Valorizzazione beni culturali e overtourism: il Consiglio di Stato impone il bilanciamento degli interessi

di Redazione tecnica - 27/05/2025

Come bilanciare l’interesse pubblico alla fruizione del patrimonio culturale con il diritto alla riservatezza dei residenti? È possibile valorizzare un bene culturale senza compromettere la qualità della vita di chi vive nei pressi del sito? E come si colloca oggi, in un contesto di overtourism, l’obbligo di risultato dell’amministrazione?

Overtourism, beni culturali e discrezionalità amministrativa: interviene il Consiglio di Stato

A queste domande ha dato risposta il Consiglio di Stato che, con la sentenza n. 3258 del 15 aprile 2025, affronta un tema di crescente rilevanza per le amministrazioni locali: come attuare progetti di valorizzazione turistica nel rispetto del diritto alla quiete e alla riservatezza dei residenti. Il caso riguarda la riqualificazione dei camminamenti sulle antiche mura cittadine, oggetto di contestazioni per l’invasività delle vedute sulle proprietà private limitrofe.

Pur riferendosi a un caso specifico, la sentenza affronta una questione ormai comune a tutte le principali città italiane, dove il massiccio afflusso turistico mette in crisi la tenuta sociale, abitativa e paesaggistica dei centri storici. Dal Trentino alla Sicilia, passando per le città d’arte dell’Italia centrale, il conflitto tra valorizzazione turistica e diritto alla vivibilità urbana è, infatti, diventato centrale nella pianificazione locale.

La sentenza non contesta il principio della discrezionalità amministrativa, ma chiarisce un punto essenziale: quando una precedente decisione giurisdizionale ha imposto un "obbligo di risultato", l’amministrazione è tenuta ad attuarlo in maniera effettiva e non meramente formale. Il Consiglio di Stato ha, quindi, accolto l’appello contro una sentenza di primo grado, evidenziando che le misure adottate non erano idonee a garantire la protezione effettiva richiesta dal giudicato.

CONTINUA A LEGGERE

© Riproduzione riservata