Superbonus e Bonus Facciate: crescita economica o moltiplicatore inefficiente?
L'analisi del MEF sul biennio 2022-2023: gli incentivi fiscali del 110% e del 90% hanno avuto un impatto positivo sull'economia oppure no?
L'impatto macroeconomico del Superbonus 110% e del Bonus Facciate è stato più volte oggetto di analisi, con esiti spesso discordanti. Due misure straordinarie, pensate per affrontare la crisi pandemica e rilanciare il comparto edilizio, oggi al centro del nuovo working paper elaborato dal MEF.
Il quadro che ne esce fuori non è sicuramente univoco, anche se in più punti viene ribadito un concetto: si è trattato di incentivi troppo onerosi per il bilancio dello Stato.
Superbonus e Bonus Facciate: l'impatto degli incentivi sull'economia italiana
Concepito come stimolo economico in piena emergenza sanitaria, il Superbonus ha rappresentato un unicum nel sistema tributario italiano, permettendo di accedere a un credito d’imposta del 110% sulle spese sostenute, e cedibile a terzi. Al suo fianco, il Bonus Facciate ha offerto fino al 90% di detrazione per il rifacimento degli esterni degli edifici. Complessivamente, tra il 2020 e il 2023, queste due misure hanno assorbito 186 miliardi di euro, pari al 9% del PIL italiano.
Secondo l’indagine del MEF, sono circa 116 miliardi di euro gli investimenti residenziali che – con ogni probabilità – non sarebbero stati realizzati in assenza del Superbonus e del Bonus Facciate. Tuttavia, restano circa 70 miliardi sche arebbero stati comunque attivati grazie a misure preesistenti, come il Bonus Casa e l’Ecobonus.
Il dato centrale che emerge è una profonda inefficienza allocativa: per generare 116 miliardi di investimenti addizionali, lo Stato ne ha spesi 186. In termini semplici, ogni euro di stimolo "extra" è costato oltre 1,60 euro. Questo rapporto mette in discussione l’economicità degli interventi, soprattutto in una fase in cui la sostenibilità della finanza pubblica è tornata centrale nell’agenda politica.
Le ricadute micro e macro
Dal lato microeconomico, restano dubbi sull’equità distributiva: i benefici si sono concentrati su proprietari con maggiore capacità di spesa e accesso al credito, accentuando le disuguaglianze. Inoltre, le barriere informative e le asimmetrie di mercato già rilevate in letteratura non sembrano superate.
Dal punto di vista macro, invece, le misure hanno fornito un forte impulso congiunturale, rafforzando un settore ad alta intensità di manodopera e con una filiera prevalentemente nazionale. Pure in presenza di un effetto positivo, questo rischia di essere temporaneo e poco sostenibile nel lungo periodo.
Conclusioni aperte
Come specificato nelle conclusioni del documento, lo studio non fornisce una valutazione esaustiva degli impatti su efficienza energetica o riduzione delle emissioni, né considera le possibili distorsioni sui prezzi immobiliari. Di contro, c'è un dato solido su cui riflettere: senza una più attenta calibrazione ex ante, anche la spesa pubblica più ambiziosa rischia di trasformarsi in un moltiplicatore inefficiente.
Le politiche fiscali anticicliche funzionano solo se temporanee, mirate e commisurate. Il Superbonus e il Bonus Facciate, per quanto efficaci nel breve periodo, sembrano aver sacrificato l’equilibrio di lungo periodo sull’altare della spesa emergenziale. Un bilancio da non dimenticare nelle future riforme dell’edilizia incentivata, soprattutto alla luce degli obiettivi posti dalla Direttiva Green per la riqualificazione energetica.
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