Subito dopo il terremoto a L’Aquila, mentre le tv riproponevano
immagini drammatiche, si è detto che era giunto il momento di
voltare pagina rispetto alla speculazione edilizia e si è
sventolato il vessillo del rispetto delle norme
antisismiche. Tutti concordi.
Oggi quelle esigenze sembrano già mitigate e confuse da una certa
retorica e dall’eterna politica degli annunci.
Ci aspetta invece un lavoro non facile: dobbiamo dare fondamento ad
una ricostruzione materiale ed etica, ripensando le nostre città in
termini di vivibilità, sicurezza e qualità urbana. Non è un
obiettivo irraggiungibile: si può fare se siamo coerenti e facciamo
scelte coraggiose e impegnative. Con questa consapevolezza le
Regioni sono intervenute in positivo sul Piano Casa, inizialmente
concepito “in deroga” alla legislazione nazionale e regionale, e
contribuiranno con le loro leggi regionali a definire percorsi di
tutela della qualità urbana, senza dannosi automatismi sul cambio
di destinazione d’uso, tutelando centri storici, beni paesaggistici
e sicurezza da un uso incontrollato dell’aumento delle cubature. Di
fatto si è cambiato nel profondo l’impostazione iniziale del
provvedimento.
Ora lavoriamo ad un testo di “provvedimenti per la semplificazione”
legati a quel piano. Governo e Regioni sono oggi però di fronte
ad un bivio.
Da un lato una strada che modifica e migliora qualcosa ma lascia
inalterato il quadro della “disattenzione edilizia” che
caratterizza tante parti d’Italia.
Dall’altro un percorso più ambizioso per promuovere la cultura
della prevenzione antisismica, in un paese dal delicato equilibrio
territoriale.
Penso sia una occasione da cogliere. Prima di tutto dando vita ad
un Piano pubblico per adeguare scuole, ospedali, edifici
pubblici. Poi promuovendo sgravi fiscali (le Regioni
hanno proposto il 55%) per tutti quei privati che intervengono
sulla propria abitazione in chiave antisismica, magari partendo
dalle zone ad alto rischio. Dando così una mano contro la crisi
economica, favorendo l’occupazione e l’edilizia.
Insomma, dobbiamo partire adesso per non fermarci più. Non
possiamo attendere il prossimo dramma ma promuovere oggi la
prevenzione.
Dalle Regioni viene dunque uno stimolo positivo: nessun
blocco e nessun “no” a ciò che serve ai cittadini e al paese, un
“sì” convinto alla prevenzione e alla qualità dei nostri territori,
una spinta ad iniziative contro la crisi produttiva e per la
ripresa dell’edilizia.
Fonte: www.presidenterrani.it
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