Appalto integrato: ennesima mortificazione delle professioni intellettuali

14/01/2011

Minimi tariffari, ribassi anomali, appalto integrato, scadenti qualità progettuali, formazione universitaria. Questi sono alcuni dei temi "caldi" che negli ultimi anni stanno mortificando un'intera categoria di professionisti. Il Governo Prodi e la Legge Bersani hanno eliminato i minimi tariffari con il conseguente imbarbarimento del mercato professionale che ha causato, soprattutto nel settore dei lavori pubblici, ad un continuo aumento dei ribassi nelle gare di progettazione sino a livelli forse neanche ipotizzati e un evidente regresso nella qualità dei progetti realizzati (con le conseguenze che tutti conosciamo: revisioni dei prezzi).

L'ultimo Governo Berlusconi, nonostante le evidenti diversità con il precedente, ha continuato questo processo iniziato diversi anni fa e che probabilmente ha come unico scopo quello di far morire un'intera categoria professionale a favore delle grandi lobby, così come accaduto qualche anno fa per gli artigiani e le piccole botteghe che sono state sostituite da imprese e grandi centri commerciali.

Nonostante l'ultimo anno si sia spesso parlato di riforma delle professioni, di ripristino dei minimi tariffari, di snellimento del quadro normativo tecnico e di semplificazione degli iter burocratici, con la pubblicazione del nuovo Regolamento del Codice dei contratti (D.P.R. n. 207/2010), che entrerà completamente in vigore il 9 giugno 2011 e che andrà a sostituire il vecchio Regolamenti di attuazione (D.P.R. 109/1994), sono state introdotte delle importanti novità che riguardano l'art. 53 del D.Lgs. 163/2006, riguardanti l'appalto integrato.

Vale la pena ricordare che il D.P.R. n. 554/1994 introdusse il principio di separazione tra la progettazione e la realizzazione dell'opera. Principio indubbiamente accolto con particolare soddisfazione dall'intera categoria professionale. Con il vecchio Regolamento, il ricorso all'appalto integrato, che comporta l'affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione dei lavori, era previsto esclusivamente per le opere specialistiche e comunque appaltabili sulla base del progetto definitivo. Successivamente, dopo numerose modifiche all'ordinamento, l'appalto integrato è stato esteso praticamente a tutte le opere con la conseguenza che oggi l'appalto integrato riguarda il 54% del totale degli importi dei bandi di affidamento dei servizi di ingegneria (dato fornito dal Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri).

Una recente intervista realizzata dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri al Presidente dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, Giuseppe Brienza, ha evidenziato i motivi che hanno portato ad accettare l'appalto integrato nel nostro ordinamento. In particolare, il Presidente Brienza ha evidenziato la necessità di dover allineare la nostra legislazione a quella europea. "Con il varo del nuovo regolamento di attuazione del codice dei contratti pubblici - ha affermato il Presidente Brienza - le stazioni appaltanti avranno la possibilità di ricorrere senza particolari limitazioni all'appalto integrato complesso, che sostituisce, di fatto ricalcandone le linee essenziali, il vecchio appalto concorso. Dovrebbe concretizzarsi il superamento della rigida separazione tra attività di progettazione e attività di esecuzione".

"Nel vecchio regime - ha continuato Brienza - il ricorso all'appalto concorso era possibile solo nei casi previsti dalla legge; la nuova normativa, invece, consentirà per tutti gli appalti pubblici di affidare la progettazione al concorrente che partecipa alla gara, purché l'amministrazione appaltante motivi le esigenze tecniche, organizzative ed economiche della scelta".

La nostra riflessione, a questo punto, nasce spontanea: negli ultimi anni, le riforme realizzate con lo scopo di "migliorare" il mercato a favore della trasparenza e della qualità delle opere, hanno solo portato problemi e incertezze ad un'intera categoria professionale; è possibile che le commissioni, i vertici che guidano le professioni di architetti, ingegneri, geometri, geologi, periti, siano stati (fin'ora) solo dei "politici" all'oscuro di ciò che realmente è la professione?

Preghiamo a tutti coloro vogliano partecipare al dibattito di lasciare un commento alla notizia, nella speranza che gli stessi, nonostante il pesante momento, siano delle riflessioni utili e non delle inutili e sterili contestazioni.



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