Anche il caso Autostrade-Abertis sul tavolo di Antonio Di Pietro.
Il ministro delle Infrastrutture, alla vigilia del nuovo incontro
tra Anas e Autostrade, sulla sua scrivania c'è anche un dossier
Anas che si concluderebbe con una lettera di dimissioni del
direttore generale, Claudio Artusi.
In gioco ci sarebbe la riorganizzazione interna proposta da Artusi
e approvata dalI'Anas due mesi fa. La rivoluzione comporterebbe la
divisione della potente "direzione lavori" in due filoni, le "nuove
costruzioni" e la "manutenzione" con l’attribuzione alla "Direzione
Autostrade" delle sole funzioni di vigilanza.
Le modifiche avrebbero dovuto accompagnarsi a nuove nomine e
incarichi, che però Artusi avrebbe rinviato a giugno, aspettando la
scadenza del mandato dell'attuale Direttore dei Lavori. Ora però
Di Pietro avrebbe congelato il nuovo organigramma dirigenziale,
aprendo la crisi il direttore generale in Anas solo dal novembre
scorso. Intanto l'audizione di Di Pietro alla commissione Ambiente
e Lavori Pubblici della Camera potrebbe portare a una risoluzione
comune tra maggioranza e opposizione. "Ne discuteremo il 28
giugno". Il ministro - fa sapere il presidente Ermete Realacci
(Margherita) - ha reso noto di avere inviato all'Anas due lettere
destinate a Autostrade. La prima contiene una "messa in mora
preventiva" dove chiede una rinegoziazione della convenzione.
"Autostrade non ha commesso inadempienze", ha chiarito ma se la
fusione si realizzasse così com'è prevista, la presenza
nell'azìonariato della società di costruzioni Nuova Abertis
verrebbe a violarsi un decreto dello Stato, con controversia
giudiziaria: "Chi compra - avverte il ministro - è bene che lo
sappia".
La seconda lettera suona piuttosto come un monito: Di Pietro rileva
finora "piccoli indeinpimenti" dell'Anas. Nuove mancanze potrebbero
portare Anas a "una decisione drastica": una revoca.
Dietro i toni duri del ministro - si suppone - potrebbero avere
come obiettivo di ottenere la promessa di Autostrade di realizzare
una parte delle opere pubbliche rimaste a secco di fondi. E forse
anche per questo Di Pietro ieri ha annunciato che le Concessioni
sono sotto osservazione e passibili di modifiche al momento del
loro rinnovo. «Tocca al Parlamento - intanto puntualizza Maurizio
Lupi dell'opposizione - riscrivere le regole sul sistema delle
concessioni".
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