OGGI ALLA CAMERA IL VOTO DI FIDUCIA

02/08/2006

E’ continuato alla Camera l'esame del disegno di legge di conversione, già approvato dal Senato, del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale.
Dopo che la Camera ha respinto le questioni pregiudiziali, il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali Vannino Chiti ha posto, a nome del Governo, la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione. La fiducia sarà votata dall'Assemblea nella seduta delle ore 15,00 di oggi e così il decreto-legge n. 223 che non ha trovato per niente consensi tra le libere professioni diventerà, dopo l’ultimo atto relativo alla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale che avverrà tra qualche giorno, legge dello Stato.

Ma il Decreto Bersani, che la scorsa settimana ha scatenato le proteste in piazza delle professioni, dagli avvocati ai farmacisti, dagli architetti agli ingegneri, dai panificatori ai tassisti e dai veterinari ai dentisti, ha avuto il grande pregio di riunire tutti insieme oltre due milioni di professionisti. Però, come si è già capito, le proteste delle Professioni d’Italia incasseranno un pugno di mosche perché il Governo ha tirato dritto e non ha avuto alcuna intenzione di cambiare il testo approvato con il voto di fiducia al Senato.
Il Decreto Bersani ha radici lontane che possono risalire al marzo di quest’anno quando il Presidente di Confindustria Luca Corsero di Montezemolo a Vicenza disse chiaramente che l’italia per “tornare a correre” doveva procedere a liberalizzare ma probabilmente l’intervento di Montezemolo rimase un po’ nell’ombra a causa della invettiva contro gli industriali pronunciata dall’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Certo sarebbe stato meglio se il Governo non avesse azzerato il dibattito e se i professionisti non fossero stati linciati nelle aule parlamentari e visti come un ceto sociale quasi odiato.
La riforma, è vero, doveva essere fatta, ma poteva essere trovata un’altra maniera per evirare il linciaggio di il braccio di ferro che si è visto in questo trascorso mese di luglio.
Avvocati, ragionieri, architetti, notai, ingegneri, coòòercialisti e professionisti di ogni ordine e grado sono diventati, nelle aule parlamentari, il nemico da colpire e le dichiarazioni di voto sulla fiducia al Senato ed ora alla camera sono diventati strali lanciati all’indirizzo di un ceto sociale. Ricordiamo sommariamente le novità che interessano le professioni, introdotte dal testo sul quale alla Camera si porrà oggi la fiducia e che, poi, è lo stesso di quello approvato alla Senato:
  1. l'abrogazione delle disposizioni legislative e regolamentari che prevedono l'obbligatorietà di tariffe fisse o minime;
  2. il divieto, anche parziale, di svolgere pubblicità informativa circa i titoli e le specializzazioni professionali, le caratteristiche del servizio offerto, nonché il prezzo e i costi complessivi delle prestazioni secondo criteri di trasparenza e veridicità del messaggio il cui rispetto è verificato dall'ordine;
  3. il divieto di fornire all'utenza servizi professionali di tipo interdisciplinare da parte di società di persone o associazioni tra professionisti, fermo restando che l'oggetto sociale relativo all'attività libero-professionale deve essere esclusivo, che il medesimo professionista non può partecipare a più di una società e che la specifica prestazione deve essere resa da uno o più soci professionisti previamente indicati, sotto la propria personale.
In verità occorre anche ricordare che nel maxiemendamento, all'articolo 2 comma 2 è stato inserito un ultimo periodo nel quale viene precisato che "Nelle procedure ad evidenza pubblica, le stazioni appaltanti possono utilizzare le tariffe, ove motivatamente ritenute adeguate, quale criterio o base di riferimento per la determinazione dei compensi per attività professionali".

Per quanto concerne, poi, le previsioni di cui all'articolo 35, comma 12 relative all'introduzione dell'obbligo di "tenere uno o più conti correnti bancari o postali ai quali affluiscono, obbligatoriamente, le somme riscosse nell'esercizio dell'attività e dai quali sono effettuati i prelevamenti per il pagamento delle spese", viene disposta l'applicazione graduale dell'obbligo di pagamento elettronico delle parcelle professionali: che fino al 30 giugno 2007 si potranno pagare in contanti le somme fino a 1000 euro, dal 1º luglio 2007 al 30 giugno 2008 il limite viene ridotto a 500 euro e per ultimo dal 1º luglio 2008 il limite per il contante scenderà a 100 euro precisando però che tra la data del 4 luglio (data di entrata in vigore de Decreto-legge n. 223/2006) e la data di pubblicazione della legge di conversione esiste un solo limite di 100 euro al di sopra del quale è vietato qualsiasi pagamento per contante.


A cura di Paolo Oreto


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