Urbanistica, 3.900 i piani scaduti.
Questo è il dato contenuto nel
Rapporto Inu 2005 che in una
ricerca ha fotografato la mappa della pianificazione in tutta
Italia al 2006.
La metà dei piani è vecchio di 10 anni, e il 50% dei Comuni
italiani hanno gli strumenti urbanistici con vincoli alle aree
soggette a esproprio dai Prg scaduti.
Questo è il dato più significativo contenuto nel "Rapporto dal
territorio" 2005 dell’Inu (Istituto nazionale di urbanistica),
diffuso nei giorni scorsi elaborato e curato dagli associati Inu
(professionisti e ricercatori universitari). Appuntamento biennale
dal 2001, il Rapporto Inu, quest’anno è stato arricchito di nuove
ricerche.
I vincoli nei Prg.
Il problema della scadenza dei vincoli di Prg deriva come noto
dalla sentenza 179/1999 della Corte costituzionale che ha
dichiarato non reiterabili i vincoli quinquennali di Prg, salvo
indennizzo ai proprietari e comunque non più di una volta (al
massimo dieci anni). L’Inu ha così monitorato la situazione dei
piani urbanistici generali per tutti gli 8.101 Comuni d`Italia
elaborando tra i dati anche quelli riferiti alla scadenza dei
vincoli.
Le amministrazioni comunali - è scritto in merito ai piani
regolatori - si trovano strette tra gli interessi immobiliari e la
obsolescenza degli strumenti urbanistici. Da rilevare il fatto che
mentre il diritto edificatorio del piano viene reclamato dai
proprietari, le aree per opere pubbliche allo scadere del quinto
anno rimangono inattuati perché i Comuni non posseggono i mezzi
economici per indennizzare i privati per gli espropri.
Il Rapporto Inu segnala che solo il 23% dei Comuni italiani negli
ultimi 5 anni ha provveduto a completare la pianificazione generale
del suo territorio. Ma nonostante ciò il 49% dei Comuni rimangono
con vincoli scaduti, anche con Prg adottato. "Per sfuggire alla
scadenza dei vincoli in tutta Italia - aggiunge il Rapporto - serve
approvare ben 6.023 nuovi piani urbanistici, pari a circa il 77%
dei Comuni italiani. Impossibile da realizzare se si pensa che
l’ultimo quinquennio, tra l’altro il più prolifico da anni, ha
prodotto solo un terzo di tanto".
La riforma urbanistica.
"Se prima del 1999 la riforma urbanistica era solo una idea -
sostiene Ombuen - dopo la sentenza della Corte e il suo impatto
effettivo dopo cinque anni diventa una necessità". Il piano
strutturale, infatti, non appone subito i vincoli, che scattano
solo nella fase operativa con un obiettivo temporale di validità di
cinque anni. Il problema riguarda soprattutto i piani con vincoli
di vecchia concezione, mentre i nuovi Piani Territoriali
Urbanistici puntano piuttosto alla perequazione di comparto, le
cessioni compensate, gli incentivi volumetrici.
Le «eta`» dei piani
Solo il 49,3% dei Comuni è dotato di un piano urbanistico generale
approvato dopo il 1995.
Sopra la media il Nordovest col 58%, il Nordest 51% e il Centro
53%, calo al Sud con il 30%, le Isole al 41%.
I Programmi complessi.
Oltre a dati e analisi sulle aree metropolitane e abusivismo
edilizio, il Rapporto Inu 2005 analizza i programmi complessi degli
ultimi dieci anni, con descrizioni generali e un dettagliato rinvio
ad altre pubblicazioni Inu. Un particolare studio è stato rivolto a
strumenti innovativi recenti come i piani strategici territoriale
che malgrado gli intoppi delle politiche regionali vanno avanti da
soli.
I Piani provinciali
Evidente ritardo nel Sud d’Italia con molte riforme urbanistiche
bloccate come quella siciliana. Soltanto due Province sarde,
Cagliari e Nuoro, sono dotate di Ptcp. Molto meglio al Centro-nord,
dove in Abruzzo, Toscana, Umbria e Trentino Alto Adige tutti i
piani sono approvati, in Emilia Romagna ne manca uno su otto, e la
situazione è in via di completamento anche in Piemonte, Liguria e
Lombardia. Molto indietro il Veneto con nessun Ptcp approvato.
Leggi regionali e Dicoter
Il Rapporto monitora poi le leggi regionali in materia urbanistica,
con rassegna di approvazioni e date e sintesi dei contenuti.
Interessante il capitolo 1 (ministero Infrastrutture) che racconta
lo stato di elaborazione dei nuovi programmi di formazione del
"quadro strategico nazionale", in particolare il progetto "Sistema"
che punta a individuare su 21 aree progetti territoriali basati
sull’unione tra vocazioni d’area e infrastrutture.
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