PRIMI SEGNALI NEGATIVI

15/10/2008

Per la prima volta, dopo nove anni consecutivi di crescita, per il settore delle costruzioni si è aperta una fase di difficoltà. Fase iniziata nel secondo semestre del 2008 e che, secondo le stime Ance, tenderà a peggiorare nel corso del 2009. E’ questo lo scenario che ha delineato il presidente dell’Associazione nazionale costruttori Paolo Bozzetti presentando alla stampa, assieme al vicedirettore Antonio Gennai, l’Osservatorio congiunturale Ance di ottobre.
Un’analisi che rileva, dopo un lungo ciclo positivo, una riduzione dei livelli produttivi del settore (-1,1% nel 2008 e - 1,5% nel 2009), dovuta non solo all’andamento ancora pesantemente negativo delle opere pubbliche, comparto per il quale il trend negativo in atto dal 2005 si conferma anche nel 2008 e nel 2009 (-3,7% e -4,7%), ma anche alla forte frenata della nuova edilizia abitativa (-2,8% nel 2008 e -3% nel 2009). Un elemento nuovo e preoccupante, che e` sostanzialmente il risultato delle difficoltà, dovute agli effetti della crisi finanziaria internazionale, incontrate dalle famiglie e dalle imprese nell’accesso al credito.

“Tuttavia - ha dichiarato Buzzetti - la gravità della crisi può essere concretamente controllata e ridotta attraverso una serie di misure mirate a mantenere acceso il motore dell’edilizia, motore che molte volte ha dimostrato la sua capacità di trainare crescita e occupazione anche in periodi di pesante criticità congiunturale per il Paese”.
Non fermare, ma anzi ridare slancio al settore, avrebbe non solo una fondamentale funzione antirecessiva ma rappresenterebbe anche, come ha sottolineato il presidente dell’Ance, una risposta ai fabbisogni veri e forti sia delle famiglie che dell’economia italiana: in primo luogo casa e infrastrutture. E proprio su questi due temi si sono concentrate le riflessioni di Buzzetti.
“Il calo della produzione di nuove case - ha precisato il presidente dei costruttori - non è certo la conseguenza di una sovrapproduzione degli ultimi anni. Nel nostro Paese infatti, a differenza di quanto accaduto negli Stati Uniti o in alcune nazioni europee come la Spagna e l’Irlanda, gli investimenti in abitazioni non hanno superato la domanda reale di alloggi. Questo vuol dire che in Italia non c’è né ci sarà alcuna bolla immobiliare”.

I dati sul fabbisogno abitativo, del resto, parlano chiaro. Mentre in Spagna il numero delle abitazioni messe in cantiere negli anni passati è risultato di gran lunga superiore al numero delle nuove famiglie (nel quadriennio 2004-2007 ha preso avvio la costruzione di circa 2,8 milioni di alloggi a fronte di un fabbisogno teorico di 1,7 milioni di case), in Italia il numero delle nuove abitazioni cantierabili è risultato più contenuto, dal momento che tra il 2003 e il 2007 sono stati rilasciati permessi per costruire per circa 1,2 milioni di alloggi, a fronte di una domanda potenziale di circa 1,5 milioni (nuove famiglie).
Il fabbisogno abitativo nel nostro Paese è insomma ancora lontano dall’essere soddisfatto, non solo sul fronte della proprietà ma anche su quello dell’affitto. “Attualmente - ha detto a questo proposito Buzzetti - sono circa 4.400.000 le abitazioni in affitto in Italia, che rappresentano il 18,8% del totale a fronte del 72% di case in proprietà. Una quota nettamente inferiore rispetto alla Germania, che ha il 57,3% di alloggi destinati alla locazione, all’Olanda con il 47,3% o alla Francia, con il 40,7%.”
Un divario che si fa ancora più evidente guardando all’offerta di abitazioni sociali. Se si prende infatti in considerazione il numero di abitazioni di edilizia pubblica, riportato in un documento della presidenza del Consiglio dei ministri, si osserva infatti che nel 2005 in Francia sono state costruite 70.000 abitazioni di edilizia pubblica e in Inghilterra 30.000. L’impegno dello Stato italiano su questo fronte è stato invece molto più esiguo: nel documento si parla infatti di 1.900 abitazioni di edilizia pubblica realizzate nel nostro Paese nel 2004.

