I recenti accadimenti riportano, come ormai consuetudine periodica,
l'attenzione sulla sicurezza dei cantieri edili.
Non conosciamo ancora le cause dell'ultimo funesto episodio che ha
smosso gli animi delle più alte Autorità, ma ben note sono le
statistiche dove primeggiano fra le cause mortali le cadute
dall'alto e mancanza dei requisiti minimi di sicurezza, per non
parlare della mancanza di una utilizzazione corretta e diffusa dei
D.P.I.
Le norme relative alla sicurezza dei cantieri, dal D.Lgs. 494/1996
ed i successivi atti normativi, hanno introdotto un cambio
culturale nella gestione della sicurezza: non un elenco più o meno
completo di divieti ed obblighi da seguire, ma l’introduzione del
Coordinatore alla Sicurezza quale progettista ed applicatore di un
piano specifico x ogni cantiere.
Professionisti ingessati da coefficienti e limiti per la
progettazione, si trovano senza gli abituali parametri "di legge"
liberi di applicare il proprio ingegno. Una liberta cercata nella
progettazione ed imposta in ambito della sicurezza.
Sono poi seguite norme nazionali e regionali quali indicazioni di
requisiti minimi o disposizioni di dettaglio (come per i lavori in
quota a cura della Regione Toscana), ma resta centrale il ruolo del
coordinatore nella sua unicità di incarico per ogni cantiere.
A tal proposito, per disposizione di legge vengono indottrinati i
professionisti per l'abilitazione, ma anche datori di lavoro e
rappresentanti dei i lavoratori.
In questa filiera, di cui è attore anche chi vi scrive, non si
devono vedere solo nuove opportunità di ulteriori incarichi, ma la
consapevolezza di un onere sociale molto importante.
Non sempre si riesce in questo obiettivo, forse anche poco
ricercato; in cantiere è più spesso riconosciuto e rispettato il
coordinatore quale parafulmine dell’inadempienze più che il
"maestro" da seguire ai fine della sicurezza.
C’è una distanza fra chi opera e chi sa, fra chi lavora e chi
frequenta i corsi. Troppo alto, rispetto ai cantieri, forse ruota
il mondo degli addetti alla sicurezza?
Certo è che esperienze come quelle realizzate dal Comitato
Paritetico Territoriale di Lucca azzerano queste distanze portando
"il sapere" all'interno di ogni singolo cantiere. Oltre ai corsi
specifici e la fornitura di D.P.I. uniformati che creano già
"gruppo" fra gli operatori, ci preme evidenziare che con un
spiccata iniziativa e disponibilità di tutti i protagonisti, il CPT
di Lucca (www.cptlucca.it) ha realizzato su un mezzo ruotato una
vera e propria aula didattica pluriaccessoriata che si apre
direttamente nei cantieri: progetto "FORMCANT" Formazioni nei
Cantieri. Con un protocollo standard, effettuata una visita del
cantiere fotografandone la realtà, direttamente in cantiere con gli
operatori appena incontrati nei ponteggi, i bravi tecnici del CPT
montano una presentazione digitale ed illustrano cosa non va in
quel cantiere e come rimediare: non teorie varie, ma fatti concreti
calati nelle singole realtà.
Nella catena della sicurezza basterebbe rendere obbligatorio questo
anello con il cantiere per incominciare a diffondere fattivamente
la cultura della sicurezza, che poi si sposa con la quella della
qualità dei lavori. Un obbligo di Legge non ancora disposto, ma una
prescrizione del CSE possibile.
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