Superbonus, oltre la fine il baratro: famiglie a rischio

di Gianluca Oreto - 27/06/2025

Ufficialmente terminerà il 31 dicembre 2025 – fatta eccezione per i territori colpiti da eventi sismici, per cui è in pubblicazione in Gazzetta Ufficiale l’ennesimo provvedimento d’urgenza (Decreto-Legge “Economia”) che prorogherà la scadenza al 31 dicembre 2026 – ma tra i paletti imposti dalla Legge n. 207/2024 (CILAS entro il 15 ottobre 2024) e i numeri sul suo utilizzo diffusi mensilmente da Enea, è ormai evidente che il Superbonus è ufficiosamente finito da un pezzo.

Ma la sua fine non ha chiuso i conti: li ha aperti. Con l’Agenzia delle Entrate, con la giustizia, con il sistema bancario. E soprattutto con migliaia di famiglie che oggi si ritrovano esposte a richieste di rimborso per lavori regolarmente eseguiti e asseverati. La questione dei materiali “a piè d’opera” ne è solo la punta più drammatica.

Materiali a piè d’opera: la miccia normativa

La miccia è stata accesa da un parere del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 12 novembre 2024, che ha chiarito come le forniture già consegnate e documentate in cantiere (come infissi, caldaie, pannelli fotovoltaici), ma non ancora installate, non sono più considerate valide ai fini del raggiungimento del SAL del 30%.

Per comprendere la problematica occorre un piccolo passo indietro.

Tra le nefandezze della normativa che ha messo a punto il “Superbonus” – oltre le 38 modifiche in corso d’opera – vi è il ripetuto tentativo di prorogare le tempistiche inserendo paletti non correttamente definiti.

Tra questi, l’ultimo periodo del comma 8-bis, art. 119, del D.L. n. 34/2020 (Decreto Rilancio), ha disposto:

Per gli interventi effettuati su unità immobiliari dalle persone fisiche di cui al comma 9, lettera b), la detrazione del 110 per cento spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023, a condizione che alla data del 30 settembre 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 30 per cento dell'intervento complessivo, nel cui computo possono essere compresi anche i lavori non agevolati ai sensi del presente articolo.

Una proroga per gli interventi sulle unifamiliari fino al 31 dicembre 2023, ancorata alla realizzazione del 30% dell'intervento complessivo entro il 30 settembre 2022. Un vincolo che in tanti hanno assimilato (erroneamente) ad una sorta di stato avanzamento lavori (SAL) che, però, il Decreto Rilancio non ha mai definito.

Si è, quindi, provato ad utilizzare la definizione di SAL contenuta:

  • prima nell'art. 14, comma 1, lettera d) del D.M. n. 49/2017 (oggi abrogato);
  • adesso nell'Allegato II.14, articolo 12, comma 1, lettera d), del D.Lgs. n. 36/2023.

Stesse considerazioni sono state effettuate dal MEF che ha concluso confermando che nella nozione di SAL rientrino solo le prestazioni effettivamente realizzate in cantiere.

Una conferma che ha creato allarme soprattutto perché, di fatto, rappresenta una vera e propria interpretazione autentica con effetti retroattivi. Tecnici, committenti e imprese si sono ritrovati improvvisamente fuori regola, pur avendo operato in conformità a prassi consolidate, legittimate da professionisti e, in alcuni casi, ordini di categoria.

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