Il Consiglio dei Ministri del 12 Ottobre 2006, su richiesta del
Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraio Scanio, ha approvato lo
schema di decreto legislativo correttivo che apporta un secondo
stock di modifiche al codice ambientale di cui al decreto
legislativo 3 Aprile 20006, n. 152, specificatamente in materia di
disciplina dei rifiuti; si tratta di interventi tesi a recepire
alcuni indirizzi in materia emersi nelle sedi delle Commissioni
parlamentari, della Conferenza unificata ovvero provenienti dalla
Comunità europea, con l’immediato obiettivo di chiudere numerose
procedure di infrazione pendenti contro l’Italia.
Gli interventi correttivi messi a punto dal Governo riguardano:
- i problemi legati alle terre e rocce da scavo, escluse, nel
codice, dall’applicazione della disciplina dei rifiuti;
- viene ripristinata la definizione di “scarico diretto” prevista
dalla vecchia normativa, basata sul concetto di “immissione diretta
tramite condotta” e cambiata dall’art. 74 del Codice dell’Ambiente,
al fine di evitare la compromissione delle risorse idriche
sotterranee;
- vengono riscritte alcune definizioni in materia di rifiuti
previste dal Codice e censurate in sede comunitaria con
l’introduzione delle nozioni di “sottoprodotto” e “materia prima
secondaria” maggiormente aderenti al dettato europeo e più coerenti
con un livello elevato di tutela ambientale;
- viene cambiato il concetto di cadenza periodica basata sul
tempo (bimestrale e trimestrale) oltre il quale si deve procedere
al recupero o smaltimento dei rifiuti e viene inserita sulla base
della quantità, ed in particolare 10 metri cubi per i pericolosi e
20 metri cubi per i non pericolosi;
- viene cancellato il sistema di iscrizione semplificata all’Albo
dei gestori ambientali per le imprese che effettuano trasporti di
rifiuti fino a 30 chili o litri;
- le bonifiche in corso all’entrata in vigore del Codice
dell’Ambiente (29 Aprile 2006) devono seguire le norme precedenti
(art. 17 del decreto legislativo 5 Febbraio 1997, n. 22);
- ritorna l’appesantimento burocratico rappresentato dal MUD
(Modello Unico di Dichiarazione ambientale) e da tutte le procedure
che lo sorreggono, anche per le imprese e gli Enti che producono
rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali,
artigianali, attività di smaltimento e recupero di rifiuti.
In particolare, ha suscitato controversie, in Confindustria,
l’ultimo punto del decreto correttivo, percepito come un colpo di
sciabola nei confronti non solo delle imprese inefficienti o
inquinanti, ma nei confronti di tutte.
Obbligare tutte le imprese a presentare il MUD non è una soluzione
all’inquinamento causato dalle imprese inefficienti, ma solo un
modo pratico, veloce e “d’immagine” che punirà tutte le imprese dai
“soliti sospetti”.
Sul provvedimento, che è stato approvato in via preliminare, il
Governo acquisirà il parere della Conferenza unificata e delle
Commissioni parlamentari in duplice lettura ed è pronto a
introdurre le modifiche che da quei pareri si rendessero
necessari
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