Venerdì scorso il centro studi bolognese Nomisma ha
pubblicato il terzo rapporto 2006 sul mercato immobiliare
che fa notare come lo stesso, dopo il boom degli ultimi anni,
rallenta la sua crescita e dovrebbe, nei prossimi mesi, muoversi
all’insegna di una sostanziale stabilità per numero di transazioni,
sebbene nelle grandi aree urbane si avvertano già indicazioni di
flessione, controbilanciate da una tenuta dei mercati minori.
Il mercato delle case continua ad essere sempre
solido e in crescita, anche se si è fermato il boom che ha
contrassegnato gli ultimi anni; non si può ancora parlare di
inversione di tendenza anche se i dati degli ultimi sei mesi del
2006 sono infatti i più bassi degli ultimi otto anni ed i
prezzi dovrebbero rimanere sui livelli attuali o al massimo
rallentare ulteriormente la crescita.
Secondo il rapporto, i prezzi di abitazioni, uffici e negozi sono
aumentati in sei mesi rispettivamente del 2,6%, 2,5% e 2,7% (+6,4%,
+5,6%, +6% la variazione annuale) ma con tempi di vendita più
lunghi e redditività che si sta ulteriormente riducendo.
“Il mercato immobiliare” - ha detto Gualtiero Tamburini,
vice presidente di Nomisma – “vale tranquillamente più del 10% del
PIL e il patrimonio immobiliare italiano è di 4.100 miliardi, più o
meno tre volte il prodotto interno lordo nazionale”.
Interessante la prospettiva di “significativi incrementi
dell’offerta di abitazioni”, dovuta anche al ritorno sul mercato
di immobili acquistati con logiche di investimento: “un numero
più elevato di investitori ritiene giunto il momento di prendere i
benefici dell'investimento, magari prima che la tassazione dei
capital gain (realizzati nei primi cinque anni dell’investimento)
venga nuovamente alzata oltre il 20% attuale (dopo l'aumento dal
precedente 12,5% previsto dal Decreto-legge n. 223 del 4 luglio
2006) ma Nomisma sottolinea, anche, il contesto più difficile per
il mattone tra tassi di interesse in graduale aumento, il ventilato
inasprimento fiscale e l’andamento positivo delle altre forme di
investimento.
Negli ultimi mesi è calata la percentuale delle famiglie
proprietarie della prima casa anche se sono aumentati gli acquisti
delle seconde case, non tanto in luoghi di vacanza, ma nei centri
cittadini: il 30% dei mutui richiesti è per l'acquisto di una
seconda casa, quattro anni fa erano il 10%. Segno che il mattone,
nonostante il -0,3% di crescita percepita dagli addetti ai lavori e
il calo dei rendimenti delle abitazioni (oggi si aggirano sul 5%,
mentre nel 1999 erano del 5,8%) sia ritenuto dagli italiani ancora
un investimento più che valido. Si è fermata anche la corsa a
crescere dei prezzi massimi. In diminuzione i canoni di
locazione.
Il numero di compravendite delle case è in calo nelle grandi città,
mentre cresce nelle località minori (dove il prezzo è più
basso).
Nel 2006 il numero delle operazioni dovrebbe attestarsi sui valori
del 2005, circa 800mila, di cui il 10-15% fatto da immigrati.
Significativi anche i dati relativi ai mutui: il flusso di quelli
erogati è aumentato del 20% e nell'ultimo anno ammonta a 65
miliardi. Il 40% dei mutui sono a tasso fisso e oltre la metà hanno
una durata superiore ai 20 anni, fetta di mercato che fino a
qualche anno fa era trascurabile.
Milano si conferma la città più cara (8.183 euro al metro quadrato
nelle zone di pregio, 6.774 nel centro), seguita da Venezia (7.769
e 6.633) e Roma (7.318 e 6.218).
Fra le 13 grandi città prese in esame da Nomisma è Bari (con il +
3,8%) quella in cui i prezzi crescono di più, mentre la crescita
più lenta (+1,4%) si registra a Milano.
L'equazione prezzi alti uguale crescita più lenta non è però
automatica, visto che l'aumento del 3,4% delle case di Roma e il 3%
di quelle di Venezia città si collocano al di sopra della media
nazionale.
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