IL GOVERNO APPROVA UN SECONDO DECRETO CORRETTIVO

16/10/2006

Il Consiglio dei Ministri del 12 Ottobre 2006, su richiesta del Ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraio Scanio, ha approvato lo schema di decreto legislativo correttivo che apporta un secondo stock di modifiche al codice ambientale di cui al decreto legislativo 3 Aprile 20006, n. 152, specificatamente in materia di disciplina dei rifiuti; si tratta di interventi tesi a recepire alcuni indirizzi in materia emersi nelle sedi delle Commissioni parlamentari, della Conferenza unificata ovvero provenienti dalla Comunità europea, con l’immediato obiettivo di chiudere numerose procedure di infrazione pendenti contro l’Italia.

Gli interventi correttivi messi a punto dal Governo riguardano:
  • i problemi legati alle terre e rocce da scavo, escluse, nel codice, dall’applicazione della disciplina dei rifiuti;
  • viene ripristinata la definizione di “scarico diretto” prevista dalla vecchia normativa, basata sul concetto di “immissione diretta tramite condotta” e cambiata dall’art. 74 del Codice dell’Ambiente, al fine di evitare la compromissione delle risorse idriche sotterranee;
  • vengono riscritte alcune definizioni in materia di rifiuti previste dal Codice e censurate in sede comunitaria con l’introduzione delle nozioni di “sottoprodotto” e “materia prima secondaria” maggiormente aderenti al dettato europeo e più coerenti con un livello elevato di tutela ambientale;
  • viene cambiato il concetto di cadenza periodica basata sul tempo (bimestrale e trimestrale) oltre il quale si deve procedere al recupero o smaltimento dei rifiuti e viene inserita sulla base della quantità, ed in particolare 10 metri cubi per i pericolosi e 20 metri cubi per i non pericolosi;
  • viene cancellato il sistema di iscrizione semplificata all’Albo dei gestori ambientali per le imprese che effettuano trasporti di rifiuti fino a 30 chili o litri;
  • le bonifiche in corso all’entrata in vigore del Codice dell’Ambiente (29 Aprile 2006) devono seguire le norme precedenti (art. 17 del decreto legislativo 5 Febbraio 1997, n. 22);
  • ritorna l’appesantimento burocratico rappresentato dal MUD (Modello Unico di Dichiarazione ambientale) e da tutte le procedure che lo sorreggono, anche per le imprese e gli Enti che producono rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali, attività di smaltimento e recupero di rifiuti.
In particolare, ha suscitato controversie, in Confindustria, l’ultimo punto del decreto correttivo, percepito come un colpo di sciabola nei confronti non solo delle imprese inefficienti o inquinanti, ma nei confronti di tutte.
Obbligare tutte le imprese a presentare il MUD non è una soluzione all’inquinamento causato dalle imprese inefficienti, ma solo un modo pratico, veloce e “d’immagine” che punirà tutte le imprese dai “soliti sospetti”.

Sul provvedimento, che è stato approvato in via preliminare, il Governo acquisirà il parere della Conferenza unificata e delle Commissioni parlamentari in duplice lettura ed è pronto a introdurre le modifiche che da quei pareri si rendessero necessari

A cura di Gianluca Oreto


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