Il Consiglio dell'Ordine degli Architetti della Provincia di Milano
- in attesa dell'uscita ufficiale del decreto - pone l'accento su
alcuni punti che preoccupano per l'ambiguità di un provvedimento
che crea consenso individuale ma rischia di essere a discapito del
funzionamento delle città in generale, e in particolare:
- la minaccia sulla tutela dei centri storici
- il pericolo di legittimare e ampliare volumi abusivi
- l'aggravamento degli squilibri fra insediamenti e
infrastrutture sia in termini di reti primarie, che di scuole e
servizi
- la grande probabilità di un aumento dei contenziosi legali a
livello civile
- il sovraccarico rovesciato sulle Soprintendenze che, senza
aumento dell'organico attuale, non avranno le risorse per
rispondere nei termini di legge alla domanda straordinaria cui si
troveranno di fronte
Il
Piano casa dovrebbe essere varato con le finalità (sono
parole del Presidente del Consiglio)
"di smuovere l'economia e
in particolare l'edilizia da sempre ferma e impastoiata da mille
burocratismi e dare a chi ha una casa e nel frattempo ha ampliato
la famiglia, la possibilità di aggiungere una stanza, due stanze o
dei bagni……" magari utilizzando allo scopo terrazze, balconi o
verande. Dunque, la casa un po' più grande per chi già la
possiede.
Dovrebbe essere possibile aggiungere il 20% del volume alle
residenze, il 20% della superficie per altre destinazioni, il 30%
se demolisci e ricostruisci e il 35% se ti preoccupi anche del
risparmio energetico. Si parla anche di semplificazione
procedurale: i progettisti dovranno attestare, cosa che già oggi
avviene, la conformità a leggi e regolamenti del loro progetto.
L'argomento che più preoccupa è l'ulteriore inevitabile
compromissione del suolo. L'incremento delle volumetrie dovrebbe
stimolare il mercato delle imprese che si occupano di piccole
opere. Temiamo però che la "libido" del metro cubo possa scatenare
exploit allarmanti per l'assetto territoriale, senza invece giocare
un ruolo positivo nei confronti dell' housing sociale.
Il provvedimento annunciato, come ricorda il comunicato dell'8
marzo scorso redatto dalla Giunta esecutiva dell'INU, non sembra
tenere minimamente conto dell'impatto urbanistico di tali
ampliamenti: se generalizzati (come sembra che siano) aumenteranno
congestione e invivibilità delle nostre città, aggiungendo carichi
insediativi difficilmente sostenibili.
Siamo favorevoli alla semplificazione delle procedure,
purché accompagnata da uno snellimento delle disposizioni in
vigore, in assenza della quale sarà inapplicabile.
Non siamo a conoscenza del fatto che sia stata fatta un'analisi dei
costi/benefici che ha prodotto l'istituzione della DIA negli ultimi
15 anni. Quali sono state le ricadute sul territorio? Quali i
provvedimenti per la salvaguardia dell'ambiente e per la lotta
all'abusivismo? Ci preoccupa il fatto che si stia valutando la
possibilità di ottenere "l'autorizzazione postuma" per chi ha
compiuto interventi edilizi in aree vincolate in assenza di
autorizzazione. Una norma con effetto retroattivo? Un nuovo
condono?
Ma qual è l'interesse pubblico che possiamo trovare in questo
provvedimento? Continuiamo a pensare alla questione della casa come
appartenente a un'idea statica dell'economia per la quale
l'acquisto deve essere un obiettivo di lunga durata del cittadino,
consumatore, risparmiatore. In questo senso si promuove il modello
della casa in proprietà.
Il quadro sociale contemporaneo è molto flessibile (mobilità,
composizione variabile delle famiglie, precarietà del lavoro).
Forse è necessario cominciare a pensare di ridurre (anziché
ampliare) l'eccessiva parzializzazione della proprietà (condomini e
villette), cosa che rende il nostro territorio sempre più
compromesso e grandi aree delle nostre città sempre più
immodificabili e trascurate dalle attuali politiche urbane.
Pensiamo invece che la logica dei provvedimenti che riguardano il
territorio e la città debbano sempre avere come fine primario
quello collettivo.
Speriamo che questo Piano Casa ci lasci il tempo, quando ne vedremo
le norme definitive, di fare proposte alternative e
approfondimenti.
La professione dell'architetto ha una forte connotazione pubblica,
perché il nostro operare e la sua qualità riguardano il vivere di
tutti noi: anche se la casa è nostra è pur sempre, come amava dire
Giovanni Muzio, un "pezzo di città".
Vogliamo progettare e costruire il nostro mestiere, ma vorremmo
poterlo fare responsabilmente, mantenendo viva la cultura della
professione di cui siamo fieri: ha ricadute così evidenti sulla
collettività e sull'ambiente, che tuttavia sembrano sempre più
incomprese da chi ha responsabilità di governo.
Fonte: Ordine degli Architetti, P.P.C. della Provincia di
Milano
PARTECIPA
AL SONDAGGIO SUL PIANO CASA
CLICCA QUI
© Riproduzione riservata