Novità nello schema di decreto legge predisposto dal Governo
sul piano casa e per l’esattezza sulle “
Iniziative legislative
per il rilancio dell’attività edilizia e del tessuto
urbanistico”.
E’ questa, infatti, la titolazione del decreto legge sul quale,
mercoledì 25 marzo, sarà avviato il confronto Governo-Regioni-Enti
locali; ma il presidente della Conferenza delle Regioni,
Vasco
Errani, precisa che “C’è un problema di strumenti: un decreto
legge per gestire una materia concorrente tra Stato, Regioni e
Comuni, è uno strumento improprio, secondo me non costituzionale. E
questa è la prima questione di cui discuteremo”. Errani ha, anche,
aggiunto che: “Ciò che non può funzionare è che il messaggio che si
da al Paese è che si fa un
condono preventivo, e questo non
va bene, può rappresentare un danno per il Paese. Auspico che il
Governo sia pronto a fare una discussione seria e vera, nel
rispetto delle competenze, con le Regioni”.
Allegato alla notizia lo schema di decreto legge che, come già
detto, contiene due novità e precisamente la possibilità:
- di acquisto del bonus del 20% dal vicino di casa e sommare le
due percentuali di estensione portando il bonus di ampliamento al
40%;
- di cambiamento di destinazione d’uso con o senza opere e,
quindi anche senza aumento di cubatura.
Lo schema di decreto legge è composto da 7 articoli recanti:
- Finalità ed ambito di applicazione
- Interventi su singole unità immobiliari
- Interventi per il rinnovamento del patrimonio edilizio
esistente
- Procedimento
- Disciplina per gli immobili vincolati e altre limitazioni
- Obblighi e potestà dei Comuni
- Entrata in vigore
che confermano la possibilità di ampliare le unità immobiliari già
ultimate entro il 31 dicembre 2008, in forza di titoli abilitativi
anche in sanatoria creando nuovi volumi o superfici in deroga alle
disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti o
adottati e ai regolamenti edilizi, nei limiti od alle condizioni
previste nel decreto legge stesso.
In nessun caso i nuovi volumi da realizzare possono eccedere
complessivamente il
limite di 300 metri cubi per unità
immobiliare destinata ad uso residenziale, l’
altezza della nuova
fabbrica non può superare di oltre quattro metri l’altezza massima
prevista dagli strumenti urbanistici vigenti. Gli interventi
saranno realizzati con lo strumento della denuncia di inizio
attività ai sensi e per gli effetti dell’articolo 22, comma 3, del
decreto del Presidente della repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e la
denuncia stessa dovrà essere corredata da:
- a) attestazione del titolo di legittimazione;
- b) asseverazione del progettista abilitato circa la sussistenza
di tutte le condizioni previste dal decreto legge;
- c) elaborati progettuali richiesti dal regolamento edilizio
vigente;
- d) gli altri documenti previsti nella parte seconda del decreto
del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, se ne
ricorrono i presupposti;
- e) autocertificazione circa la conformità del progetto alle
norme igienico sanitarie se il progetto riguarda interventi di
edilizia residenziale ovvero se la verifica in ordine a tale
conformità non comporti valutazioni tecnico-discrezionali.
e, comunque, la denuncia di inizio attività deve essere presentata
entro un anno dalla entrata in vigore della legge di conversione
del decreto legge stesso.
Per gli immobili siti nei
centri storici non soggetti a
vincoli, la denuncia di inizio attività è presentata altresì alla
competente Soprintendenza, che può imporre, entro trenta giorni
ulteriori modalità costruttive con riguardo al rispetto del
contesto storico architettonico ed ambientale.
Relativamente agli immobili di oltre 50 anni, la denuncia di inizio
attività è presentata altresì alla competente Soprintendenza ai
fini della verifica la sussistenza dell'interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico. Ove entro trenta giorni
dalla ricezione della domanda la Soprintendenza non abbia
comunicato al Comune le proprie determinazioni, si intende che la
verifica abbia avuto esito negativo.
Nel decreto legge viene, altresì, precisato che gli aumenti di
cubatura o di superficie previsti non possono essere realizzati:
- a) nelle aree gravate da vincolo di inedificabilità assoluta
ivi comprese quelle insistenti nelle zone A dei parchi nazionali,
regionali e interregionali e delle aree naturali ed
archeologiche;
- b) sugli immobili abusivi oggetto di ordinanze di
demolizione;
- c) sugli immobili provati situati su area demaniale.
mentre sugli immobili e nelle aree soggetti a vincoli derivanti da
quelli precedentemente indicati, gli interventi di ampliamento
possono essere realizzati a condizione del rilascio di nulla osta,
autorizzazione o altro atto di assenso comunque denominato, da
parte delle autorità preposte alla tutela dei vincoli ma il
provvedimento autorizzatorio è negato solo ove l’intervento
progettato sia concretamente e motivatamente incompatibile con
l’interesse tutelato dal vincolo.
Ma siamo soltanto all’inizio e nell’attesa della Conferenza di
mercoledì prossimo e del Consiglio dei Ministri di venerdì 27 marzo
il premier
Silvio Berlusconi nel corso della conferenza
stampa tenuta, insieme a
Giulio Tremonti e
Franco
Frattini, al termine del Consiglio europeo ha sottolineato che
per il piano casa c’è grande interesse tra i leader dell'Unione
europea.
In verità, ai giudizi positivi del Presidente del Consiglio si
sovrappongo quelli decisamente negativi di alcune regioni tra le
quali
Lazio e Toscana ed il Presidente della Regione Lazio
Piero Marrazzo. ha precisato che il decreto legge “ presenta
anche dei dubbi di costituzionalità” e spiega che “Non si tratta di
avere dei pregiudizi ma di guardare in faccia alla realtà.
L'economia si rilancia anche con una strategia che aiuti le
famiglie a pagare i mutui e gli affitti senza far pagare il prezzo
della crisi economica al territorio, che ha già dato anche troppo
in passato”.
Ancora più netta la posizione della Regione Toscana e l'assessore
regionale
Riccardo Conti ha precisato che se il Governo
andrà avanti per la strada già tracciata “ci troveremo costretti a
difendere la storia e la cultura delle nostre leggi urbanistiche
facendo ricorso contro il provvedimento alla Corte
Costituzionale”.
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