Si è svolta ieri mattina, nella sede del
ministero degli Affari
regionali, la prima riunione del
tavolo tecnico-politico
che, entro martedì prossimo, dovrà individuare le misure utili alla
redazione del
piano per il rilancio dell'edilizia e
dell'economia; misure che dovranno essere pienamente condivise
dalle parti e rispettare le competenze di ciascun soggetto
istituzionale.
Al tavolo tecnico di ieri mattina hanno partecipato, tra gli altri,
i ministri Roberto Maroni (Interni), Raffaele Fitto (Affari
regionali), Roberto Calderoli (Semplificazione), i sottosegretari
Davico (Enti locali), Brancher (Semplificazione), il presidente
della Conferenza Regioni, Vasco Errani, Maria Rita Lorenzetti
(Regione Umbria), Romano Colozzi (Assessore bilancio Lombardia) e
Leonardo Domenici (Presidente dell'Anci).
Dopo il confronto nella Conferenza Unificata del 25 marzo scorso è
ancora presto per parlare di schiarita nel rapporto fra Governo e
Regioni ma certamente al Consiglio dei Ministri di oggi nessun
decreto legge sarà adottato.
Ma la prima riunione del tavolo ha avuto inizio con qualche
tensione provocata dalle affermazioni del presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi, che rilanciava l'ipotesi di un decreto
legge, ed il tavolo stava per saltare perché i presidenti di
Regione hanno fatto muro sul ritorno dell'ipotesi del decreto. A
fare da paciere sarebbe stato il ministro degli Affari Regionali
Raffaele Fitto che avrebbe detto "Discutiamo prima dei
contenuti e poi dello strumento con cui attuare il piano casa".
Il provvedimento, in discussione al tavolo tecnico-politico,
ruoterebbe intorno a
tre mesi di tempo da dare alle Regioni
per approvare leggi che accelerino le procedure sia per gli
ampliamenti fino al 20% di abitazioni mono e bifamiliari sia
per le demolizioni e le ricostruzioni. Le Regioni, a quanto si
apprende, non sono contrarie ai contenuti del provvedimento ma
avrebbero insistito sulla necessità che l'attuazione avvenga per
leggi regionali e non con deroghe.
Berlusconi, in ogni caso, precisa che sul piano casa “non cambia
nulla”, e che il piano “andrà avanti, stiamo solo discutendo sullo
strumento, se dl o ddl”.
“Il progetto - ha aggiunto il Premier - è nato da me pensando alle
esigenze di tante famiglie italiane che abitano in una casa mono o
bifamiliare, che si sono sviluppate perché hanno avuto figli o
nipotini, e che avvertono l’esigenza di allargare la casa. Questo
sappiamo quanto è difficile con la burocrazia italiana. L’idea è
stata accolta con grande favore dalle famiglie italiane, e quelle
che abitano in case mono o bifamiliari sono quasi il 50%. La norma
andrà avanti, ci sarà questa possibilità”.
Obiettivo del piano casa, ha aggiunto Berlusconi, è anche quello di
far mettere agli italiani “nell’edilizia, che normalmente muove
tante altre attività, dei soldi che adesso tengono come risparmi
immobili in banca. Ogni camera e un servizio in più potrebbe essere
una cifra di spesa di
50mila-70 mila euro, messe tutte
insieme queste spese potrebbero portare a una immissione nel nostro
Pil di oltre
50 miliardi di euro. Questo se soltanto il 10%
ricorresse a questa possibilità”.
“Assicuro alle famiglie - ha concluso Berlusconi - che hanno
pensato di poter allargare la propria casa che lo faranno e lo
faranno subito”. Berlusconi ha anche aggiunto che per varare il
piano casa “noi preferiamo il decreto ma lavoriamo con le Regioni
perché siano loro a tradurre l’intuizione in un legge regionale e
si possa cominciare subito”.
Ma al parere negativo delle Regioni sull’ipotesi di un decreto
legge si contrappone il pensiero del Presidente dell’Ance
Paolo
Buzzetti che chiede al Governo tempi rapidi e che in una
recente intervista ha detto testualmente: “Capisco la resistenza
delle Regioni e dei Comuni rispetto al rischio di una deregulation
eccessiva. Ma sono anche convinto che per varare un piano del
genere il decreto legge sia indispensabile. C’è il rischio,
altrimenti, di aspettare tempi lunghissimi. E soprattutto,
delegando la normativa agli enti locali, di avere un’Italia a
macchia di leopardo: ognuno si fa le sue regole, e questo
federalismo edilizio davvero non ci piace”.
Ha, anche, aggiunto che, ormai il provvedimento è necessario ed
urgente perché “in attesa di questo provvedimento, chi stava
programmando i lavori di ristrutturazione della casa si è fermato.
E’ tutto fermo. E anche per questo, considerato che quest’idea ha
avuto un’ottima accoglienza tra la gente, sono convinto che un
accordo tra Governo e Regioni si troverà”.
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