Un richiamo forte al Governo affinché si operi quello scatto di
efficienza indispensabile per arginare il pericoloso declino del
Paese. E’ quello che è stato espresso ieri dal presidente dell’Ance
Paolo Bozzetti, in occasione dell’Assemblea annuale
dell’Associazione, che si è svolta al Palazzo dei Congressi
dell’Eur e alla quale è intervenuto il ministro delle
Infrastrutture Altero Matteoli e hanno partecipato numerosi
parlamentari di maggioranza e opposizione e personalità del mondo
politico e economico.
Il declino italiano, ha sostenuto Buzzetti di fronte a
un’affollatissima platea di imprenditori giunti da tutta Italia, ha
una sola radice: la perdita del senso della responsabilità,
individuale e sociale. “Quella responsabilità che muove ciascuno ad
operare perseguendo i propri obiettivi in modo consapevole e
efficace - ha dichiarato il presidente dei costruttori - e che va
recuperata e promossa se davvero si vuole rompere una volta per
tutte con l’impotenza decisionale che ha condannato il nostro Paese
a ritardi e arretratezze inaccettabili”.
Un recupero di responsabilità e di efficienza che si può attuare,
secondo Buzzetti, solo sulla base di un sistema di regole chiare
e organiche e che deve riguardare tutti: pubblica
amministrazione, cittadini e sistema delle imprese. Rompere con
l’impotenza decisionale significa, prima di tutto, superare
l’immobilismo che in questi anni ha portato il Paese a non fare le
scelte che doveva, in primo luogo sul fronte delle
infrastrutture.
“Un terreno su cui l’Italia oggi è a livelli di guardia - ha
sottolineato il presidente dell’Ance - avendo accumulato un gap
fortissimo rispetto al resto d’Europa”. Un gap che è
sostanzialmente frutto di anni di mancate scelte: “i decisori
pubblici infatti - ha proseguito Buzzetti - se da un lato hanno
sempre riconosciuto l’emergenza italiana e garantito il proprio
impegno per risolverla, dall’altro non sono stati in grado di
prendere le decisioni necessarie ad avviare un concreto processo di
rilancio delle nostre infrastrutture”. La più chiara testimonianza
di questa contraddizione sta nella spesa pubblica per le
infrastrutture, che negli ultimi 10 anni è stata inferiore
di circa 120 miliardi rispetto alla media europea. “Un fiume di
denaro - ha ricordato il presidente Buzzetti - che avrebbe permesso
di realizzare l’equivalente di 4 linee Tav Torino-Napoli o di 40
linee metropolitane C di Roma, ma che, soprattutto, avrebbero
consentito di rendere più moderno e competitivo il nostro
territorio”. Un territorio che va attrezzato con le grandi reti, ma
che, per funzionare efficacemente, necessita anche di tutta una
serie di interventi piccoli e medi.
In questo quadro di forte ritardo, ha sottolineato il presidente
dei costruttori, l’Ance ha ritenuto apprezzabile la scelta del
Governo di proporre, nell’allegato Infrastrutture al Dpef, un
elenco di opere, sia di rete che relative ai sistemi urbani,
coincidente in buona sostanza con le priorità faticosamente
individuate nel passato.
“Ma su questo fronte - ha dichiarato Buzzetti - è necessario che il
Governo ci dia certezze: tanto sugli interventi che verranno
realizzati, quanto sui percorsi autorizzativi e sulle risorse
effettivamente disponibili”. Nel documento presentato dal Governo,
infatti, a fronte delle esigenze individuate per il triennio
2009-2011 (14 miliardi per la legge obiettivo, 10,6 per la rete
Anas e 11,6 per quella Rfi), non viene espresso chiaramente un
impegno per garantire un livello di stanziamenti adeguato a questi
obiettivi.
Un aspetto cruciale, quello delle risorse realmente disponibili, su
cui va fatta chiarezza, come pure merita una risposta chiara la
questione delle infrastrutture meridionali, sulla quale dallo
stesso documento emerge una disattenzione evidente.
Sicuramente fondamentale e positiva, per rispondere a un’esigenza
importante degli italiani, è invece la presentazione del “piano
casa” messo a punto dal Governo, che finalmente si propone di
far fronte a una domanda per troppi anni ignorata.
