"In uno scenario di abbandono e degrado come quello in cui versano
alcune zone minerarie della Regione, considerate di pregio
ambientale, è certamente positivo il bando della Regione per
l'affidamento a privati degli immobili di tre di queste zone".
Così
Legambiente Sardegna interviene sulla scelta della
Giunta regionale Sarda che ha bandito la vendita di alcuni siti
minerari dismessi. "Da anni - continua Legambiente Sardegna -
chiediamo il recupero e la valorizzazione dei villaggi minerari che
esprimono una grande potenzialità turistica e in qualche modo
questo bando sollecita gli imprenditori privati a presentare
proposte di riqualificazione e riconversione a uso turistico anche
con l'ipotesi dell'affidamento di una parte degli immobili".
Gli
insediamenti minerari, ricorda Legambiente, sono
localizzati in zone di grande valore paesaggistico e ambientale ma
che ancora oggi presentano le profonde ferite lasciate
dall'attività estrattiva. Milioni di tonnellate di scorie cariche
di veleni, seppure in modo concentrato dal punto di vista
territoriale, inquinano in maniera pesante migliaia di ettari
(Masua, Casargius, Piscinas, Naracauli, Montevecchio, Monteponi, Sa
Masa, Rio Sitzerri).
Gli studi elaborati dall'
EMSA nel 1997/98 prospettavano
interventi per migliaia di miliardi per il risanamento. I
campionamenti eseguiti da 10 anni a questa parte da diversi
Istituti di Ricerca negli ambienti fluviali che provengono da tutte
le zone minerarie (Rio Irvi, Rio Piscinas, Rio di Montevecchio, Rio
Sitzerri, Rio di Naraculi, Rio San Giorgio) presentano
concentrazioni elevatissime di metalli pesanti quali piombo, cadmio
e zinco in alcuni casi anche 100 volte superiori rispetto agli
standard ammissibili.
In particolare si segnala che questi metalli pesanti vanno ad
accumularsi nelle spiagge di Fontanamare e Piscinas su cui occorre
esercitare una particolare attenzione. Ed inoltre il Rio di
Montevecchio, ormai da decenni, versa questi carichi inquinanti
negli stagni di San Giovanni e Marceddì.
Tale situazione era talmente conosciuta che il
Ministero
dell’Ambiente aveva già inserito le zone minerarie nel Piano
Nazionale delle Bonifiche.
"Per quello che ci riguarda - conclude Legambiente Sardegna -
preferiamo che si adotti la formula della concessione
pluridecennale, però può essere ammissibile anche la vendita di
alcuni immobili a patto che il tutto sia inserito in programmi
organici di riqualificazione su area vasta e quindi si possa
realizzare un vantaggio per le comunità locali".
Chiaramente esiste la priorità al disinquinamento ambientale per
poter intraprendere uno sviluppo turistico.
Naturalmente le proposte dei privati dovranno essere inserite nella
normativa del nuovo PPR e rispettare le seguenti indicazioni:
- rispetto delle tipologie costruttive;
- uso di materiali dell’architettura tradizionali;
- nessun aumento di cubatura;
- demolizioni delle parti più fatiscenti e non recuperabili dal
punto di vista tipologico;
- riprogettazione dei villaggi minerari con tutte le migliori
tecniche della bioarchitettura assoggettati a criteri dello
sviluppo sostenibile (risparmio energetico e piani di
autosufficienza energetica con inserimento della produzione di
energia da fonti rinnovabili, uso razionale delle risorse
idriche).
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