Cessione del credito: senza una regolamentazione è il caos

di Gianluca Oreto - 04/01/2023

Sono state sufficienti 5 sentenze della Corte di Cassazione pubblicate il 28 ottobre 2022 su casistiche precedenti l'entrata in vigore del primo decreto antifrode (il D.L. n. 157/2021) per completare il disastro inerente la cessione dei crediti edilizi.

Cessione del credito: gli effetti delle sentenze

Dopo i continui cambi normativi cominciati con il Decreto Legge n. 4/2022 (Decreto Sostegni-ter), da quel 28 ottobre 2022 prima è arrivata la "sospensione" del servizio di acquisto di crediti d’imposta di Poste Italiane (a proposito, il vocabolario della lingua italiana definisce "sospensione" come "Interruzione, cessazione temporanea di un’attività o di una situazione"; di temporaneo nella sospensione di Poste Italiane non c'è nulla visto che sono trascorsi 2 mesi ed è ancora bloccato), poi progressivamente si sono chiuse anche tutte le altre piattaforme degli altri principali cessionari (ricordiamo che Cassa Depositi e Prestiti aveva già chiuso a febbraio 2022 senza mai riaprire).

Chiuse le possibilità di nuove acquisizioni di crediti, sono rimasti quelli già caricati sulle piattaforme prima della chiusura del servizio. Soprattutto quella di Poste Italiane che da marzo 2022 ha riservato il servizio di cessione unicamente a quelle dirette, ovvero a quei soggetti che avevano sostenuto in maniera diretta i relativi oneri (c.d. prime cessioni).

L'effetto della chiusura dei principali cessionari è stato quello di far nascere sempre più proposte di acquisti "alternativi":

  • 80-85 euro ogni 110 euro per quadriennali | quinquennali;
  • 65-70 euro ogni 100 euro per decennali;

ma soprattutto sballottare professionisti, imprese e contribuenti in un mercato sempre più privo di certezze: nessuna aliquota certa, nessuna tempistica e nessuna certezza di acquisto.

Le attese di cessione

Problematiche che coinvolgono anche alcuni dei principali cessionari. Sono arrivate in redazione parecchie segnalazioni legate alla mancata liquidazione di grossi contratti già firmati e sui quali non è dato conoscere nulla visto che nessuno risponde più a PEC o telefonate.

Contratti firmati prima del blocco della cessione, sui quali ad oggi dopo oltre 2 mesi di attesa non si sa nulla sulla liquidazione del credito senza il quale soprattutto le imprese non possono far fronte alle tante incombenze che riguardano:

  • il pagamento degli stipendi dei dipendenti e degli oneri contributivi (senza il durc in regola niente bonus);
  • il pagamento dei fornitori dei materiali.

Una situazione che sta progressivamente precipitando e sulla quale si è formato un pericoloso silenzio da parte del Governo e del Parlamento, come se il problema non fosse reale.

Serve una regolamentazione

Ecco che, mentre il comparto delle costruzioni attende segnali dal Governo e dal Parlamento (che, se solo volessero, potrebbero mettere in campo le partecipate per l'acquisto dei crediti bloccati), mai come in questo periodo sarebbe utile un regolamento per l'acquisizione dei crediti (un po' come avviene sui mutui).

Una regolamentazione che definisca dettagliatamente:

  • la documentazione da produrre (in modo che ogni cessionario non faccia a modo suo);
  • le tempistiche di elaborazione e di liquidazione;
  • i tassi di sconto.

Purtroppo, però, al momento non arriva nessun segnale positivo che possa lasciar immaginare un benché minimo e impercettibile impegno per risolvere una problematica generata da uno Stato che prima ha messo a disposizione uno strumento fiscale e poi lo ha lentamente smantellato.



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