Adeguamento sismico delle scuole: la proroga non basta, servono risorse e un Piano nazionale
di Gianluca Oreto - 05/05/2025

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DM 25 marzo 2025 è arrivata la proroga - dal 31 marzo al 31 dicembre 2025 - del termine per completare gli interventi di adeguamento sismico degli edifici scolastici previsti dai decreti MIM n. 392/2019, n. 847/2019 e n. 179/2020.
Il differimento riguarda solo gli interventi per i quali siano stati rispettati i termini di aggiudicazione (31 gennaio 2021 o 7 maggio 2021, a seconda del decreto), pena la revoca del finanziamento.
Entro la stessa data, gli enti locali beneficiari dovranno completare la rendicontazione sulla piattaforma dedicata.
Le difficoltà operative: tra rincari e nuove gare
Come evidenziato nel provvedimento ministeriale, il differimento si è reso necessario per consentire la conclusione di interventi già in fase avanzata, ma rallentati da problemi oggettivi: aumenti dei costi dei materiali, necessità di aggiornare i progetti e, in alcuni casi, nuove procedure di gara. Su 67 interventi finanziati, solo 31 risultano effettivamente in stato avanzato di realizzazione.
Il commento dell’Associazione ISI: “Non basta prorogare, servono risorse strutturali”
Abbiamo raccolto sul tema il commento dell’Ing. Andrea Barocci, Presidente dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana (ISI), che ha voluto richiamare l’attenzione su un tema ben più ampio e critico rispetto alla proroga:
“Non è la proroga in sé a preoccuparci. Che 31 cantieri scolastici possano slittare è un fatto marginale rispetto alla questione ben più grave: il piano finanziato riguarda solo 67 edifici scolastici, quando in Italia sono censiti oltre 40.000 edifici scolastici attivi”.
Secondo l’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica del MIUR e il XXII Rapporto Cittadinanzattiva (2023), oltre 17.300 scuole si trovano in zone sismiche 1 e 2 (rischio medio-alto). Tuttavia:
- solo l’11,4% è progettato secondo criteri antisismici;
- meno del 15% ha subito interventi strutturali di miglioramento o adeguamento;
- circa il 75% degli edifici è stato costruito prima del 1976, ovvero prima delle prime normative moderne in materia sismica.
“Oltre 20.000 edifici scolastici necessitano oggi di interventi urgenti di messa in sicurezza – conferma il Presidente Barocci – Le risorse oggi stanziate sono simboliche ma del tutto sproporzionate rispetto alla fragilità reale e diffusa del nostro patrimonio scolastico”.
Squilibrio profondo
“È questo il vero nodo da affrontare – continua Barocci – uno squilibrio profondo tra l’estensione del rischio e la portata delle azioni intraprese. Le risorse oggi stanziate, pur significative in termini simbolici, risultano del tutto sproporzionate rispetto a una fragilità strutturale ampiamente documentata e geograficamente diffusa”.
“Come già sottolineato in precedenti interventi (Lavori Pubblici, 2023) – sottolinea il Presidente dell’Associazione ISI - il costo della non prevenzione è insostenibile, non solo dal punto di vista economico – basti pensare ai miliardi spesi per la ricostruzione post-sisma – ma soprattutto in termini umani e sociali”.
Serve un Piano Nazionale per la Sicurezza Sismica delle Scuole
La posizione dell’Associazione ISI è chiara e condivisibile: il problema non è il ritardo di pochi mesi per qualche cantiere, ma l’assenza di una strategia complessiva e pluriennale. Una visione di sistema che tenga conto della distribuzione geografica del rischio e della vetustà degli edifici.
“Ribadiamo la necessità urgente di un Piano Nazionale per la Sicurezza Sismica degli Edifici Scolastici, con programmazione pluriennale, risorse adeguate e il pieno coinvolgimento delle competenze tecniche del Paese – conclude l’ing. Barocci – Le soluzioni esistono, il tempo per rimandare è finito. Ricordiamoci che le scuole non sono solo edifici, ma custodi del nostro bene più prezioso: il nostro futuro”.
Concludiamo ricordando che l’adeguamento sismico delle scuole non può essere affrontato solo con misure spot o proroghe parziali. La prevenzione sismica richiede pianificazione, risorse e continuità. La vera sfida non è chiudere 67 cantieri entro l’anno, ma avviare un processo sistemico che porti in sicurezza decine di migliaia di scuole italiane.
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