Domani sarà un giorno cruciale per il destino del “Piano Casa” o
per l’esattezza delle “
Iniziative legislative per il rilancio
dell’attività edilizia e del tessuto urbanistico”. Sono
previsti, infatti a Roma due importanti appuntamenti: alle 9,30 ci
sarà l’incontro fra i
Presidenti delle Regioni ed alle ore
12,30 la
Conferenza Unificata (Stato-Regioni ed enti locali)
convocata dal ministro
Raffaele Fitto a Palazzo Chigi con
l’obiettivo di “avviare un confronto con le autonomie".
E’ già da qualche giorno che si intrecciano i pareri positivi e
negativi delle regioni e
Roberto Formigoni Presidente della
Regione Lombardia preannunciando che alla Conferenza
unificata è prevista "una riunione con il presidente del Consiglio”
ha precisato che “Il piano casa è utile dal punto di vista
economico; io lo guardo con un occhio positivo: si tratta di
trovare le corresponsabilità tra le Regioni e lo Stato”.
In
Piemonte il Presidente
Mercedes Presso ha detto,
chiaramente che “il decreto del governo è in odore di
incostituzionalità fin da adesso” aggiungendo che ''è giusto far
ripartire la piccola edilizia ma con metodi meno devastanti”.
Ma anche la
Regione Toscana è pronta a ricorrere alla
Consulta “se il governo vorrà andare avanti con un decreto così
invasivo”, preannuncia il Presidente
Claudio Martini “Faccio
un appello – continua Martini - ai colleghi della Lega e a tutti i
sindaci del Carroccio. Si è tanto parlato di federalismo, e poi su
una materia concorrente come questa ci si chiede di accettare un
atto d'imperio come questo? Quel testo è inaccettabile.
Sostanzialmente abolisce tutti i vincoli su tutto il territorio
nazionale, istituendo una nuova norma generale a cui in un secondo
momento le Regioni dovrebbero adeguarsi con norme regionali.
Ebbene, al premier dico: io la legge regionale ce l'ho già. Ma se
lui procede per decreto, vuol dire che quando ha annunciato che le
Regioni in disaccordo erano libere di non adottare il provvedimento
ha mentito”.
Alle precedenti posizioni di disaccordo si allinea anche
Agazio
Loiero Presidente della
Regione Calabria che precisa:
“Al piano casa del governo così com'è, per quel che se ne sa,
diremo di no. Siamo preoccupati perché per la Calabria sarebbe
insostenibile qualsiasi nuova violenza al territorio” ed aggiunge
“c'è bisogno di ben altro che di interventi che possono risultare
devastanti”.
Anche
Piero Marrazzo Presidente della
Regione Lazio
dichiara che “Il Lazio dovrà dire di no al Piano casa del Governo
che presenta anche dei dubbi di costituzionalità”. Marrazzo spiega
che “Non si tratta di avere dei pregiudizi ma di guardare in faccia
alla realtà. L'economia si rilancia anche con una strategia che
aiuti le famiglie a pagare i mutui e gli affitti senza far pagare
il prezzo della crisi economica al territorio, che ha già dato
anche troppo in passato”.
Anche la
Regione Sardegna, anch'essa in linea generale
favorevole al piano casa, addirittura si chiama fuori
dall'applicazione immediata del decreto ed il neo-Presidente,
Ugo Cappellacci dichiara che “In quanto Regione a statuto
speciale abbiamo una competenza primaria in materia di urbanistica:
prima dell'entrata in vigore del Piano casa servirà un nostro
esplicito recepiment”.
Il Presidente della Conferenza delle Regioni
Vasco Errani
spiega in un’intervista che il decreto legge mostra “chiari profili
di incostituzionalità” e avverte “o il governo mette da parte la
bozza e apre un confronto oppure si rischia di aprire un conflitto
istituzionale”.“Mi rivolgo direttamente a Berlusconi: se mette da
parte quel testo, prosegue il presidente della Conferenza delle
regioni - si può discutere di tutto”. Il conflitto di competenze
comporterebbe da parte di molte regioni "il ricorso alla Corte
Costituzionale dato che in materia edilizia al governo spetta solo
la legislazione di principi”. O il testo cambierà o anche
l'
Emilia Romagna “farà ricors”, ha fatto presente Errani che
ha poi aggiunto di essere”personalmente contrario all'aumento
generalizzato delle volumetrie, senza regola e controllo. Mi
preoccupa molto il silenzio assenso delle sovrintendenze che
potrebbe produrre problemi gravissimi per il patrimonio artistico
dei centri storici”.