E’ chiaro che, in un quadro del genere, il Piano casa varato dal Governo assume un’importanza fondamentale. Ma la grande valenza innovativa del provvedimento, che punta a dare risposte immediate e concrete al fabbisogno abitativo delle fasce più deboli della popolazione, sta soprattutto nella scelta di coniugare alle forti finalità sociali un importante progetto di riqualificazione e rinnovamento di interi “pezzi” di città.
“Ed è proprio in questa chiave - ha sottolineato Buzzetti - che il settore delle costruzioni è pronto a fare la sua parte, impegnandosi a far sì che il Piano casa risponda alle esigenze abitative delle fasce meno abbienti, da un lato limitando il consumo di nuovo territorio, con il ricorso a interventi di sostituzione e di utilizzo di aree dimesse nei centri urbani, e dall’altro coniugando alla realizzazione di nuove abitazioni interventi di riqualificazione urbana e di adeguamento infrastrutturale.”
Tutto questo, ha detto ancora il presidente dell’Ance, potrebbe essere realizzato a costo zero per lo Stato, ma a condizione che il fondo già previsto presso la Cassa Depositi e prestiti fornisca la garanzia necessaria al finanziamento delle iniziative promosse dalle imprese anche per interventi in project financing.

Altrettanto chiara la posizione espressa da Buzzetti sul fronte delle infrastrutture, e in particolare sull’allarmante taglio delle risorse per nuovi investimenti. “La manovra d’estate e la recente proposta di legge finanziaria prevedono per il 2009 una contrazione del 14,2% in termini reali rispetto all’anno precedente - ha spiegato il presidente dei costruttori - ma non è solo il confronto col passato a preoccupare. I principali programmi di spesa, come quelli ferroviari, stradali o della legge obiettivo, subiscono pesantissimi tagli, che mettono a rischio non solo la capacità di realizzare le opere necessarie al Paese, ma la stessa solvibilità dei contratti in corso”.
In questo scenario la partecipazione dei privati al finanziamento delle opere sicuramente non basta: lo Stato deve quindi continuare a fare la sua parte, tenendo ben presente il ruolo che gli investimenti in opere pubbliche possono svolgere per superare la crisi economica e finanziaria.
In questo senso Buzzetti ha rilanciato la proposta di sottrarre dai vincoli del Patto di stabilità la spesa per le infrastrutture. Una strada che, oltre a garantire il completamento delle grandi reti e la realizzazione delle opere medio-piccole indispensabili nell’ottica di un vero rilancio urbano, consentirebbe di far fronte ai continui e preoccupanti blocchi nei pagamenti alle imprese.

Ma non riguardano solo casa e infrastrutture i provvedimenti chiesti con forza dal presidente dell’Ance e mirati a superare la fase di grave difficoltà attraversata dall’economia puntando sul motore fondamentale rappresentato dall’edilizia.
E’ urgente infatti, come sottolineato da Buzzetti, che lo Stato preveda garanzie per i finanziamenti alle imprese, specie quelle piccole e medie, che rischiano di pagare il maggior prezzo della stretta creditizia attuata dalle banche. Ma altrettanto rilevante, in questa fase di difficoltà, è il varo di importanti misure fiscali che darebbero nuovo ossigeno al settore: determinanti, in particolare, incentivi fiscali per gli immobili destinati all’affitto e il ripristino dell’Iva sull’invenduto oltre i quattro anni già previsti.

In allegato l’intervento del presidente Paolo Buzzetti e l’Osservatorio congiunturale Ance sull’industria delle costruzioni di ottobre 2008.

Fonte: www.ance.it


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