Le recenti modifiche normative in tema di concessioni autostradali
restringono i già ridotti spazi per la concorrenza nella gestione
delle infrastrutture autostradali. Lo afferma l'Autorità Garante
della Concorrenza e del Mercato in una segnalazione inviata al
Governo e al Parlamento.
Nella segnalazione, deliberata il 3 luglio 2008, l'Antitrust chiede
che Governo e Parlamento riesaminino le normative appena varate.
Occorre, infatti, evitare che vengano eliminati del tutto gli
spazi, già esigui, lasciati alla concorrenza per il mercato, almeno
per le tratte non ancora realizzate e per l'ampliamento della rete
autostradale. Per l'Autorità è, inoltre, necessario mantenere un
sistema tariffario che incentivi la minimizzazione dei costi e il
trasferimento degli incrementi di efficienza sui consumatori
finali.
Nella segnalazione l'Autorità analizza la norma della legge 6
giugno 2008 n. 101, approvata in sede di conversione del
decreto-legge n. 59/2008, che recepisce per legge gli schemi di
convenzione tra la società Anas e le società concessionarie
autostradali, già sottoscritti alla data dell'entrata in vigore del
decreto stesso.
In particolare, per quanto riguarda la convenzione sottoscritta da
Anas e Società Autostrade per l'Italia SpA, principale gestore
nazionale, l'Autorità segnala che, in base alla nuova legge, ancora
una volta la costruzione e la gestione di nuove tratte autostradali
viene sottratta al confronto concorrenziale derivante da un
eventuale e alternativo ricorso a procedure ad evidenza pubblica.
Una serie di interventi posti a carico del concessionario,
consistenti in nuove opere e tratte autostradali e, più in
generale, nel potenziamento della rete, saranno, infatti, oggetto
di regolamentazione economica sulla base della stessa convenzione
unica.
La convenzione, inoltre, prevede un adeguamento annuale delle
tariffe di pedaggio, per tutta la durata della convenzione (periodo
dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2038), pari al 70% del tasso di
inflazione effettiva rilevato dall'Istat. In questo modo viene
abbandonato il precedente meccanismo che, orientando le tariffe
all'aumento della produttività e della qualità del servizio (oltre
che all'inflazione programmata), favoriva, invece, l'efficienza
produttiva e, in prospettiva, tariffe più basse per i
consumatori.
Fonte: Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato
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