Giro di vite per le terre e rocce da scavo nello schema di decreto
legislativo correttivo del Codice dell’ambiente di cui al D.Lgs. n.
152/2006, approvato nella seduta del Consiglio dei Ministri del 12
ottobre scorso.
Nel decreto correttivo viene stabilito che per le terre e rocce da
scavo il loro reimpiego è condizionato alla “certezza
dell’utilizzo” che deve essere attestata dal progetto.
L’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE) ha espresso una
valutazione fortemente critica nei confronti del provvedimento
perché, se non interverranno modifiche, rischia di introdurre forti
limitazioni nell’attività delle imprese senza nessun effettivo
beneficio in termini ambientali, ma anzi farà crescere, soprattutto
nel breve termine, l’incertezza interpretativa e la necessità di
ricorrere all’apertura di nuove cave per inerti.
In particolare le critiche dell’ANCE, relative agli aspetti che
coinvolgono il settore sono relativi:
- all’abolizione dell’esclusione dalla normativa dei materiali
litoidi estratti a seguito di interventi di manutenzione
fluviale;
- alla riduzione del deposito temporaneo a 20 mc/max per i
rifiuti speciali non pericolosi (attualmente 3 mesi senza
quantitativo);
- alla modifica della gestione delle rocce e terre da scavo con
restrizioni d`uso e maggiori oneri amministrativi e tecnici per le
imprese, nonché criteri di analisi da definire;
- all’iscrizione obbligatoria all’Albo gestori ambientali, senza
alcuna facilitazione (quindi necessità del direttore tecnico,
perizia dei veicoli, garanzie finanziarie), per il trasporto di
propri rifiuti;
- alla soppressione dei criteri per l’analisi di rischio per i
siti soggetti a bonifica.
Sul provvedimento, che è stato approvato in via preliminare, il
Governo acquisirà il parere della Conferenza unificata e delle
Commissioni parlamentari in duplice lettura ed è pronto a
introdurre le modifiche che da quei pareri si rendessero
necessari
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