Canoni di locazione e adeguamento Istat: cosa succede se non si opta per la cedolare secca?

di Redazione tecnica - 18/06/2025

È possibile aggiornare il canone di locazione secondo l’indice Istat se non si è scelto il regime della cedolare secca? Questo aggiornamento viene recepito automaticamente nella dichiarazione dei redditi precompilata? E come deve comportarsi il locatore?

Domande che molti contribuenti si pongono in sede di dichiarazione, specie se nel corso dell’anno hanno adeguato il canone di locazione sulla base della variazione Istat, secondo quanto previsto dal contratto.

Vediamo come funziona, in particolare nel caso di locazioni non assoggettate a cedolare secca, alla luce dei chiarimenti forniti da Fisco Oggi a una contribuente.

Il regime della cedolare secca: che cos'è

La cedolare secca è un regime facoltativo di tassazione sostitutiva, disciplinato dall’articolo 3 del decreto legislativo 14 marzo 2011, n. 23, che consente ai locatori (persone fisiche, fuori dall’esercizio d’impresa) di sostituire l’Irpef, le relative addizionali e l’imposta di registro e di bollo con un’unica aliquota proporzionale:

  • 21% per i contratti a canone libero (art. 2, L. 431/1998);
  • 10% per i contratti a canone concordato (art. 2, comma 3, L. 431/1998) in Comuni ad alta tensione abitativa o per particolari esigenze (studenti, contratti transitori);
  • 21% o 26% per i contratti brevi (massimo 30 giorni), secondo quanto disposto dalla legge di bilancio 2024.

Il regime si applica esclusivamente agli immobili:

  • censiti nelle categorie catastali da A/1 a A/11 (con esclusione di A/10 – uffici);
  • locati ad uso abitativo;
  • situati nel territorio dello Stato e posseduti da persone fisiche che non agiscano nell’esercizio di impresa, arte o professione.

Chi opta per la cedolare secca rinuncia all’aggiornamento Istat del canone, anche se previsto contrattualmente. Tale rinuncia deve risultare espressamente nell’atto e comporta che il canone resti fisso per tutta la durata dell’opzione.

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