Sblocca Cantieri e Codice dei contratti: il balletto del subappalto

31/05/2019

Mentre è ancora in corso il dibattito in Parlamento sull'approvazione del disegno di legge di conversione del Decreto-Legge 18 aprile 2019, n. 32 (c.d. Decreto Sblocca Cantieri), non possiamo fare a meno di rilevare il balletto delle Commissioni su modifiche sostanziali al D.Lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti pubblici), tra le quali le norme sul "subappalto".

Norme che hanno, sin dalla pubblicazione del Codice dei contratti, visto le diverse scuole di pensiero scontrarsi con effetti più o meno velati sulle decisioni del Governo e del Parlamento che, svuotati di una forte e ben definita capacità decisionale, sono andate incontro alla forza delle lobby del momento. Con la conseguenza che si è assistito spesso ad un vero e proprio balletto con norme definite, modificate, rimodificate e cambiate ancora.

Tra queste abbiamo visto l'incentivo alla progettazione per i tecnici della pubblica amministrazione e l'appalto integrato (leggi articolo), con un vero e proprio dietrofront, o le norme che regolano il subappalto che con la pubblicazione del Codice dei contratti prevedevano una percentuale del 30% dell'importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture. Con la pubblicazione dello Sblocca Cantieri questa percentuale è stata innalzata al 50% e con l'emendamento 1.497 al ddl di conversione in legge del D.L. n. 32/2019, approvato in Commissioni riunite VIII e XIII, la percentuale scenderà al 40% con la conferma della clausola che assegna alla stazione appaltante la facoltà di decidere di volta in volta con il bando l'importo effettivo del sub-affidamento ammesso.

Questo continuo cambiamento non è piaciuto all'Associazione Nazionale Costruttori Edili (Ance) che, in un recente articolo scritto dal Presidente Gabriele Buia e affidato alla pagine de Il Sole 24 Ore, ha manifestato tutto il suo dissenso. "Da anni - ha affermato il Presidente Ance - sono previste e standardizzate tutte le procedure autorizzative, il che vuol dire che eventuali anomalie dipendono solo dai mancati controlli della mano pubblica. La soluzione, allora, come ha recentemente ribadito anche l'Europa, non è imporre un modello organizzativo rigido dei fattori della produzione alle imprese, ma fare bene i controlli. Come è possibile, allora, affidarsi esclusivamente a una cabala di numeri che sembrano tirati a caso sulle pelle delle imprese (30, 40, 50), con le difficoltà che ne derivano nell'organizzare il processo produttivo, per individuare quali appalti sono a rischio infiltrazione?"

Domanda, in effetti, lecita e che lascia trasparire tutto il disagio di chi le regole deve applicarle in un mercato sempre più diffidente e in cui l'incertezza normativa è l'unica certezza di chi a vario titolo deve preparare i bandi di gara o parteciparvi.

Sul Subappalto ricordiamo le parole del Presidente ANAC Raffaele Cantone che in una recente intervista (leggi news) ha affermato:

La materia del subappalto è foriera di molti problemi su molti aspetti; l’utilizzo del subappalto ha una serie di rischi abbastanza oggettivi; sulla qualità dell’opera (ho vinto l’appalto dimostrando di avere alcuni requisiti e poi faccio fare a terzi una parte anche consistente del lavoro, pagando meno di quanto mi viene riconosciuto) e per i rischi di infiltrazione criminale (i subappalti o i loro parenti stretti, e cioè i noli a caldo o a freddo, sono lo strumento utilizzato dalle mafie per mascherare tangenti). Perciò si tende da sempre a mettere dei limiti nell’utilizzo. La scelta della terna aveva una sua ragion d’essere (l’appaltante deve sapere chi potrà svolgere i lavori), consentiva i controlli (posso controllare chi sono) ed era un argine contro la criminalità (se li indico prima è molto più difficile che siano la foglia di fico di una estorsione che si verificherà dopo); la soluzione, però, ha creato molti problemi pratici e fra l’altro non è in linea con le indicazioni comunitarie che non conoscono questi limiti. Escludere poi chi vinceva la gara per un problema del subappaltatore era eccessivo. Una riforma era tutto sommato scontata; la norma non è mai stata accettata davvero soprattutto dal mondo delle imprese. Certo più si aumentano gli spazi del subappalto, più crescono i rischi ma qui va detto che con il recente decreto sicurezza si sono inasprite molto le pene (da una contravvenzione è diventato un delitto punito con la reclusione fino a 5 anni) per i subappalti non autorizzati e questo forse sterilizzerà in parte i rischi di infiltrazione criminale; restano alcune perplessità per l’incidenza di questo strumento sulla qualità delle opere; ma capisco che questo è un tema considerato recessivo rispetto alla necessità di “fare”.

Oltre a questo, a ridosso delle elezioni europee che hanno incoronato Matteo Salvini come vincitore indiscusso, aspettiamo di capire cosa succederà all'intero impianto normativo, considerato l'emendamento della Lega volto a sospendere parzialmente l'efficacia del Codice dei contratti sino al 31 dicembre 2020 (leggi articolo).

Chi vivrà vedrà, certamente mala tempora currunt....

A cura di Ing. Gianluca Oreto



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