Il Governo italiano si prepara a fronteggiare le eventuali ricadute
della crisi finanziaria sul sistema bancario italiano. Si mettono
in deposito “armi” che '”però - come ha spiegato il Governatore
della banca d'Italia, Mario Draghi, al termine del Consiglio
dei Ministri che ha varato il decreto salva-banche - non sono
necessariamente da usare”.
Come tutti i governi europei ci si attrezza per fronteggiare
eventuali peggioramenti della crisi. Questo anche se il sistema
bancario italiano - dice il ministro dell'Economia, Giulio
Tremonti - è “solido” e “liquido”. Il provvedimento varato
mercoledì non costituisce un vero e proprio fondo delineato nelle
dimensioni e nelle quantità, ma piuttosto una “procedura - come ha
spiegato lo stesso Tremonti - che consente di intervenire caso per
caso”. Banche eventualmente sottocapitalizzate potranno chiedere
l'intervento del Tesoro oppure sarà Bankitalia a prendere
l'iniziativa. Solo in questi casi si attiverà la procedura di
sostegno con una ricapitalizzazione da parte di via XX Settembre
che sarà temporanea e neutrale (senza diritto di voto). Il decreto
aggiunge inoltre alla garanzia per i risparmiatori già
rappresentata dal fondo di tutela interbancario, anche “la garanzia
pubblica”.
Quello italiano è solo l'ultimo intervento di una lunga serie di
mosse difensive avviate da tutti i paesi del mondo per tentare di
arginare la crisi dei mutui. Ormai praticamente tutti i governi del
Vecchio Continente, oltre che quello degli Stati Uniti, hanno
aperto i forzieri dell'erario per foraggiare le istituzioni
finanziarie in difficoltà.
Ecco i principali interventi messi in atto dai diversi Paesi.
- GRAN BRETAGNA: il premier Gordon Brown ha ufficializzato
il varo di un piano da 50 miliardi di sterline (64 miliardi di
euro), che porterà alla parziale nazionalizzazione di otto banche:
Abbey, Barclays, Hbos, Hsbc, Lloyds TSB, Nationwide Building
Society, Royal Bank of Scotland e Standard Chartered. La Gran
Bretagna è il paese che, di fatto, ha aperto la strada alle
rinazionalizzazioni delle banche, con quella di Northern Rock più
di un anno fa, per poi nazionalizzare i prestiti di Bradford &
Bingley per quadi 50 miliardi di sterline. Ma anche la Banca
centrale inglese non rimane a guardare, dopo i 40 miliardi di
dollari di liquidità offerti a settembre, è allo studio un piano da
200 miliardi di sterline per rifinanziare il mercato del
credito.
- STATI UNITI: Washington ha già superato ampiamente i 1.000
miliardi di dollari di aiuti al sistema finanziario. Gli ultimi
sono i 700 miliardi di dollari che verranno investiti per
acquistare i “titoli tossici”, più altri 150 miliardi per sgravi e
incentivi. Gli Usa hanno varato un maxi-piano, passato con molte
turbolenze l Congresso, per cercare di riparare i danni derivanti
dalla crisi dei mutui. Ma già in precedenza l'amministrazione Bush
aveva speso 200 miliardi di dollari per Fannie Mae e Freddie Mac e
altri 85 per il colosso assicurativo Aig. Senza contare le garanzie
fornite a Bear Stearns (30 miliardi) e Merrill Lynch (20
miliardi).
- GERMANIA: Altro prime-mover nei salvataggi nazionali, con
gli interventi da 16 miliardi su Ikb e West Lb nello scorso anno.
La crisi ha messo in ginocchio il colosso Hypo Real Estate, a cui
sono state concesse garanzie per 35 miliardi di euro (26,5 miliardi
da Berlino) in un piano che però fatica a decollare e potrebbe
salire a 50 miliardi. Il Governo Merkel ha inoltre garantito tutti
i conti correnti privati del Paese, con un impegno che arriva a
quasi 570 miliardi di euro.
- IRLANDA: la prima a dare vita alla garanzia totale sui
depositi. Un impegno che arriva di fatto a superare i 400 miliardi
di euro, ovvero due volte il Pil del Paese. Ma soprattutto un piano
che ha spiazzato gli altri Paesi, Gran Bretagna in testa,
costringendoli ad alzare il 'tetto' di tutela per i propri
correntisti.
- OLANDA: Il governo olandese ha annunciato che metterà a
disposizione del settore finanziario 20 miliardi di euro per
aiutarlo a far fronte alla crisi economica, e si porrà come garante
dei risparmi dei 120 mila clienti olandesi della banca online
“Icesave”, filiale della islandese “Landsbanki” nazionalizzata
martedì. I 20 miliardi di euro, destinati a “proteggere un sistema
finanziario sostanzialmente sano dagli shock ai quali è soggetto”,
serviranno ad aumenti di capitale e a iniezioni di liquidità - ha
spiegato il ministro Bos in una conferenza stampa all'Aja.
- BENELUX: Le crisi di Fortis e Dexia hanno convinto Olanda
e Belgio ad aprire i cordoni della borsa. Le attività belghe e
lussemburghesi sono state rilevate da Bruxelles, che poi le ha
girate a Bnp Paribas. L'Aja invece ha speso quasi 17 miliardi per
le attività olandesi di Fortis. La banca franco-belga Dexia ha
ottenuto la garanzia da parte di Belgio, Francia e Lussemburgo per
raccogliere sul mercato fino a un massimo di 4,5 miliardi di euro.
Lo Stato belga apporterà la propria garanzia per il 60,5%, quello
francese per il 36,5% e il Lussemburgo per il 3%. Le fonti
precisano che non ci sarà una scissione della banca, specializzata
nei crediti agli enti locali.
- GRECIA: il Paese ha deciso di portare da 20.000 a 100.000
il tetto sui conti correnti bancari, dopo essere stato fra i
precursori a porre il divieto alle vendite allo scoperto.
- FRANCIA, SPAGNA: sono i Paesi meno toccati dalla crisi.
Bnp Paribas è l'unica banca che si è imbarcata in un'acquisizione
“pesante”, con i 9 miliardi di euro per acquistare le attività di
Fortis. In Spagna, Santander e Bbva sembrano solo sfiorate dalla
crisi, ma l'amministrazione Zapatero ha comunque varato un fondo da
30 miliardi di euro (può arrivare a 50) per portare da 20.000 a
50.000 la protezione dei conti correnti.
Fonte: www.demaniore.com
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