Rischio terremoto: in Italia mancano prevenzione e consapevolezza

L’Associazione Ingegneria Sismica Italiana: senza cultura della prevenzione, non si agirà mai sulla messa in sicurezza degli edifici

di Redazione tecnica - 14/02/2023

“Se il cittadino non è consapevole del proprio rischio non potrà mai agire per la messa in sicurezza dell’abitazione”. così l’Ing. Andrea Barocci, Presidente dell’Associazione Ingegneria Sismica Italiana ha commentato la totale inadeguatezza del sistema italiano non soltanto nella prevenzione del rischio sismico, ma nel promuovere la cultura della prevenzione.

Rischio sismico, l'allarme di ISI: in Italia non c'è cultura della prevenzione

Per spiegare le proprie affermazioni, Barocci richiama il recente, catastrofico terremoto in Turchia e Siria, ricordando che solo la conoscenza del rischio sismico può portate alla realizzazione di interventi efficaci e consapevoli. L’evento, nella sua distruttività, era prevedibile: si tratta di un fenomeno avvenuto nell’intersezione di 3 faglie assolutamente e fortemente interessate da questi fatti e con una memoria molto fresca, considerato che nel 1999 si è verificato un terremoto di intensità simile (7.5) che ha provocato 17.000 vittime.

Un evento drammatico nonostante la consapevolezza del rischio sismico in Turchia sia altissima: la normativa antisismica risale al 1998 - più recente della nostra - e a partire dal 2012 il governo turco ha varato un piano che interessava la maggior parte del paese, il cui 70% è in zone ad elevato rischio sismico, con stanziamenti di oltre 400 miliardi di euro per demolire e ricostruire edifici non idonei: si parla di circa 6,5 milioni di edifici, il più grande piano urbanistico mondiale.

La drammatica situazione del patrimonio edilizio italiano

E, nonostante tutto, la consapevolezza non è bastata. Cosa può accadere allora in Italia, dove ci allarmiamo e fanno notizia terremoti anche inferiori a 4 gradi di magnitudo? ISI ricorda che un terremoto di media/alta intensità - superiore ai 4 gradi di magnitudo – incide a livello umano ed economico: le conseguenze di un sisma forte le abbiamo vissute anche noi più volte (basti pensare in tempi recenti al sisma del 2009 in Abruzzo e a quello del 2016 nel Centro Italia) a causa di un patrimonio di edilizia pubblica e privata datato e con edifici storici particolarmente vulnerabili.

Ricorda ISI che il patrimonio edilizio in Italia è stato realizzato, per il 70-75% in assenza di criteri antisismici e che sconta anche la mancanza da parte dei cittadini di una consapevolezza nell’affrontare il rischio. Ogni sisma rimane esclusivamente nella memoria di chi lo ha subito, quando le caratteristiche del nostro territorio dovrebbero fare agire in tutt’altra direzione.

L’anello debole è quindi nell’assenza di prevenzione e di comunicazione: nessuna azione forte dallo Stato, nessuna richiesta del cittadino. Ciascuno, ricorda ISI, è libero di convivere con il rischio, ma deve essere consapevole ed essere messo nelle condizioni di sapere, esattamente come accade nel caso della prestazione energetica. Perché se in una compravendita viene indicata la classe di efficientamento energetico, non viene comunicato anche il livello di rischio sismico? Perché un genitore non ha il diritto di sapere il rischio sismico della scuola frequentata dai propri figli?

Se il cittadino non è consapevole, non potrà mai agire per la messa in sicurezza dell’abitazione e non deciderà mai come misura di prevenzione di intervenire strutturalmente. Poi sceglierà lui quali rischio assumersi.

Il sisma è un costo

Oltre alla mancanza di consapevolezza, entra in gioco anche il fattore economico. Ricorda ISI che per sopperire al disastro causato dai terremoti, è Lo Stato a dovere intervenire: “Un evento sismico è un affare di Stato e di conseguenza un affare di tutti noi. Al netto di una scelta individuale di ogni singolo cittadino, lo Stato subentra per ripristinare la condizione abitativa precedente, ancorché non adeguata”.

Il contributo di fatto viene chiesto a tutti: “Sappiamo esattamente quanto lo Stato ha speso e lo sappiamo perché quando lo Stato è intervenuto per far fronte ai terremoti, ha dovuto inserire delle accise sui carburanti esattamente nella quantità di 12 centesimi per litro, a partire dal ’68. Anche questa è una tassa, una tassa che tutti paghiamo”.

La cifra raggiunta è impressionante: come si legge in un rapporto della Camera, in totale dal 1968 al 2015 i terremoti sono costati agli italiani circa 121 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti altri 50 miliardi derivanti dagli ultimi eventi sismici, con un gettito dato dall’incremento delle accise pari a 261 miliardi di euro.

Sismabonus: un’opportunità per la consapevolezza e la riduzione del rischio sismico

Barocci ricorda la nascita del Sismabonus con la finanziaria del 2017, che ha previsto una percentuale di detrazione crescente, dal 70% all’85%, a fronte di una maggiore riduzione del rischio sismico. Un meccanismo che è stato bypassato con il Super Sismabonus, che ha concesso il 110% a qualunque tipologia di intervento.

Come spiega Ingegneria Sismica Italiana, la comunicazione legata ai Superbonus è stata improvvida e tutta incentrata sull’intervento a costo zero piuttosto che sull’efficacia dell’intervento stesso.

Piuttosto, è necessario dare al cittadino la conoscenza del rischio del proprio immobile e, qualora l'intervento non sia finalizzato al miglioramento antisismico, vanno imposti l’obbligo della valutazione di sicurezza e eventualmente dell’installazione di un sistema di monitoraggio, dando la possibilità di portare questa tipologia di intervento in detrazione.

 

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