"Le rinnovabili e la generazione distribuita devono essere
considerate un driver di crescita e un fattore di modernizzazione e
trasparenza nel sistema industriale italiano. Evitiamo l'errore di
chi voleva difendere le carrozze contro i cavalli di
ferro".
Termina così l'intervento del Ministro dell'Ambiente
Corrado
Clini che, in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera,
risponde all'articolo del 14 aprile 2012 con il quale il
giornalista Massimo Mucchetti aveva fornito delucidazioni in merito
ai
"sussidi nascosti" della bolletta chiamando in causa il
Ministro dell'Ambiente sulla valutazione dell'Autorità per
l'Energia, che aveva attribuito agli incentivi per le rinnovabili
la responsabilità dell'alto prezzo dell'elettricità in Italia.
Il Ministro Clini ha, dunque, voluto fare chiarezza partendo dal
presupposto che oggi le Fonti Energetiche Rinnovabili (FER) coprono
il 26% dell'offerta di elettricità con un peso in bolletta del 20%
che rimarrà costante per i prossimi 3 anni, di fronte ad un aumento
dell'offerta di elettricità dalle FER fino a circa il 35%, per
effetto della rimodulazione in basso degli incentivi, concordata
congiuntamente dai ministri Catania e Passera.
Il Ministero
dell'Ambiente, dati del borsino elettrico alla mano, ha
rilevato come nella giornata del 15 aprile il prezzo medio
dell'energia è sceso a circa 72 euro per mille chilowattora, ma
nelle ore centrali della giornata è ad appena 35 per effetto
dell'elettricità prodotta dalle rinnovabili. Ciò significa che,
nonostante il loro peso in bolletta, le rinnovabili diminuiscono in
modo significativo il prezzo dell'elettricità.
"Le rinnovabili - ha affermato Clini -
entrano in
concorrenza con un sistema di generazione (centrali elettriche
convenzionali) caratterizzato da un eccesso di offerta (100 mila
megawatt circa contro un fabbisogno di punta di 56.000) e da costi
incomprimibili (forniture, personale, rete) che pesano in modo
significativo sulla bolletta elettrica: in altre parole la bolletta
elettrica copre sia l'elettricità prodotta da fonti rinnovabili e
da centrali convenzionali, sia in gran parte i costi della non
produzione dalle centrali convenzionali spiazzati dalle fonti
rinnovabili".
Ma, il discorso del Ministro Clini non termina qui. Molto
interessante è la considerazione del mercato generato dal settore
delle rinnovabili che negli ultimi 5 anni, nonostante la crisi, ha
generato una crescita costante e vertiginosa degli investimenti in
ricerca e sviluppo: 260 miliardi di dollari nel 2011 contro meno di
100 nel 2007. Gli Usa, la Cina, l'India, il Brasile e la Corea del
Sud sono i Paesi extraeuropei maggiormente impegnati. In Europa,
dopo la Germania, c'è l'Italia. Nella ricerca e sviluppo del
settore delle rinnovabili, l'Italia è divenuta uno dei Paesi di
punta a livello internazionale e la domanda del Ministro Clini
appare molto semplice: perché l'Italia dovrebbe rimanere fuori da
un mercato così importante e strategico?
Nel 2010 l'occupazione diretta e indiretta in Italia nei settori
delle fonti rinnovabili e delle nuove tecnologie per la generazione
distribuita è stimata tra 110.000 (EurObserver 2012) e 150.000
(Confartigianato) addetti, in gran parte giovani e con elevata
specializzazione. Perché si dovrebbe mettere a rischio questa
importante fonte di occupazione, mentre la bolletta elettrica ha
sostenuto per anni e sostiene ancora con contributi impropri
settori produttivi che non raggiungono un terzo di questi
occupati?
Molto eloquente la conclusione del Ministro:
"In conclusione,
le rinnovabili e la generazione distribuita devono essere
considerate un driver di crescita e un fattore di modernizzazione e
trasparenza nel sistema industriale italiano. Evitiamo l'errore di
chi voleva difendere le carrozze contro i cavalli di
ferro".
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