Lavorare con il Superbonus 110%? non ha prezzo!

di Pietro Francesco Nicolai - 15/04/2021

In questo strano periodo, in cui si moltiplicano iniziative convulse ed estemporanee, tese a favorire la cosiddetta “Ripresa Economica”, il proclama principale del governo nazionale viene tradotto con un laconico “Tutto Gratis!”.

Dal bonus al superbonus

Il semplice “Bonus” del recente passato si evolve nel “Superbonus 110%”! L’iniziativa, seppur meritevole di attenzione, non sembra tuttavia possedere i requisiti necessari per essere adeguatamente calata nella pratica realtà.

Giorno dopo giorno vengono emanati decreti, circolari e FAQ di chiarimento che, nella logica della “Semplificazione”, sortiscono l’effetto di frammentare ulteriormente l’ordine del pensiero razionale, necessario per una visione d’insieme, il tutto a scapito della normale coerenza e dell’economia collettiva.

Conosciamo tutti l’apparato normativo del nostro Paese, e avvertiamo tutti la necessità di una drastica “Semplificazione”. Questo non è stato fatto! E così, il “Decreto Semplificazioni” diviene, nell’attuazione pratica, un ulteriore fardello burocratico, che ci obbliga a ripensare il nostro modus operandi e le nostre future aspettative. In questo periodo, di magra economica, di gravi rischi per la nostra salute e di caos collettivo, è necessario osservare la nuda realtà; tutto ci voleva, salvo una maschera sopra le vesti di un “Decreto Complicazioni”!

La matrioska delle problematiche e la congruità dei costi

In questo clima di incertezza, ho cercato anch’io il senso logico di tutto questo; dovendo, come altri migliaia di tecnici professionisti del nostro Paese, tradurre il tempo e le energie in risorse vitali, per il tramite del nostro lavoro. Nella matrioska delle problematiche - che bisogna affrontare per raggiungere l’agognata validazione del credito fiscale, necessaria, a sua volta, per l’effettiva liquidazione dei lavori eseguiti e degli onorari tecnici di progettazione e di controllo in fase esecutiva - riveste particolare importanza la verifica della “congruità dei costi”, introdotta dal Decreto Ministeriale 6 agosto 2020, cosiddetto “Decreto Requisiti Tecnici”.

Tale verifica va asseverata con un’apposita “dichiarazione di asseverazione”. In sintesi, il tecnico professionista deve obbligatoriamente verificare che i costi delle opere progettate, adottati nel computo metrico estimativo, siano congrui rispetto alle variabili del mercato locale nel quale l’opera è inserita. Si fa riferimento, in particolare, all’ambito regionale; in tale ambito, i costi medi delle lavorazioni elementari sono disciplinati dal relativo “Prezzario Regionale”.

In pratica, ciascuna Regione elabora il proprio prezzario, con obbligo di aggiornamento annuale, come previsto dall’Art. 23, comma 16, del Codice dei Contratti pubblici. Non tutti sanno che anche i prezzari regionali hanno una loro naturale scadenza; ai sensi dell’articolo di legge sopra richiamato, i prezzari regionali “cessano di avere validità il 31 dicembre di ogni anno e possono essere transitoriamente utilizzati fino al 30 giugno dell’anno successivo, per i progetti a base di gara la cui approvazione sia intervenuta entro tale data”.

Oltre al prezzario regionale, che è possibile utilizzare solamente nell’ambito territoriale nel quale ricade l’opera, il Decreto Requisiti Tecnici, prevede anche la possibilità di utilizzare liberamente anche i prezzari di un’azienda privata, ossia i prezzari della casa editrice DEI - Tipografia del Genio Civile.

I prezzari regionali

I prezzari regionali sono stati introdotti, nella disciplina che regola gli appalti di lavori pubblici, al fine di determinare l’importo dei lavori da porre “a base di gara”; per loro natura, e per ragioni storiche, i prezzari regionali sono adottati per l’elaborazione del computo metrico estimativo di un’opera pubblica. Il costo complessivo dell’opera, che scaturisce dall’applicazione dei prezzari regionali, rappresenta dunque il “giusto prezzo” di un’opera che viene progettata in un determinato periodo (validità dell’analisi dei singoli prezzi unitari e allineamento al progresso tecnologico) e in un determinato luogo (ambito regionale).  Il prezzo complessivo dell’opera, ovvero le singole voci di prezzo del computo metrico, sono elementi che vengono posti alla base della gara d’appalto, che prevede la necessità di effettuare rispettivamente un ribasso d’asta o un’offerta a prezzi unitari. Questa è, in sintesi, la prassi giuridica prevista e adottata nell’ambito dei soli lavori pubblici.

