Giovedì prossimo 12 ottobre a Roma a Piazza Madonna di Loreto si
svolgerà la
manifestazione di protesta e di proposta,
organizzata dal CUP (Comitato Unitario Permanente degli Ordini e
Collegi Professionali) per protestare contro il Decreto Bersani
(decreto-legge n. 223/2006 convertito in legge n. 248/2006) che ha
abolito l’obbligatorietà dei minimi tariffari per le libere
professioni, il divieto di pubblicità informativa ed il divieto di
fornire servizi professionali interdisciplinari.
La manifestazione nasce anche affinché la riforma delle professioni
sia basata sul rispetto dei principi di competitività, di qualità
delle prestazioni, di netta distinzione tra professioni
regolamentate ed emergenti, di tutela dei cittadini e dei dettati
dell'Unione Europea.
La manifestazione, a cui parteciparanno i Professionisti, i
Sindacati, le Casse di Previdenza e le Associazioni professionali,
inizierà alle 10,30, con concentramento in Piazza del Colosseo -
Uscita Metropolitana Linea B.
È previsto che la manifestazione si svolga lungo Via dei Fori
Imperiali per concludersi, intorno alle ore 13,00, in Piazza della
Madonna di Loreto (adiacente a Piazza Venezia), dopo gli interventi
ufficiali dei rappresentanti delle diverse categorie
professionali.
Nel corso della manifestazione sarà presentato uno schema di
disegno di legge di riforma delle libere professioni, predisposto
dal CUP sulla base delle disposizioni contenute nel progetto di
legge “Vietti bis”, che è stato esaminato nella scorsa legislatura
ma non approvato.
Alcune settimane fa il viceministro alla Giustizia Luigi Scotti ha
incontrato i rappresentanti di Ordini e Associazioni professionali
per raccogliere indicazioni utili alla redazione di un disegno di
legge-quadro da parte del Ministero della Giustizia mentre altre
proposte arrivano dai parlamentari con progetti di legge di riforma
delle professioni presentati alla Camera e al Senato dai deputati
Siliquini (C. 867), Mantini (C. 1216), Vietti (C. 1319), Laurini
(C. 1442) e del senatore Castelli (S. 807).
Ricordiamo, poi, che il Consiglio nazionale degli architetti
pianificatori paesaggisti e conservatori ha emanato la
determinazione n. 2/2006 che ha per oggetto “Regime dei compensi
professionali a seguito dell’entrata in vigore del decreto legge 4
luglio 2006, n. 223, così come convertito, con modificazioni, dalla
legge n. 248/2006”.
La determinazione del Consiglio nazionale degli Architetti dopo una
attenta analisi sul regime dei compensi professionali scaturente
dopo l’approvazione del decreto legge n. 223/2006, convertito nella
legge n. 248/2006:
- ritiene che a seguito della entrata in vigore della legge n.
248/2006 il compenso professionale sia liberamente contrattabile
tra cliente e iscritti all’albo nel rispetto dell’importanza
dell’opera e del decoro della professione, così come stabilito
dall’art. 2233 c.c.;
- ritiene che, in mancanza di accordo, si applichi l’art. 2233
c.c., che dispone per gli architetti e gli architetti junior il
ricorso alle tariffe e agli usi;
- ritiene che l’art. 2 della legge n. 248/2006 non abbia disposto
l’abrogazione degli artt. 253 e 92 del d.lgs. n. 163/2006 e che,
pertanto, continuano ad applicarsi per gli iscritti all’albo le
tabelle dei corrispettivi di cui al d.m. 4 aprile 2001;
- segnala che nella denegata ipotesi di abrogazione dei
sopraccitati artt. 253 e 92, le stazioni appaltanti, ai sensi
dell’art. 2, comma 2, della legge n. 248/2006 debbano, in ogni
caso, dar conto dei criteri e della base adottata per la
determinazione dei compensi professionali, con specifica
motivazione della loro adeguatezza con riferimento alle procedura
di evidenza pubblica promossa;
- segnala che nella denegata ipotesi di abrogazione dei
sopraccitati artt. 253 e 92 risultano abrogate esclusivamente le
disposizioni delle leggi regionali che operano un rinvio formale
alla disciplina legislativa nazionale;
- segnala che per quanto concerne le leggi regionali che hanno
operato un rinvio materiale alla disciplina nazionale continua ad
essere vigente quanto previsto nel D.M. 4 aprile 2001.
In considerazione della grave incertezza circa le stesse fonti
della disciplina legislativa, che rischia di compromettere il
legale esercizio della professione e di pregiudicare gli interessi
generali ad esso connessi, il Consiglio nazionale al fine di
promuovere una condivisa lettura dell’ordinamento di settore
sottoporrà la determinazione alla Autorità per la vigilanza sui
lavori pubblici, al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, ai
Consigli nazionali delle professioni tecniche ed alle
Organizzazioni nazionali degli operatori del settore dei lavori
pubblici.
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