Caro Presidente,
sono colto da un grande dubbio e per questo mi rivolgo a te per
capire se in questi anni ho sempre sbagliato le mie valutazioni sui
reali interessi della nostra categoria e sulle nostre
rivendicazioni.
Il quesito è il seguente: ma gli architetti italiani (o meglio i
progettisti italiani), non erano radicalmente contrari a gran parte
dell’apparato normativo del Codice degli Appalti in materia di
progettazione delle opere pubbliche?Non ci eravamo mille volte
lamentati e ribellati contro la logica delle gare di progettazione,
dello smembramento del processo progettuale (un preliminare a te,
un definitivo ad un altro, un esecutivo all’impresa e una direzione
lavori ad un altro ancora), della progettazione prioritariamente
affidata agli uffici tecnici delle pubbliche amministrazioni,
dell’appalto integrato, della marginalizzazione del valore del
progetto, della scarsa rilevanza data nei fatti ai concorsi di
progettazione ecc. ecc.?
Non abbiamo sempre sostenuto che il problema della progettazione
nel settore pubblico non si esauriva certo nel tema dei minimi
tariffari ma investiva alla radice la filosofia stessa del Codice
che considera il progetto un servizio – al pari di servizi
informatici o pubblicitari o di pulizia – e non un’opera di
ingegno?
Cari architetti italiani che mi leggete per conoscenza,
forse vi starete chiedendo da dove nascono questi dubbi. Provo a
raccontarvi una storia.
Sabato 25 ottobre il senatore del PdL, Luigi Grillo ha incontrato,
in qualità di Presidente della Commissione Lavori Pubblici del
Senato, la più alta rappresentanza del nostro sistema ordinistico
intervenendo alla Conferenza Nazionale degli Ordini degli
Architetti (per intenderci l’Assemblea dei Presidenti).
Nel suo discorso, di ampio respiro, ha prima di tutto aperto la
mente dei suoi interlocutori su una serie di verità non proprio
connesse con il tema all’ordine del giorno e non proprio legate
alla sua veste istituzionale.
Per esempio ci ha fatto capire che:
- Il debito pubblico italiano (il più alto d’Europa) è un
problema solo per i quotidiani di questo Paese impegnati in una
generale opera di "disinformatia". In realtà possiamo star
tranquilli perché abbiamo uno dei più grandi patrimoni pubblici del
mondo ed un risparmio privato elevatissimo (ma gli interessi che lo
stato paga sul debito e che tolgono risorse al bilancio? Per ora
limitiamoci ad un dubbio per volta);
- Le banche italiane sono sicure e meno esposte delle altre alla
crisi internazionale grazie al grande lavoro fatto per 12 anni dal
Presidente della Banca d’Italia Antonio Fazio (rinviato a giudizio
per la vicenda Banca AntonVeneta, ndr.)
- Gran parte dei problemi del decentramento in Italia derivano
dalla sbagliata riforma del Titolo V della Costituzione fatta dal
governo Amato;
- Per fortuna l'azione del PdL ha bloccato l'invasione dei
francesi nella vicenda dell’acquisizione Alitalia (ribadirlo fa
sempre bene).
Sin qui le riflessioni di scenario, come si usa dire. Vi
chiederete: su temi politici come questi, quale è stata la replica
del rappresentante dell’opposizione? Nessuna perché nessun
interlocutore dell’opposizione è stato invitato all’incontro.
Veniamo ora alle questioni più specifiche sul codice degli appalti.
Il Senatore Grillo ci ha per esempio ricordato che:
- la legge Merloni è stata scritta e approvata nel 1992 avendo
una "pistola alla tempia puntata dai magistrati di Milano";
- la legge obiettivo del 2001 ha sancito la fine della paralisi
delle opere pubbliche;
- il codice degli appalti è un’azione legislativa meritoria.
Tuttavia abbiamo assistito ad un tentativo di stravolgimento di
alcuni contenuti innovativi del codice fatti dall’ex Ministro Di
Pietro ma fortunatamente annullati dal terzo decreto correttivo
approvato dal Governo Berlusconi;
- la legge Bondi sulla Qualità dell’Architettura ha avuto il
parere positivo della Conferenza Stato Regioni e sarà una pietra
miliare per i destini dell’Architettura Italiana.
Caro Presidente,
a questo punto mi sarei aspettato una sua replica chiara e
definitiva su tutto quello che a noi non piace del Codice - e che
in parte ho elencato prima - ed anche sulle ambiguità della Legge
Bondi (che sembra la stanca ripetizione delle pressoché inutili
proposte delle precedenti legislature).
Per esempio ero pronto a sentire un rilievo sul perché nel nuovo
DDL sulla qualità architettonica, all'articolo 3, si afferma che se
una pubblica amministrazione deve realizzare un'opera di rilevante
interesse architettonico può rivolgersi al Ministero per i beni e
le attività culturali che può provvedere alla sua ideazione e
progettazione (come? Con i suoi uffici tecnici? Bandendo concorsi?
Non si capisce).
Ero certo di ascoltare che gli architetti italiani vorrebbero
vedere elencate chiaramente nel Codice - in un'apposita tabella
allegata - quali sono le opere di particolare rilevanza sotto il
profilo "architettonico, ambientale, storico artistico e
conservativo" (un asilo è un'opera rilevante? E un ufficio postale?
Ed un arredo urbano?) e che per queste fosse sancito l'obbligo del
concorso di progettazione e non la "valutazione in via prioritaria
dell'opportunità" di ricorrere a tale strumento.
Mi attendevo una feroce invettiva contro l'appalto integrato che
cancella, di fatto, la figura del progettista.
Mi sarei anche aspettato un piccolo ammonimento al senatore Grillo
sulle sue divagazioni di politica generale, quanto meno poco
opportune in quel contesto.
Invece, se posso permettermi una sintesi, ho sentito da te
affermazioni sostanzialmente improntate al tutto bene madama la
marchesa e alla speranza di avere ancora qualche margine di
intervento sul regolamento di attuazione del Codice.
Cari architetti italiani, sarete curiosi di sapere almeno il
contenuto di qualche intervento polemico da parte dei tanti
Presidenti di Ordini degli Architetti presenti in sala, almeno per
dare un po' di vivacità al confronto dialettico e per cogliere la
non frequente occasione di interloquire con un politico.
Purtroppo però sarete delusi perché l'incontro si è chiuso senza
che fosse previsto alcuno spazio per il dibattito.
Ma possiamo stare tranquilli. Il presidente Sirica ha concluso
ricordando che le analisi economiche del senatore Grillo ci
restituiscono speranza.
di
Francesco Orofino,
Consigliere dell'Ordine degli
Architetti di Roma
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