La riforma delle professioni intellettuali sembra aver ripreso il
suo corso. Come un fulmine a ciel sereno il cantiere della riforma
aperto da oltre 10 anni e mai portato a compimento, fatta eccezione
per i provvedimenti dell'ex ministro Bersani, sembra essersi
nuovamente messo in moto, almeno a sentir parlare l'attuale
ministro della giustizia Alfano.
Il Ministro ha, infatti, parlato di una riforma a pacchetti che di
fatto tenga conto delle diversità sostanziali che incidono su ogni
categoria professionale, che prevedi differenti soluzioni in
relazione alla tipologia specifica di problema e che tenga conto
delle proposte dei rappresentanti delle singole categorie.
La riforma dovrebbe partire col riassetto delle categorie dei
notai, avvocati e dottori commercialisti ed esperti contabili,
continuando poi via via con le altre. Chiaramente grande
soddisfazione da parte delle diverse categorie professionali che
vedono in questa riforma a blocchi un'ottima occasione per
riformare le professioni intellettuali ammettendo che una riforma
comune avrebbe avuto gravi ripercussioni sulle stesse non potendo
di fatto poter conto delle diversità proprie di ogni
professione.
Nonostante il grande entusiasmo, c'è però da considerare che questa
occasione non deve diventare un modo per consolidare situazioni
organizzative già esistenti senza tenere in considerazione i
cambiamenti socio-economici avvenuti nell'ultimo decennio. La
soluzione ideale potrebbe essere quella di redire delle linee guida
generali prima di sedersi attorno al tavolo delle discussioni,
questo per fare in modo che i rappresentanti delle professioni
possano formulare delle proposte serie, concrete e senza
pregiudizi.
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