondo sociale europeo Plus, i programmi Horizon e LIFE, i fondi della politica di coesione e le iniziative nel settore della difesa;
  • predisposizione in largo anticipo delle richieste finali di pagamento e della documentazione necessaria, onde evitare sovraccarichi nell’autunno 2026.

Sfide emergenti: inflazione, capacità amministrativa e sostenibilità

La Commissione segnala anche le principali difficoltà incontrate dagli Stati membri nell’attuazione del RRF. In particolare:

  • l’inflazione, che ha inciso negativamente su molti progetti, determinando sovracosti e richiedendo, in alcuni casi, revisioni dei piani finanziari;
  • la capacità amministrativa dei Paesi, con l’impiego di notevoli risorse organizzative, tecniche e umane. In alcuni Stati membri, la debolezza della macchina amministrativa ha rallentato l’avanzamento;
  • la sostenibilità nel lungo periodo delle riforme e dell’impatto strutturale degli investimenti.

L’esortazione è quindi ad accelerare e a utilizzare al meglio centinaia di miliardi di euro: il 2026 è ormai vicino, e con esso la fine del RRF. Il suo successo, conclude la CE, rappresenterà una cartina al tornasole della capacità degli Stati membri della UE di affrontare insieme le grandi transizioni ambientali, digitali e geopolitiche.

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