Enti locali: uscire dalla palude della burocrazia
L'appello di ASMEL nel corso del Forum annuale: l'eccesso di norme e adempimenti nuoce al funzionamento della macchina comunale, persino più dell'assenza di risorse
Non sono (solo) le risorse a mancare. A soffocare l’azione amministrativa nei Comuni italiani, secondo l’80% dei sindaci, è prima di tutto l’eccessiva complessità normativa. È quanto emerge dal rapporto “Il sentiment dei Sindaci” curato da Noto Sondaggi per conto di ASMEL – l’Associazione per la Sussidiarietà e la Modernizzazione degli Enti Locali – presentato a Napoli nel corso del Forum annuale dal titolo provocatorio: “Troppe norme, nessuna norma”.
Enti locali: ASMEL chiede semplificazione normativa
Un dato su tutti: l’87% dei sindaci ritiene che norme e adempimenti siano tarati su grandi città, senza tener conto delle esigenze dei piccoli Comuni, che rappresentano oltre il 70% delle amministrazioni italiane. Per questi ultimi, già schiacciati da carenze strutturali di personale e risorse, l’adattamento a normative pensate per realtà complesse è una missione quasi impossibile.
Il risultato? Ritardi negli appalti, rallentamenti nei pagamenti, paralisi progettuale. Secondo l’indagine, l’86% dei primi cittadini individua proprio nell’eccessiva burocratizzazione da parte degli enti finanziatori una delle principali cause di inefficienza.
Ad avvalorare questa fotografia, è intervenuto anche Sabino Cassese, già giudice costituzionale, che ha lanciato un allarme sulla qualità e quantità della legislazione italiana: «Per numero, linguaggio, stratificazione, obsolescenza e interpretazioni divergenti, le norme sono divenute un freno sia per i cittadini e le imprese, sia per chi governa. Occorre abbandonare l’idea che il rapporto tra istituzioni e territorio sia immutabile».
Una lezione di metodo e di visione: serve riformare la geografia istituzionale e adottare un principio di selezione normativa, in linea con quanto avvenuto in Francia, dove lo sfoltimento normativo è stato trattato come una priorità strategica.
Pinto (ASMEL): necessaria una riforma organica e partecipata
«Il Testo Unico degli Enti Locali è del 2000. In 25 anni è stato modificato da decine di provvedimenti frammentari, spesso incoerenti. È tempo di metterci mano con una visione sistemica» – denuncia Francesco Pinto, segretario generale ASMEL – «Una riforma organica, costruita ascoltando davvero gli Enti Locali, e non imposta dall’alto».
Proprio in quest’ottica è nata la collaborazione con l’Università Bocconi di Milano, che sta conducendo per conto di ASMEL un’importante ricerca sugli oneri amministrativi gravanti sugli enti locali. «Basta con le denunce fini a sé stesse – spiega Pinto – È il momento di proporre soluzioni, con metodo scientifico e rigore accademico».
Presente al Forum anche Antonio Iannone, sottosegretario alle Infrastrutture, che ha riconosciuto l’urgenza di una riforma dell’intero assetto istituzionale locale. «L’eliminazione delle province ha cambiato l’architettura istituzionale togliendone semplicemente un pezzo. Ritengo che il prezzo più caro lo abbiano pagato da una parte proprio i comuni piccoli e medi che si sono trovati senza l’ente di governo in area vasta, ma dall’altra anche le grandi realtà metropolitane. In generale, ritengo che vada fatta un’azione profonda di riforma, agendo soprattutto sulle competenze degli enti che a mio giudizio devono essere quanto più competenze esclusive”. Secondo Iannone, serve puntare su competenze chiare e distinte, evitando le sovrapposizioni: «Il cittadino vede la lentezza dell’apparato pubblico, ma non conosce i labirinti di competenze e adempimenti da affrontare. La sburocratizzazione deve partire da qui», conclude.