Ieri, il Presidente dell'Autorità per la vigilanza sui contratti
pubblici di lavori, servizi e forniture
Giuseppe Brienza ha
presentato al Senato della Repubblica la relazione annuale relativa
all'anno 2010.
Il Presidente, nella presentazione, ha evidenziato come
l'elaborazione dei dati anche di importo inferiore alla soglia di
150.000 euro mostri che il
mercato degli appalti pubblici
vale complessivamente circa
102 miliardi di euro annui, pari
all'8% del PIL, ed occupa
quasi 1,5 milioni di persone.
Nell'anno 2010 si è registrata una
consistente crescita della
domanda complessiva e la domanda di contratti pubblici, di
importo superiore a 150.000 euro, ammonta a
87 miliardi di
euro e presenta un
incremento del 9,6% rispetto all'anno
precedente. Questa crescita, tuttavia, non risulta effettiva poiché
va tenuto conto della particolare circostanza che ha caratterizzato
il settore degli appalti nel 2010 a seguito dell'entrata in vigore
della legge sulla tracciabilità dei flussi finanziari che ha
generato un notevole aumento del numero di stazioni appaltanti
registratesi all'Osservatorio dei contratti pubblici per la
richiesta di Codici Identificativi di Gara (CIG). Sono infatti
circa 1.500, pari al 12% del totale, le stazioni appaltanti che,
per la prima volta, hanno richiesto un CIG nel 2010.
Entrando nel dettaglio, il Presidente Brienza ha evidenziato tre
fenomeni che meritano particolare attenzione e precisamente:
- l'utilizzo improprio di procedure;
- la permeabilità del mercato italiano a prodotti ed imprese
esteri;
- la scadente performance delle stazioni appaltanti ed
imprese.
Per quanto concerne l'utilizzo improprio delle procedure è stato
evidenziato come il
tendenziale aumento al ricorso alle
procedure negoziate registrate nel 2009 nei lavori sia stato
confermato anche nel 2010. I dati dell'Osservatorio sui contratti
di importo superiore a 150.000 euro indicano che circa il 30% del
numero di tali contratti viene affidato senza gara ed il 28% del
loro valore complessivo è affidato con procedura negoziata.
Quest'ultima percentuale, che con riferimento all'importo
complessivo di 102 miliardi corrisponde a 28,56 miliardi di euro,
nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2010 è aumentata del 6,5%.
Nei settori ordinari la percentuale delle procedure negoziate
sull'importo totale degli affidamenti è pari al 19% mentre nei
settori speciali arriva al 55%.
In ragione della notevole entità dell'importo l'Autorità ha
ritenuto opportuno intervenire per prevenire i possibili effetti
distorsivi di un utilizzo improprio della procedura negoziata.
Effetti che possono riassumersi in due fattispecie:
- maggiorazione dei costi dei contratti per la pubblica
amministrazione;
- chiusura del mercato a causa dell'elevata concentrazione di
affidamenti a favore di pochi soggetti.
Le indicazioni fornite alle stazioni appaltanti per scongiurare le
criticità sopramenzionate sono state in parte recepite dal Decreto
Legge recante prime disposizioni urgenti per l'economia, approvato
dal CdM il 5 maggio 2011, che pur avendo innalzato la soglia per
l'affidamento mediante procedura negoziata da 500.000 euro a
1.000.000 di euro ha indicato un criterio.
Per quanto concerne la
permeabilità del mercato ai prodotti ed
alle imprese di Paesi terzi, al fine di assicurare il pieno
rispetto dei principi di parità di trattamento e di libera
concorrenza nelle gare di forniture attivate nei settori speciali,
la norma prevede che le stazioni appaltanti devono preferire le
offerte i cui prodotti non provengono, in misura superiore al 50%
del valore economico oggetto di gara, da paesi terzi con cui la
Comunità non ha concluso accordi ma le indagini effettuate nel
corso del 2010 tese a verificare la corretta applicazione della
normativa in questione da parte delle stazioni appaltanti, hanno
mostrato che nella quasi totalità dei casi non è stata effettuata
la verifica della provenienza dei prodotti. La problematica risulta
di particolare rilevanza in relazione al valore complessivo dei
contratti aventi ad oggetto forniture di beni nei settori speciali
che è di circa 8 miliardi di euro annui.
Per ultimo, il Presidente Brienza ha ricordato come la
performance complessiva degli appalti sia
strettamente connessa al comportamento delle stazioni appaltanti e
delle imprese nonché degli enti coinvolti ai fini del rilascio di
certificati, nulla osta ed autorizzazioni in genere e che le
Stazioni appaltanti non sono sufficientemente qualificate per
espletare appalti pubblici generando:
- ritardi nella fase di affidamento;
- ritardi e le criticità nella fase di gestione del
contratto;
Riguardo, invece, la
performance delle imprese, analizzando
il mercato dal lato dell'offerta, si evince che la scarsa
qualificazione degli operatori economici determina inefficienze
nell'esecuzione dei contratti, che conducono a ritardi di
esecuzione e contenziosi, cagionando inefficienza e diseconomicità
nel perseguimento dell'interesse pubblico delle stazioni
appaltanti.
Il più delle volte le inefficienze e le diseconomicità sono
provocate dall'incapacità degli operatori economici di far fronte
agli eccessivi ribassi che hanno presentato in sede di gara, al
solo fine di aggiudicarsi il contratto, che non garantendo
un'effettiva remuneratività all'offerente, determinano le esigenze
dell'operatore medesimo di integrare comportamenti opportunistici
per rientrare nei propri profitti di impresa.
Per quanto concerne, invece, i
ribassi di aggiudicazione nei
lavori, l'Autorità precisa che gli stessi sono influenzati
dalle procedure di verifica delle offerte anomale ed, infatti, il
ribasso medio di aggiudicazione nei lavori è dell'ordine del
20%
per quelli di importo inferiore al milione di euro, per i quali
si applica l'esclusione automatica delle offerte anomale, mentre
raggiunge valori medi dell'ordine del
27-30% per importi
superiori per i quali invece la stazione appaltante, non
potendo procedere all'esclusione automatica, deve effettuare la
verifica di congruità delle offerte.
In conclusione, l'Autorità evidenzia come la
disciplina degli
appalti pubblici, considerata la grande quantità di
disposizioni normative attualmente vigenti,
necessita sempre più
di interventi legislativi semplificativi ed è evidente che per
semplificare ulteriormente le procedure di affidamento dei
contratti pubblici, garantendo in ogni caso alle stazioni
appaltanti efficaci sistemi di controllo, occorre potenziare la
diffusione dei dati e delle informazioni nella materia dei
contratti pubblici.
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