Mentre ieri nella
Conferenza unificata le Regioni, le
province ed i comuni hanno espresso
parere favorevole sullo
schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
relativo al “Piano nazionale di edilizia abitativa”, il Consiglio
dei Ministri è convocato per oggi alle ore 9,30 a Palazzo Chigi per
l’esame del
Piano Casa che sarà costituito da un
piano
per l’edilizia residenziale pubblica finalizzato a realizzare
circa cinquemila nuovi alloggi popolari e da una
liberalizzazione delle norme sull’edilizia che prevede tra
l’altro l’abolizione del permesso di costruire e la possibilità di
ampliare le abitazioni del 20 per cento, o anche del 30-35 nel caso
di edifici da abbattere e ricostruire.
In verità la trattativa con le Regioni per la definizione del piano
per l’edilizia residenziale pubblicata è durata circa 7 mesi e
l'accordo che sblocca il piano straordinario è stato firmato il 5
marzo scorso dal ministro per i Rapporti con le regioni,
Raffaele Fitto, e dal presidente della Conferenza delle
Regioni e delle Province autonome,
Vasco Errani.
L'intesa prevede che il Governo finanzi il piano inizialmente con
200 milioni di euro, dando priorità alla cantierabilità
delle iniziative, per reintegrare poi interamente il fondo fino ad
arrivare ai
550 milioni di euro previsti.
“L'obiettivo del governo è procedere con una forma di
collaborazione che prevede una norma quadro che rispetti le
competenze concorrenti e all'interno della quale le Regioni
potranno utilizzare o meno questa opportunità, con una loro libera
scelta. Poi torneremo con il testo in Conferenza per ascoltare il
parere delle singole Regioni”. Lo ha precisato il ministro per i
Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, al termine della
Conferenza Unificata, parlando della legge quadro a sostegno
dell’edilizia. Secondo Fitto è “sbagliato esprimere un giudizio
negativo a prescindere. Il governo si muoverà nel pieno rispetto
delle norme costituzionali”.
Il Piano casa è previsto dall'
articolo 11 del decreto legge 25
giugno 2008, n. 112, convertito nella legge 6 agosto 2008, n.
133 (manovra finanziaria 2008). Con l'accordo firmato il 5 marzo,
le Regioni si impegnano a sospendere i procedimenti di ricorso alla
Corte Costituzionale scaturiti dopo l'entrata in vigore
dell'
articolo 18 del decreto legge 29 novembre 2008, n. 185,
convertito con modificazioni dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, che
ha modificato in parte - restrigendo i poteri delle regioni - le
disposizioni contenute nella manovra dell'estate scorsa. Nel
contempo, il Governo si è impegnato a modificare tale norme.
Alle regioni, d’intesa con gli enti locali, spetta dunque il
compito di elaborare, nel rispetto degli indirizzi generali fissati
dallo Stato ed entro i finanziamenti assegnati, i programmi di
edilizia residenziale.
“Sono pienamente soddisfatto dell'accordo raggiunto - aveva
commentato la scorsa settimana il ministro per i Rapporti con le
Regioni, Raffaele Fitto, rendendo noto il piano - che impegna
consistenti risorse per affrontare l'emergenza di una tensione
abitativa che colpisce molte famiglie che versano in condizioni di
bisogno. La collaborazione con il presidente Errani è stata piena e
proficua e di questo lo ringrazio. L'intesa, per un verso, avvia
una risposta a esigenze pressanti di ampie fasce di cittadini e,
per l'altro, conferma la stretta collaborazione tra Governo e
Regioni. In particolare su questo terreno per la predisposizione di
una politica abitativa efficace in grado di dare risposte concrete
a una domanda crescente e differenziata che viene dai nuclei
familiari che si trovano nelle condizioni di maggiore disagio”.
© Riproduzione riservata