LETTERA APERTA A RAFFAELE SIRICA E PER CONOSCENZA AGLI ARCHITETTI ITALIANI

30/10/2008

Caro Presidente,
sono colto da un grande dubbio e per questo mi rivolgo a te per capire se in questi anni ho sempre sbagliato le mie valutazioni sui reali interessi della nostra categoria e sulle nostre rivendicazioni.
Il quesito è il seguente: ma gli architetti italiani (o meglio i progettisti italiani), non erano radicalmente contrari a gran parte dell’apparato normativo del Codice degli Appalti in materia di progettazione delle opere pubbliche?Non ci eravamo mille volte lamentati e ribellati contro la logica delle gare di progettazione, dello smembramento del processo progettuale (un preliminare a te, un definitivo ad un altro, un esecutivo all’impresa e una direzione lavori ad un altro ancora), della progettazione prioritariamente affidata agli uffici tecnici delle pubbliche amministrazioni, dell’appalto integrato, della marginalizzazione del valore del progetto, della scarsa rilevanza data nei fatti ai concorsi di progettazione ecc. ecc.?
Non abbiamo sempre sostenuto che il problema della progettazione nel settore pubblico non si esauriva certo nel tema dei minimi tariffari ma investiva alla radice la filosofia stessa del Codice che considera il progetto un servizio – al pari di servizi informatici o pubblicitari o di pulizia – e non un’opera di ingegno?

Cari architetti italiani che mi leggete per conoscenza, forse vi starete chiedendo da dove nascono questi dubbi. Provo a raccontarvi una storia.
Sabato 25 ottobre il senatore del PdL, Luigi Grillo ha incontrato, in qualità di Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, la più alta rappresentanza del nostro sistema ordinistico intervenendo alla Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti (per intenderci l’Assemblea dei Presidenti).
Nel suo discorso, di ampio respiro, ha prima di tutto aperto la mente dei suoi interlocutori su una serie di verità non proprio connesse con il tema all’ordine del giorno e non proprio legate alla sua veste istituzionale.
Per esempio ci ha fatto capire che:
  • Il debito pubblico italiano (il più alto d’Europa) è un problema solo per i quotidiani di questo Paese impegnati in una generale opera di "disinformatia". In realtà possiamo star tranquilli perché abbiamo uno dei più grandi patrimoni pubblici del mondo ed un risparmio privato elevatissimo (ma gli interessi che lo stato paga sul debito e che tolgono risorse al bilancio? Per ora limitiamoci ad un dubbio per volta);
  • Le banche italiane sono sicure e meno esposte delle altre alla crisi internazionale grazie al grande lavoro fatto per 12 anni dal Presidente della Banca d’Italia Antonio Fazio (rinviato a giudizio per la vicenda Banca AntonVeneta, ndr.)
  • Gran parte dei problemi del decentramento in Italia derivano dalla sbagliata riforma del Titolo V della Costituzione fatta dal governo Amato;
  • Per fortuna l'azione del PdL ha bloccato l'invasione dei francesi nella vicenda dell’acquisizione Alitalia (ribadirlo fa sempre bene).
Sin qui le riflessioni di scenario, come si usa dire. Vi chiederete: su temi politici come questi, quale è stata la replica del rappresentante dell’opposizione? Nessuna perché nessun interlocutore dell’opposizione è stato invitato all’incontro.
Veniamo ora alle questioni più specifiche sul codice degli appalti. Il Senatore Grillo ci ha per esempio ricordato che:
  • la legge Merloni è stata scritta e approvata nel 1992 avendo una "pistola alla tempia puntata dai magistrati di Milano";
  • la legge obiettivo del 2001 ha sancito la fine della paralisi delle opere pubbliche;
  • il codice degli appalti è un’azione legislativa meritoria. Tuttavia abbiamo assistito ad un tentativo di stravolgimento di alcuni contenuti innovativi del codice fatti dall’ex Ministro Di Pietro ma fortunatamente annullati dal terzo decreto correttivo approvato dal Governo Berlusconi;
  • la legge Bondi sulla Qualità dell’Architettura ha avuto il parere positivo della Conferenza Stato Regioni e sarà una pietra miliare per i destini dell’Architettura Italiana.
Caro Presidente,
a questo punto mi sarei aspettato una sua replica chiara e definitiva su tutto quello che a noi non piace del Codice - e che in parte ho elencato prima - ed anche sulle ambiguità della Legge Bondi (che sembra la stanca ripetizione delle pressoché inutili proposte delle precedenti legislature).
Per esempio ero pronto a sentire un rilievo sul perché nel nuovo DDL sulla qualità architettonica, all'articolo 3, si afferma che se una pubblica amministrazione deve realizzare un'opera di rilevante interesse architettonico può rivolgersi al Ministero per i beni e le attività culturali che può provvedere alla sua ideazione e progettazione (come? Con i suoi uffici tecnici? Bandendo concorsi? Non si capisce).
Ero certo di ascoltare che gli architetti italiani vorrebbero vedere elencate chiaramente nel Codice - in un'apposita tabella allegata - quali sono le opere di particolare rilevanza sotto il profilo "architettonico, ambientale, storico artistico e conservativo" (un asilo è un'opera rilevante? E un ufficio postale? Ed un arredo urbano?) e che per queste fosse sancito l'obbligo del concorso di progettazione e non la "valutazione in via prioritaria dell'opportunità" di ricorrere a tale strumento.
Mi attendevo una feroce invettiva contro l'appalto integrato che cancella, di fatto, la figura del progettista.
Mi sarei anche aspettato un piccolo ammonimento al senatore Grillo sulle sue divagazioni di politica generale, quanto meno poco opportune in quel contesto.
Invece, se posso permettermi una sintesi, ho sentito da te affermazioni sostanzialmente improntate al tutto bene madama la marchesa e alla speranza di avere ancora qualche margine di intervento sul regolamento di attuazione del Codice.

Cari architetti italiani, sarete curiosi di sapere almeno il contenuto di qualche intervento polemico da parte dei tanti Presidenti di Ordini degli Architetti presenti in sala, almeno per dare un po' di vivacità al confronto dialettico e per cogliere la non frequente occasione di interloquire con un politico.
Purtroppo però sarete delusi perché l'incontro si è chiuso senza che fosse previsto alcuno spazio per il dibattito.
Ma possiamo stare tranquilli. Il presidente Sirica ha concluso ricordando che le analisi economiche del senatore Grillo ci restituiscono speranza.

di Francesco Orofino, Consigliere dell'Ordine degli Architetti di Roma

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