Mentre sono passati già più di sei mesi dall’entrata in vigore del
decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, recante il
"
Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e
forniture in attuazione delle direttive 2004/17/CE e
2004/18/CE” e mentre la scadenza dell’1 febbraio 2007 relativa
alla
proroga dell’entrata in vigore di alcune norme dello
stesso D.Lgs. 163/2006, prevista dalla
legge 12 luglio 2006, n.
228, si avvicina sempre più, il Decreto correttivo presentato a
suo tempo dal Ministro Antonio di Pietro è in fase di stallo e dei
tre pareri necessari ne è arrivato soltanto uno e precisamente
quello del Consiglio di Stato; mancano all’appello i pareri delle
competenti commissioni parlamentari e quello della la conferenza
Stato-Regioni.
Ma è bene precisare, anche, che, in atto,
il decreto
correttivo nella sua veste attuale
contiene soltanto le
correzioni formali al Codice, mentre, invece occorre riempirlo
con una serie di norme che contengano modifiche anche sostanziali,
in particolare sulle norme che sono sospese fino al 1° febbraio
2007.
E d’altra parte il
parere del Consiglio di Stato, espresso
il 28 settembre scorso
ha reso problematica la vicenda legata al
parere della Conferenza Stato-Regioni ed i lavori in seno alla
conferenza unificata finora sono rimasti sostanzialmente bloccati
perché le Regioni avevano chiesto al Governo di mettere in cantiere
una norma idonea a rendete applicabili le normative regionali fino
al primo febbraio prossimo, quando andrà a scadere la sospensione
di alcune norme del Codice appalti.
Sulla proposta delle Regioni, il Governo aveva chiesto il parere
del Consiglio di Stato ma dai giudici è arrivata una risposta
negativa giustificata dal fatto che non è possibile, secondo
l’organo consultivo, che le Regioni proseguano con le proprie norme
“ignorando” il nuovo Codice.
I Giudici hanno sottolineato che “
Compete allo Stato fissare
principi che assicurano trasparenza, parità di trattamento e non
discriminazioni”.
Il parere ricorda, anche, che la
Corte costituzionale ha
riconosciuto come
legittima l’applicazione alle Regioni “dei
principi desumibili dalla normativa nazionale di recepimento della
disciplina comunitaria” ed il Consiglio di Stato ha anche
consigliato il Governo di “soprassedere” a qualsiasi modifica della
ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni prima della
pronuncia della Corte costituzionale. Ma i tempi saranno
inevitabilmente lunghi perché l’udienza è in calendario fra un
anno.
Si comprende, quindi, come difficilmente le Regioni esprimeranno un
parere positivo anche perché il malumore delle stesse si è
incrementato oltre che per la risposta negativa del Consiglio di
Stato anche per il fatto che le stesse non hanno avuta alcuna
risposta alle proposte di modifica indicate in sede tecnica nel
documento consegnato ai tecnici delle Infrastrutture con le ipotesi
di riscrittura della prima parte del Codice, fino all’articolo
52.
In verità, la settimana scorsa, lo schema di decreto, nella veste
attuale che tutti conosciamo, è stato assegnato alle competenti
commissioni parlamentari e sembra che il percorso che dovrebbe
portare alla definitiva approvazione, a parte il parere della
Conferenza Stato-Regioni in fase di stallo, sia ripreso ma nutriamo
più di qualche dubbio per il fatto che il ministero delle
Infrastrutture non è ancora venuto allo scoperto sulle modifiche
“sostanziali” del Codice, vale a dire le modifiche che vanno ben al
di là di quelle inserite nel primo decreto correttivo che si
limita, soltanto, a correggere una serie di errori materiali ed a
sospendere alcune norme sino all’1 febbraio 2007.
Dal 12 luglio a oggi, da quando cioè la legge n. 228/2006 ha
sospeso alcune parti fondamentali del Codice (dalla procedura
negoziata, a parte dell’avvalimento), nessun confronto è stato
avviato su come reimpostare queste procedure ed è, quindi, lecita
la domanda che ognuno di noi può porsi:
cosa succederà dopo l’1
febbraio 2007? Entrerà in vigore definitivamente il Codice
anche sulle parti sospese dalla legge n. 228/2006? Abbiamo
soltanto meno di tre mesi e la risposta al quesito non si farà
attendere.
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