Uno scenario decisamente preoccupante e in rapido peggioramento: è
quello che emerge dai risultati della nuova edizione
dell’Osservatorio congiunturale sull’industria delle costruzioni
messa a punto dall’Ance e presentata oggi alla stampa dal
presidente Paolo Buzzetti.
“Si tratta - come ha spiegato Buzzetti - di un vero e proprio
bollettino di crisi, che delinea per il nostro settore una
situazione drasticamente più negativa rispetto a quella che avevamo
tracciato solo 3 mesi fa nell’Osservatorio autunnale. Per il 2008
la riduzione degli investimenti in costruzioni si attesta infatti
sul -2,3%, rispetto al -1,1% stimato a ottobre, mentre per il 2009
la nostra indagine straordinaria prospetta un netto crollo, pari al
-6,8%, con un fortissimo calo della produzione in tutti i comparti
di attività”. Questi i numeri sull’andamento dei diversi segmenti
del settore nel 2009: -9,2% per la nuova edilizia abitativa, -7,3%
per le opere pubbliche, -7% per le costruzioni non residenziali
private. Cifre a dir poco allarmanti e destinate a tradursi in un
pesante calo a livello occupazionale: “130.000 persone - ha
sottolineato il presidente dell’Ance - rischiano secondo le nostre
previsioni di perdere il posto di lavoro. Ma se consideriamo
l’indotto e teniamo conto anche del calo occupazionale che si è
avuto negli mesi del 2008, i posti che si perderanno possono
diventare 250.000 “.
Buzzetti ha poi spiegato le ragioni che hanno portato a un così
drastico cambiamento di scenario, sottolineando come si sia
rapidamente passati dalla preoccupazione per le ripercussioni della
crisi dei mercati finanziari alla verifica, nei fatti, delle sue
conseguenze sull’economia reale. “Le imprese - ha dichiarato
infatti il presidente dell’Ance - stanno subendo gli effetti sempre
più gravi della stretta creditizia attuata dalle banche, che
centellinano il credito e non credono più nelle nostre iniziative”.
Il 56% del campione di aziende che ha partecipato all’indagine Ance
denuncia infatti un allungamento dei tempi di istruttoria, il 55%
un aumento dello spread praticato, il 46% una richiesta di garanzie
aggiuntive, il 36,7% una riduzione della quota di finanziamento
sull’importo totale dell’intervento. Questo atteggiamento,
gravissimo e incomprensibile specie dopo i tagli dei tassi
d’interesse da parte della Bce, sta bloccando sia le iniziative di
acquisto delle famiglie sia quelle di investimento delle aziende,
che si trovano sempre più spesso costrette a rinviare, se non
addirittura ad annullare, gli interventi programmati.
“A questo si aggiungono - ha detto ancora Buzzetti - i ritardi dei
pagamenti da parte della pubblica amministrazione. Un fenomeno
purtroppo non nuovo, dovuto ai vincoli imposti dal patto di
stabilità interno, ma che in questa fase di pesante crisi sta
ulteriormente aggravando i problemi di liquidità delle imprese
impegnate nella realizzazione di opere pubbliche, già soffocate
dalla stretta del credito”.
Una situazione assai critica insomma, sia sul fronte del mercato
privato che su quello delle opere pubbliche, quella che emerge
dall’Osservatorio dei costruttori. “Tuttavia - ha dichiarato il
presidente dell’Ance - le strade per ridurre l’impatto della crisi
economica sul settore esistono e sono anche concretamente
percorribili”. In questo senso Buzzetti ha ribadito con forza il
potente ruolo anticiclico degli investimenti infrastrutturali,
capaci di sostenere - come sottolineato del resto da tutti gli
osservatori nazionali e internazionali - il reddito e
l’occupazione. Ma se gli altri paesi si stanno impegnando
concretamente per accelerare la ripresa economica puntando sulle
infrastrutture, in Italia, nonostante le dichiarazioni, manca
ancora un piano anticrisi che passi attraverso il rilancio delle
opere pubbliche.
“Il piano di 16,6 miliardi di euro annunciato a gran voce - ha
dichiarato infatti il presidente dell`Ance - nasconde una realtà
ben diversa. Se si considera che 3,7 miliardi di euro riguardano
spese correnti e di gestione e che altri 7 miliardi sono costituiti
da risorse private provenienti dalle concessioni autostradali e
destinate alla realizzazione di grandi progetti, la reale
disponibilità in termini di risorse pubbliche effettivamente
destinate alle infrastrutture si riduce a soli 6 miliardi”. Di
questi inoltre, ha aggiunto Buzzetti, 2,3 miliardi sono destinati
alla prosecuzione delle grandi opere della legge obiettivo: sono
queste quindi, in realtà, le uniche risorse aggiuntive
effettivamente messe a disposizione dal governo con il decreto
legge “anticrisi” che, tuttavia, potranno trasformarsi in cantieri
solo in tempi medio-lunghi e che quindi avranno un limitato impatto
nel breve periodo. I restanti 3,7 miliardi di euro che potrebbero
essere destinati ad un programma di investimenti infrastrutturali
non solo non rappresentano risorse aggiuntive (in quanto queste
risorse provengono dalla riprogrammazione Fas - Fondo per le Aree
Sottoutilizzate) ma risultano anche decisamente ridotti rispetto ai
4,8 miliardi del Fas stanziati a fine 2007 e revocati dalla manovra
d’estate. “In definitiva quindi - ha ribadito il presidente dei
costruttori - il piano per il rilancio infrastrutturale annunciato
dal governo in una logica che avrebbe dovuto essere anticiclica non
modifica nella sostanza la pesante riduzione delle risorse per
nuove infrastrutture prevista nella legge finanziaria 2009, che
risultava pari a -14,2% in termini reali e che, conteggiando anche
le nuove risorse per la legge obiettivo previste dal dl anticrisi,
si attesta al -13,5%. Siamo quindi di fronte ad una manovra
restrittiva, esattamente il contrario di ciò che ci dovremmo
aspettare in una crisi come quella che stiamo vivendo, con tagli
che riguardano i principali soggetti attuatori”.
Fonte: www.ance.it
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