I gravi errori del superbonus 110%

Con l’introduzione delle agevolazioni fiscali del cosiddetto “Superbonus 110%”, gli ideatori del modello burocratico-gestionale, che dovrebbe garantirne l’attuazione pratica, per accidia e, forse, anche per ignoranza della disciplina tecnica che regola i lavori, sia pubblici che privati, ha commesso dei gravi “errori”, che stanno producendo, e, se non si interviene subito, continueranno a produrre, danni irreversibili al settore edilizio e al mercato immobiliare del nostro Paese.

Uno degli errori, commesso per negligenza nell’adempimento dei propri doveri dai nostri dirigenti, sottosegretari e funzionari pubblici, è rappresentato proprio dall’approccio di sufficienza adottato per stabilire le modalità di valutazione della congruità dei prezzi dell’opera, per far si che tale opera sia ammessa ai benefici fiscali del Superbonus 110%.

Come abbiamo già evidenziato, i prezzari regionali dovrebbero essere soggetti ad aggiornamento periodico; tuttavia, in tutte le regioni italiane quest’obbligo, di operare una capillare revisione sia del prezzo, sia della composizione delle singole lavorazioni, non è stato mai seriamente attuato. Per esempio nella mia Regione - la Regione Lazio - l’ultimo prezzario (anno 2020) è stato aggiornato a dicembre dello scorso anno; erano ben otto anni che non veniva aggiornato il “prezzario 2012”, che è stato obbligatoriamente adottato, in questo lungo periodo, per l’elaborazione dei computi metrici estimativi dei lavori pubblici, in tutto il territorio regionale. L’attuale prezzario della Regione Lazio è una copia del precedente, con le medesime voci e, nella gran parte dei casi, con il medesimo prezzo. In esso non troviamo un aggiornamento che segue il progresso tecnologico, il quale, nel frattempo, è andato molto in avanti rendendo anacronistico un prezzario “nuovo di zecca”!

I costi di trasporto

C’è da fare, inoltre, un’importante osservazione: il mercato attuale, fortemente globalizzato, ha abbattuto, o meglio livellato, quelle che erano, fino a qualche decennio fa, le componenti di prezzo strettamente correlate al valore intrinseco dei materiali e dei prodotti utilizzati per le costruzioni edilizie, ossia i costi di trasporto (per esempio, dalla Cina arrivano oggetti con costi di trasporto dichiaratamente pari a zero) e i costi della manodopera (tali costi sono regolati, nell’intero territorio del nostro Paese, dai contratti collettivi nazionali di lavoro). Questa condizione dovrebbe essere direttamente riscontrabile (leggibile) nei prezzari delle varie regioni italiane; le differenze di prezzo, delle singole lavorazioni omogenee, riportate nei prezzari regionali, dovrebbero essere, oggi, più “vicine” tra loro rispetto ai naturali scostamenti del passato.

Non comprendo il perché io, professionista tecnico, debba oggi applicare, per “legge”, i prezzari elaborati da un’azienda privata – i prezzari della casa editrice DEI – che sono applicabili (validi) in tutto il territorio nazionale, venendomi preclusa (VIETATA!) l’adozione di qualsiasi altro prezzario, delle restanti diciannove regioni diverse dalla mia! Se, per comodità e per logico pensiero, alla base dell’elaborazione di un’analisi di un determinato prezzo, volessi adottare una lavorazione (descrizione) riportata su un prezzario “esogeno” (di altre regioni) sarei costretto a definire l’analisi dei prezzi elementari della medesima lavorazione e a smentire, per le dinamiche di mercato sopra riportate, la correttezza delle singole componenti di prezzo ufficialmente approvate da un organismo pubblico regionale e non da me!

Qualcuno ha definito il prezzario della casa editrice DEI come il “Prezzario Bolscevico”, paradossalmente imposto da uno stato “padrone” che si è smarrito, rinunciando alla sua funzione.

