Nel primo semestre del 2008 gli investimenti diretti nel settore
immobiliare in Italia hanno raggiunto quota 1,5 miliardi di
euro, con un decremento del 43% rispetto allo stesso periodo
dello scorso anno. Il dato, registrato dall'ultimo Italian Capital
Markets Bulletin a cura diJones Lang LaSalle, conferma la tendenza
registrata nel mercato degli investimenti nel resto del continente
(-44% rispetto al primo semestre 2007), messo a dura prova dalla
crisi finanziaria che ha colpito i mercati globali.
Analizzando i dati per settore, in Italia gli investimenti negli
uffici hanno fatto registrare la quota di mercato più consistente,
con circa il 48% del giro d'affari complessivo, seguiti,
nell'ordine, dai settori retail (20%), alberghiero (19%) e
logistico (11%).
Nel complesso, sono stati investiti 770 milioni di euro in immobili
a uso direzionale (-36% rispetto al primo semestre 2007), 320
milioni in immobili a destinazione retail (-47%), 200 milioni in
strutture destinate all'ospitalità (-47%), e 172 milioni per la
logistica. In questa fase del mercato, secondo Patrick Parkinson,
amministratore delegato di Jones Lang LaSalle Italia e responsabile
del settore Capital Markets, “gli investitori che hanno sempre
operato con alta leva finanziaria sono penalizzati dalla difficoltà
di reperire finanziamenti, oltre che dal costo del denaro più
elevato”.
“Chi opera con capitale proprio è quindi sempre più attento a
selezionare le opportunità d'investimento, preferendo contare su un
“risk adjusted return”, tendenzialmente più alto”.
“In questo quadro - ha sottolineato lo stesso Parkinson - assume un
ruolo fondamentale la qualità degli asset, in termini di
localizzazione, caratteristiche tecniche-funzionali e tipologia del
conduttore”.
I fondi immobiliari, quotati e non quotati, si confermano, intanto,
anche in questo primo semestre, come gli attori principali del
mercato, con un volume investito pari ad oltre 800 milioni, ovvero
al 56% del totale. In leggera flessione sono, invece, gli
investimenti di tipo cross-border, che ammontano a circa la metà
del totale, con un decremento del 12% rispetto allo stesso periodo
del 2007.
Nello scenario italiano Roma si colloca in una posizione di tutto
rispetto, facendo registrare il 32% del totale del volume
investito, prevalentemente in asset a uso direzionale. Il risultato
è migliore di quello registrato a Milano, dove gli investimenti
hanno rappresentato il 27% del totale.
Il real estate romano, limitato e guidato da una forte componente
domestica, interessata a operazioni di piccole dimensioni e di tipo
“value added”, risente in misura inferiore degli effetti della
crisi internazionale. In futuro - secondo LaSalle - il mercato
della capitale potrebbe riservare ancora sorprese in termini di
volume d'investimenti, ma dovrà essere in grado di soddisfare la
domanda d'immobili di qualità elevata.
Fonte: www.demaniore.com
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