Tenta di rasserenare il clima il Ministro dei rapporti con le
Regioni,
Raffaele Fitto, secondo il quale Il “Piano Casa”
“non è un testo chiuso. Ci aspettiamo dalle Regioni suggerimenti e
siamo pronti ad accogliere le modifiche utili a migliorare il
provvedimento. C'è la massima disponibilità al confronto".
Ricordiamo che lo schema di decreto legge è composto da 7 articoli
recanti:
- Finalità ed ambito di applicazione
- Interventi su singole unità immobiliari
- Interventi per il rinnovamento del patrimonio edilizio
esistente
- Procedimento
- Disciplina per gli immobili vincolati e altre limitazioni
- Obblighi e potestà dei Comuni
- Entrata in vigore
che confermano la possibilità di ampliare le unità immobiliari già
ultimate entro il 31 dicembre 2008, in forza di titoli abilitativi
anche in sanatoria creando nuovi volumi o superfici in deroga alle
disposizioni legislative, agli strumenti urbanistici vigenti o
adottati e ai regolamenti edilizi, nei limiti od alle condizioni
previste nel decreto legge stesso.
In nessun caso i nuovi volumi da realizzare possono eccedere
complessivamente il
limite di 300 metri cubi per unità
immobiliare destinata ad uso residenziale, l’
altezza della nuova
fabbrica non può superare di oltre quattro metri l’altezza massima
prevista dagli strumenti urbanistici vigenti. Gli interventi
saranno realizzati con lo strumento della denuncia di inizio
attività ai sensi e per gli effetti dell’articolo 22, comma 3, del
decreto del Presidente della repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e la
denuncia stessa dovrà essere corredata da:
- a) attestazione del titolo di legittimazione;
- b) asseverazione del progettista abilitato circa la sussistenza
di tutte le condizioni previste dal decreto legge;
- c) elaborati progettuali richiesti dal regolamento edilizio
vigente;
- d) gli altri documenti previsti nella parte seconda del decreto
del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, se ne
ricorrono i presupposti;
- e) autocertificazione circa la conformità del progetto alle
norme igienico sanitarie se il progetto riguarda interventi di
edilizia residenziale ovvero se la verifica in ordine a tale
conformità non comporti valutazioni tecnico-discrezionali.
e, comunque, la denuncia di inizio attività deve essere presentata
entro un anno dalla entrata in vigore della legge di conversione
del decreto legge stesso.
Per gli immobili siti nei
centri storici non soggetti a
vincoli, la denuncia di inizio attività è presentata altresì alla
competente Soprintendenza, che può imporre, entro trenta giorni
ulteriori modalità costruttive con riguardo al rispetto del
contesto storico architettonico ed ambientale.
Relativamente agli immobili di oltre 50 anni, la denuncia di inizio
attività è presentata altresì alla competente Soprintendenza ai
fini della verifica la sussistenza dell'interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico. Ove entro trenta giorni
dalla ricezione della domanda la Soprintendenza non abbia
comunicato al Comune le proprie determinazioni, si intende che la
verifica abbia avuto esito negativo.
Nel decreto legge viene, altresì, precisato che gli aumenti di
cubatura o di superficie previsti non possono essere realizzati:
- a) nelle aree gravate da vincolo di inedificabilità assoluta
ivi comprese quelle insistenti nelle zone A dei parchi nazionali,
regionali e interregionali e delle aree naturali ed
archeologiche;
- b) sugli immobili abusivi oggetto di ordinanze di
demolizione;
- c) sugli immobili provati situati su area demaniale.
mentre sugli immobili e nelle aree soggetti a vincoli derivanti da
quelli precedentemente indicati, gli interventi di ampliamento
possono essere realizzati a condizione del rilascio di nulla osta,
autorizzazione o altro atto di assenso comunque denominato, da
parte delle autorità preposte alla tutela dei vincoli ma il
provvedimento autorizzatorio è negato solo ove l’intervento
progettato sia concretamente e motivatamente incompatibile con
l’interesse tutelato dal vincolo.
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