Raggiunta l'intesa tra Enti locali e Governo sul
piano casa.
Il Consiglio dei Ministri, infatti, riunitosi ieri, ha definito le
linee d'intervento congiunto dello Stato, delle Regioni e
dei Comuni.
In considerazione della materia e della competenza dei singoli
livelli di governo, è stata raggiunta, in sede di Conferenza
unificata, un'
intesa fra Governo ed enti territoriali che il
Consiglio ha, collegialmente, condiviso nella riunione a seguito di
un'ampia relazione del Presidente
Silvio Berlusconi e del
Ministro per gli affari regionali,
Raffaele Fitto, che ne
hanno guidato i lavori.
La presa di coscienza del periodo di crisi che investe il nostro
Paese e l'esigenza, condivisa da tutti, e l'esigenza di varare
interventi di politica abitativa, sia per rilanciare
l'economia che per far fronte ai bisogni di famiglie e cittadini,
hanno portato ad un'intesa che prevede l'
intervento delle
Regioni con l'approvazione
entro 90 giorni di proprie
leggi per disciplinare interventi volti a migliorare la qualità
architettonica ed il risparmio energetico, entro il
limite
del 20 per cento della volumetria esistente, di edifici
residenziali uni-bifamiliari o comunque di
cubatura non
superiore a 1000 metri cubi.
Le leggi regionali dovranno, inoltre, disciplinare
interventi
straordinari di demolizione e ricostruzione, con ampliamento
per edifici a destinazione residenziale entro il
limite del 35
per cento della volumetria esistente, al fine di migliorarne
qualità architettonica ed efficienza energetica, nonché di
utilizzare energie rinnovabili. Saranno esclusi da questi
interventi tutti gli edifici abusivi ed i centri storici, nonché
altre aree che le Regioni riterranno opportuno rendere
inalterabili.
Lo Stato avrà l'importante compito di emanare, ove possibile e
opportuno, e comunque d'intesa con le Regioni, un
decreto-legge
per la semplificazione normativa delle procedure. Si dovrà,
inoltre, avviare quello che dovrà essere il vero piano casa (sempre
in sinergia con Regioni e autonomia locali), volto a soddisfare il
fabbisogno di soggetti disagiati che abbiano difficoltà ad accedere
al libero mercato degli immobili in affitto. Particolare
attenzione, infine, sarà dedicata alla tutela della sicurezza del
lavoro nei cantieri.
Come affermato durante la conferenza stampa di fine seduta della
Conferenza Unificata, l
'obiettivo principale dell'accordo è
stato quello di
promuovere iniziative per la ripresa
dell'edilizia facendo rientrare queste iniziative dentro la
programmazione urbanistica e il governo del territorio, garantendo
l'equilibrio corretto delle competenze concorrenti tra regioni,
stato centrale e in primo luogo i comuni.
Nell'accordo siglato, le Regioni si sono impegnate ad approvare
entro e non oltre 90 giorni proprie leggi ispirate ai seguenti
obiettivi:
- regolamentare interventi al fine di migliorare anche la qualità
architettonica e/o energetica degli edifici entro il limite del 20%
della volumetria esistente di edifici residenziali uni-bi familiari
o comunque di una volumetria non superiore ai 1000 metri cubi, per
un incremento massimo di 200 metri cubi, fatte salve diverse
determinazioni regionali;
- disciplinare interventi straordinari di demolizione e
ricostruzione con ampliamento per edifici a destinazione
residenziale entro il limite del 35% della volumetria esistente,
con finalità di miglioramento della qualità architettonica,
dell'efficienza energetica ed utilizzo di fonti energetiche
rinnovabili e secondo criteri di sostenibilità ambientale, ferma
restando l'autonomia legislativa regionale in riferimento ad altre
tipologie di intervento;
- introdurre forme semplificate e celeri per l'attuazione degli
interventi edilizi precedenti in coerenza con i principi della
legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione
comunale.
In caso di mancata approvazione delle leggi regionali nel termine
stabilito, il Governo, congiuntamente con il Presidente della
Giunta regionale interessata, determineranno le modalità
procedurali idonee ad attuare compiutamente l'accordo.
Le principali differenze tra il decreto presentato alle regioni e
l'accordo siglato in Conferenza unificata riguardano:
- il divieto di avvalersi di deroghe alle leggi nazionali e
regionali, alla programmazione urbanistica e ai regolamenti di
edilizia;
- gli aumenti delle cubature non riguarderanno i condomini;
- è stata esclusa la possibilità del cambio di destinazione d'uso
automatico;
- non c'è la possibilità della vendibilità del 20%.
Queste, in sintesi, le differenze evidenziate dal presidente della
Conferenza delle Regioni,
Vasco Errani, che ha espresso
grande soddisfazione per l'intesa raggiunta, ammettendo, comunque,
che il vero piano casa riguarderà l'affitto sociale, mentre quelle
che si stanno approvando sono norme per la ripresa
dell'edilizia.
Anche l'
ANCE ha espresso la propria soddisfazione
riconoscendo che l'accordo si muove su due versanti fondamentali:
quello della semplificazione, e quindi la possibilità di dare
slancio all'economia in un momento difficile, rispettando
l'ambiente, le regole urbanistiche e l'autonomia degli enti locali;
e dall'altro lato l'apertura di un tavolo che deve costruire un
piano casa complessivo che ci permetta di fare un intervento di
housing sociale nella sua complessità, cioè che parta dall'edilizia
residenziale pubblica fino agli interventi del ceto medio, che
permettano di avere una dotazione di alloggi per mutui e affitti
che siano tali da intervenire su una condizione sociale non di
mercato.
"Di fronte a questa crisi quando lavoriamo insieme ci sono
professionalità che possono farci uscire da questo tunnel, questo è
un accordo che può fare epoca", questo è stato il commento di
Antonio Rosati, Assessore al Bilancio della Provincia di
Roma.
Soddisfazione anche da
Legambiente che in un comunicato ha
affermato che sono stati scongiurati gli aspetti più dannosi per il
territorio. Adesso, il compito delle Regioni sarà quello di
utilizzare il potere concesso attraverso uno strumento che promuova
la riqualificazione energetica e non la leva per nuove speculazioni
edilizie.
"Bene aver bloccato gli aspetti più dannosi per le nostre città
e paesaggi, molta attenzione però, dovrà essere posta ora sulle
decisioni delle Regioni che ereditano, sostanzialmente, una scatola
vuota, da riempire di regole e contenuti", ha dichiarato il
vicepresidente di Legambiente
Sebastiano Venneri.
"La palla passa ora completamente alle Regioni - ha
continuato Venneri -
che dovranno dare a questo strumento un
senso utile e fruttuoso senza trasformarlo nel grimaldello per
autorizzare scempi sconsiderati. Per questo la nostra associazione
creerà subito un osservatorio specifico per vigilare sulle scelte
delle Regioni, affinché scelgano la strada dell'innovazione e della
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio".
Nello stesso comunicato si legge che
"Gli obiettivi di
efficienza e modernità potranno essere raggiunti solo con l'obbligo
di fornire la certificazione energetica di tutti gli edifici sui
quali si interviene alle Regioni e inserendola a regime per tutte
le compravendite, come previsto dalla Direttiva Europea, con il
vincolo di legare tutti gli interventi all'integrazione di pannelli
solari.
"Inoltre - ha terminato Venneri -
sarebbe utile che
nel momento in cui si introducono alcune semplificazioni, queste
riguardino in primo luogo la possibilità di rendere la vita più
semplice a chi vuole installare un pannello solare sul tetto,
rendendolo un atto libero in tutti gli edifici non
vincolati".
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