Mi chiedo, oggi, ha senso applicare dei prezzari ufficiali nel settore dei lavori privati? Così facendo, non stiamo ostacolando e trasgredendo le regole della libera concorrenza tanto cara alle nostre “autorità” di vigilanza e controllo? Visto che nessuna impresa farà ribassi d’asta nella negoziazione privata dei lavori, in quanto non richiesti per legge, non stiamo noi alimentando, con il messaggio “tutto gratis”, un “trust” di mercato? Altro che libero mercato! Altro che libera concorrenza!

L’anomalia dei prezzi

In sintesi, balza subito agli occhi questa anomalia: il fatto che, in attesa di ulteriori affinamenti della normativa, si possa utilizzare un prezzario privato, valido in tutto il territorio nazionale, e mi venga preclusa la possibilità di utilizzare altri prezzari, già validati e approvati dalle regioni. Tutto questo in un Paese, l'Italia, che è un “fazzoletto di terra” rispetto ad un mondo oggi globalizzato, nel quale, più di ogni altro contesto territoriale, sarebbe possibile armonizzare e mediare i costi in un unico prezzario nazionale, considerando, soprattutto, anche il fatto che, per legittimare l’applicazione di un prezzario – così come si fa per le opere pubbliche – i relativi prezzi dovrebbero essere sottoposti ad un ribasso, o ad un rialzo d'asta, visto che rappresentano prezzi medi e non prezzi massimi. Nessun privato si autopunisce! Nessun privato applica un ribasso d’asta quando non è necessaria (non obbligatoria) una gara d'appalto, anche perché, facendo il contrario, verrebbe a mancare il motivo della sua scelta, ossia la gara d’appalto! Questa anomalia l'abbiamo riscontrata anche nell'ambito della recente ricostruzione dei territori terremotati del centro Italia dove, essendo nella prima fase prevista una gara pro-forma, con almeno tre operatori, ed avendo osservato che i ribassi erano dello "zero virgola %", in quanto le gare venivano svolte previo logico e prevedibile accordo tra le imprese, tali gare sono state oggi abolite e i costi sono liberamente negoziabili e spesso coincidenti con i costi del prezzario unico della ricostruzione; in caso di gara d’appalto i ribassi sono comunque pari o prossimi allo zero. La storia recente insegna questo; non ci vuole molto per capire che il mercato, così facendo, viene trascinato e livellato ai massimi costi, che, occorre sempre ricordare, sono costi (debiti) che gravano sull’intera collettività.

Conclusioni

In questo clima, di egoismo e di falso egotismo (mancanza di amor proprio), che stiamo vivendo nostro malgrado, ciascuno di noi pensa che i suoi problemi debbano essere risolti dagli altri; a tal riguardo, mi viene in mente una frase del comico americano Steven Alexander Wright : «La gente non è che voglia una macchina a poco prezzo. La gente vuole una macchina carissima che costi meno». Io aggiungo: il guaio è che la “macchina” è di tutti noi, e ciascuno dovrebbe fare la propria parte affinché non si fermi e possa sempre camminare. Ritengo sia necessario abbandonare l’atteggiamento, sciatto e soporifero, che oggi caratterizza gran parte del popolo italiano; ciascuno di noi, soprattutto chi è titolato, per delega di legge, a decidere le nostre sorti, deve fare la sua parte per migliorare il suo benessere e le sue condizioni di vita, anche perché ciascuno di noi conosce bene se stesso, la sua funzione e il suo modo di operare nella società civile, meglio di qualunque altra persona, per cui può legittimamente rappresentare le proprie esigenze e le proprie volontà.

Per quanto mi riguarda, nel mio ambito, quello delle professioni tecniche, il vero problema è rappresentato dal fatto che pochi di noi, tecnici per passione, hanno discusso pubblicamente e fattivamente sull’importante tematica del Superbonus 110%; anche noi tecnici, soprattutto coloro che hanno la funzione di rappresentare la nostra categoria,  pecchiamo di accidia! Anche noi ci troviamo nel pieno di una guerra fratricida, tutti insieme, come degli zombie, come un’orda impazzita che insegue un miraggio.

Di questo oggi mi rammarico!



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