“Abbiamo accolto come fatti estremamente positivi sia il piano
nazionale di edilizia abitativa che la legge obiettivo per le città
- ha sottolineato in questo senso il presidente Buzzetti - anche se
naturalmente bisognerà vederne la concreta attuazione”. Di grande
importanza per il settore è anche la riforma degli appalti
pubblici varata dal Governo, nella quale tuttavia, accanto a
molti provvedimenti da tempo richiesti e attesi - dalla gara unica
nel project financing a un nuovo sistema di qualificazione Soa che
tiene conto dei requisiti dei migliori cinque anni degli ultimi
dieci - ci sono anche aspetti sui quali l’Ance chiede con forza un
ripensamento. Fondamentale, tra le richieste dei costruttori, è ad
esempio quella di rivedere gli attuali limiti al subappalto.
“Limitazioni ideologiche e sostanzialmente inutili - ha
puntualizzato Buzzetti - che contrastano con una logica di
valutazione delle imprese che dovrebbe premiare il raggiungimento
del risultato, esaltando le capacità organizzative e industriali
dell’appaltatore”.
Particolarmente grave per il settore delle costruzioni è anche la
mancata previsione di un provvedimento per l’aggiornamento dei
prezzi delle materie prime, i cui aumenti incontrollati stanno
mettendo in ginocchio le imprese, e in particolare quelle impegnate
nella realizzazione di opere pubbliche. “Per questo - ha dichiarato
con forza il presidente dell’Ance - vorremmo che l’attenzione che
il Governo dimostra nella sorveglianza dei prezzi a tutela dei
consumatori si estendesse anche alle imprese. Si tratta di
un’emergenza che richiede l’intervento immediato del ministro”. Non
meno importante la necessità, sottolineata dal presidente dei
costruttori, di mettere in campo un vero e proprio “patto
fiscale” con il Governo, mirato a ribaltare una logica che fino
a oggi ha utilizzato il fisco in modo sostanzialmente penalizzante
e non, come invece dovrebbe essere, come elemento propulsivo
dell’economia del settore. Chiesto inoltre al Governo, da parte del
presidente dell’Ance, un impegno per la riduzione dell’alto costo
del lavoro in edilizia, che produce un forte divario tra i guadagni
dei lavoratori e il costo per le imprese, con effetti distorsivi
sul mercato e sulla concorrenza.
Tutti temi sui quali sono arrivate importanti risposte da parte del
ministro delle Infrastrutture Matteoli, che ha sottolineato, in
primo luogo, la volontà di lavorare insieme ai costruttori per
stabilire “regole e date certe” che consentano di far ripartire
concretamente le infrastrutture del Paese. Una macchina, quella
delle opere pubbliche, che - come ha dichiarato il ministro - negli
ultimi due anni è rimasta ferma, e che va rimessa in moto anche
puntando sul coinvolgimento dei privati. Per questo motivo, ha
detto Matteoli, il Governo si è attivato sul fronte del project
financing e, più in generale, continuerà a impegnarsi per un reale
snellimento delle procedure che troppo spesso frenano gli
investimenti dei privati. E sempre sul fronte delle risorse, il
ministro Matteoli ha sottolineato che la carenza di fondi è un
problema comune a tutti gli stati europei. “Un problema che
potrebbe essere in parte superato - ha dichiarato il responsabile
delle Infrastrutture - escludendo dai vincoli di Maastricht la
spesa destinata alle opere pubbliche, e in particolare quella per
la realizzazione delle reti Ten”.
Affrontata dal ministro Matteoli anche la questione dell’impennata
dei prezzi delle materie prime. “Si tratta di un problema delicato,
che certamente non posso sottovalutare”, ha detto il responsabile
delle Infrastrutture, annunciando peraltro l’avvio di un tavolo ad
hoc con l’Ance. Sottolineata da Matteoli anche la nuova e forte
attenzione del Governo rispetto a due temi cruciali per il Paese:
la casa e la città. Condivisione è stata infine espressa dal
ministro sulla richiesta del presidente Buzzetti di un intervento
per ridurre il costo del lavoro. “E’ una questione che mi trova
pienamente d’accordo - ha dichiarato il ministro - perché ritengo
che la crescita e la competitività del nostro Paese si giochino
oggi proprio su questi due grandi fronti: da una parte il recupero
del ritardo infrastrutturale, dall’altra la crescita dei salari dei
lavoratori”.
Fonte: www.ance.it
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