PARTE IL CONFRONTO AL TAVOLO TECNICO GOVERNO-REGIONI

27/03/2009

Si è svolta ieri mattina, nella sede del ministero degli Affari regionali, la prima riunione del tavolo tecnico-politico che, entro martedì prossimo, dovrà individuare le misure utili alla redazione del piano per il rilancio dell'edilizia e dell'economia; misure che dovranno essere pienamente condivise dalle parti e rispettare le competenze di ciascun soggetto istituzionale.
Al tavolo tecnico di ieri mattina hanno partecipato, tra gli altri, i ministri Roberto Maroni (Interni), Raffaele Fitto (Affari regionali), Roberto Calderoli (Semplificazione), i sottosegretari Davico (Enti locali), Brancher (Semplificazione), il presidente della Conferenza Regioni, Vasco Errani, Maria Rita Lorenzetti (Regione Umbria), Romano Colozzi (Assessore bilancio Lombardia) e Leonardo Domenici (Presidente dell'Anci).

Dopo il confronto nella Conferenza Unificata del 25 marzo scorso è ancora presto per parlare di schiarita nel rapporto fra Governo e Regioni ma certamente al Consiglio dei Ministri di oggi nessun decreto legge sarà adottato.
Ma la prima riunione del tavolo ha avuto inizio con qualche tensione provocata dalle affermazioni del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che rilanciava l'ipotesi di un decreto legge, ed il tavolo stava per saltare perché i presidenti di Regione hanno fatto muro sul ritorno dell'ipotesi del decreto. A fare da paciere sarebbe stato il ministro degli Affari Regionali Raffaele Fitto che avrebbe detto "Discutiamo prima dei contenuti e poi dello strumento con cui attuare il piano casa".
Il provvedimento, in discussione al tavolo tecnico-politico, ruoterebbe intorno a tre mesi di tempo da dare alle Regioni per approvare leggi che accelerino le procedure sia per gli ampliamenti fino al 20% di abitazioni mono e bifamiliari sia per le demolizioni e le ricostruzioni. Le Regioni, a quanto si apprende, non sono contrarie ai contenuti del provvedimento ma avrebbero insistito sulla necessità che l'attuazione avvenga per leggi regionali e non con deroghe.

Berlusconi, in ogni caso, precisa che sul piano casa “non cambia nulla”, e che il piano “andrà avanti, stiamo solo discutendo sullo strumento, se dl o ddl”.
“Il progetto - ha aggiunto il Premier - è nato da me pensando alle esigenze di tante famiglie italiane che abitano in una casa mono o bifamiliare, che si sono sviluppate perché hanno avuto figli o nipotini, e che avvertono l’esigenza di allargare la casa. Questo sappiamo quanto è difficile con la burocrazia italiana. L’idea è stata accolta con grande favore dalle famiglie italiane, e quelle che abitano in case mono o bifamiliari sono quasi il 50%. La norma andrà avanti, ci sarà questa possibilità”.
Obiettivo del piano casa, ha aggiunto Berlusconi, è anche quello di far mettere agli italiani “nell’edilizia, che normalmente muove tante altre attività, dei soldi che adesso tengono come risparmi immobili in banca. Ogni camera e un servizio in più potrebbe essere una cifra di spesa di 50mila-70 mila euro, messe tutte insieme queste spese potrebbero portare a una immissione nel nostro Pil di oltre 50 miliardi di euro. Questo se soltanto il 10% ricorresse a questa possibilità”.
“Assicuro alle famiglie - ha concluso Berlusconi - che hanno pensato di poter allargare la propria casa che lo faranno e lo faranno subito”. Berlusconi ha anche aggiunto che per varare il piano casa “noi preferiamo il decreto ma lavoriamo con le Regioni perché siano loro a tradurre l’intuizione in un legge regionale e si possa cominciare subito”.

Ma al parere negativo delle Regioni sull’ipotesi di un decreto legge si contrappone il pensiero del Presidente dell’Ance Paolo Buzzetti che chiede al Governo tempi rapidi e che in una recente intervista ha detto testualmente: “Capisco la resistenza delle Regioni e dei Comuni rispetto al rischio di una deregulation eccessiva. Ma sono anche convinto che per varare un piano del genere il decreto legge sia indispensabile. C’è il rischio, altrimenti, di aspettare tempi lunghissimi. E soprattutto, delegando la normativa agli enti locali, di avere un’Italia a macchia di leopardo: ognuno si fa le sue regole, e questo federalismo edilizio davvero non ci piace”.
Ha, anche, aggiunto che, ormai il provvedimento è necessario ed urgente perché “in attesa di questo provvedimento, chi stava programmando i lavori di ristrutturazione della casa si è fermato. E’ tutto fermo. E anche per questo, considerato che quest’idea ha avuto un’ottima accoglienza tra la gente, sono convinto che un accordo tra Governo e Regioni si troverà”.

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A cura di Paolo Oreto


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