“È la peggiore tragedia di questo inizio di millennio”. Così il
Capo della Protezione Civile
Guido Bertolaso ha definito il
terremoto di
magnitudo 5,8 gradi della scala Richter
(pari all'ottavo-nono grado della scala Mercalli) che ha colpito
l'Abruzzo; l’epicentro del sisma è stato è stato registrato nella
provincia dell'Aquila, vicino al capoluogo, tra Paganica e Fossa a
8,8 chilometri di profondità.
Secondo le ultime notizie l’ultimo bilancio è di
108 vittime
accertate, di 150 morti presunti a causa di un numero
imprecisato numero di dispersi,
di 1.500 feriti,
di oltre
100mila sfollati e
di 50mila case lesionate o distrutte
nei 26 comuni interessati nella provincia de L’Aquila.
Il
Consiglio dei Ministri, riunito in seduta straordinaria
ieri sera alle ore 19,35, ha deliberato lo
stato di
emergenza al fine di consentire il pieno ed ottimale
coordinamento degli interventi di protezione civile e di supporto
economico, sanitario ed emergenziale alle popolazioni dei territori
della Regione Abruzzo colpiti dal sisma.
Il Consiglio dei Ministri ha, anche, conferito tutti “i poteri di
attuazione degli interventi d'emergenza al Commissario delegato,
dottor Guido Bertolaso”, ed ha, altresì, deciso di proclamare, con
modalità che verranno definite in seguito, il
lutto
nazionale nel giorno in cui avranno luogo le esequie delle
vittime del terremoto.
“Per i primi giorni sono stati stanziati
30 milioni di euro
di fondi immediati in attesa di quantificare giovedì le risorse
strutturali” ha annunciato
Silvio Berlusconi. I danni
dovrebbero ammontare a
diversi miliardi di euro ed il
presidente del Consiglio ha sottolineato che verrà effettuata una
richiesta per i fondi europei che potranno arrivare ad “alcune
centinaia di milioni di euro” dal fondo della Ue riservato ad
hoc.
Relativamente alle polemiche sorte in merito alla possibile
prevedibilità del sisma, il sottosegretario alla Protezione Civile,
Guido Bertolaso, ha tenuto a precisare che “Non era assolutamente
prevedibile una scossa più violenta di quelle registrate nei giorni
scorsi e non si era in possesso di alcun elemento tecnico
scientifico in grado di dare indicazione su un nuovo terremoto” ed
ha continuato aggiungendo che “L’unica cosa che potevamo fare era
preparare il sistema e la cosa è stata fatta. Tutta la macchina si
è mossa tre minuti dopo il sisma. E abbiamo gestito prima da Roma
poi da qui a L’Aquila l’emergenza. Lo continueremo a fare per i
prossimi mesi” ed ha, anche precisato che “non si possono fare
previsioni per ulteriori scosse sismiche. Questo è un dato di
fatto, così come dicono i massimi esperti scientifici mondiali, ed
è questo il criterio a cui ci siamo attenuti”
Stando a quanto indicato anche da alcuni esperti sismologi l'evento
non era assolutamente prevedibile, in quanto non è mai stata
scientificamente e statisticamente accertata una connessione fra lo
sciame sismico ed il verificarsi di eventi di tale portata.
Ma le polemiche continuano anche in riferimento alle dichiarazioni
di
Giampaolo Giuliani ricercatore dell’Istituto nazionale di
fisica nucleare dei
laboratori nazionali del Gran Sasso che
aveva previsto, già una settimana fa, un terremoto basandosi
sull’analisi di un gas (il Radon) sprigionato dalla crosta
terrestre; il tecnico ha impiegato due anni per costruire uno
strumento in grado di rilevare, osservare e studiare il Randon con
l’aiuto di un sismografo che, a causa dell’intenso sciame sismico
che ha interessato la zona negli ultimi mesi, ha insospettito lo
studioso.
Giuliani ha dichiarato: “È stato tutto proditoriamente architettato
perché io potessi essere messo a tacere, addirittura con un avviso
di garanzia. E ho le prove che è falso” ed ha, anche, aggiunto:
“Dal presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia
Enzo Boschi e da Guido Bertolaso vorrò le scuse per tutti i
morti che ci sono stati oggi a l’Aquila: hanno dichiarato il falso
domenica scorsa e ho i testimoni. Le loro dichiarazioni sono false.
La mia previsione purtroppo era giusta. Figuriamoci se questi
(Boschi e Bertolaso, ndr) ascoltano qualcuno. Figuriamoci. Non mi
faccia dire di più, già ho un avviso di garanzia in corso”.
Non si è fatta attendere la replica di Boschi che ha precisato come
non sia possibile “fare previsioni precise su dove avverranno i
terremoti perché c'é una continua variabilità dei parametri. Per il
futuro - ha aggiunto - in linea di principio non dovrebbero esserci
scosse della portata di quella di stanotte che ha raggiunto una
magnitudo 5.8, ma sicuramente osserveremo molte scosse di
assestamento, ne sono già state registrate un centinaio”.
Ma la realtà è che in Italia
soltanto un terzo delle abitazioni
ubicate nel territorio italiano sono realizzate con criteri
antisismici.
Considerando che la prima norma in cui si parla si zone sismiche è
la legge 2 febbraio 1974, n. 64 recante “Provvedimenti per le
costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche” e
che secondo dati Istat elaborati dall'Associazione nazionale
costruttori edili (Ance), il patrimonio immobiliare ad uso
abitativo costruito prima del 1971 è pari a 7,2 milioni edifici, il
63,8% del totale; in questi edifici - precisa l’ANCE - si
trovano circa 16.700.000 abitazioni, realizzate fino al 1971, che
rappresentano il
61% dello stock abitativo esistente. Tale
percentuale deve essere, poi, incrementata di almeno qualche punto
considerando le case costruite dal 1972 fino al 1974, portando la
percentuale degli immobili costruiti prima della linea di
demarcazione del 1974, a oltre il 65%.
Il problema serio non è, quindi legato alle nuove costruzioni che
se correttamente realizzate con le norme sismiche susseguitesi dal
1974 ad oggi sarebbero, certamente, in grado di resistere a
terremoti come quello dell’Aquila senza provocare morti, ma per il
vasto e diffuso patrimonio edilizio realizzato antecedentemente
all’applicazione di norme sismiche che non è in condizione, anche
per carenze di natura tecnologica (materiali scadenti, cattivi
ammorsamenti tra le pareti) di resistere a scosse sismiche.
Dovrebbe, quindi, essere affrontato il problema di una
catalogazione di tutto il patrimonio edilizio antecedentemente alle
prime norme sismiche del 1974 e della messa in sicurezza di tutto
il patrimonio edilizio stesso ricadente nelle zone sismiche già
identificate in occasione del terremoto di San Giuliano di
Puglia.
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