Il gruppo di lavoro "Agibilità sismica dei Capannoni Industriali"
(composto da rappresentanti di Protezione civile, Reluis, Consiglio
nazionale degli ingegneri, Assobeton) in collaborazione con la
Federazione Regionale Ordini Ingegneri dell'Emilia Romagna ha
presentato ieri una bozza (datata 19/06/2012, ver. 1.0) delle
"
Linee di indirizzo per interventi locali e globali su edifici
industriali monopiano non progettati con criteri
antisismici".
Si tratta di
linee di indirizzo che non hanno in alcun modo
carattere prescrittivo e/o cogente e che
mirano a fornire alcune
soluzioni tecniche (che certo non esauriscono un problema
complesso e delicato quale quello in oggetto), stimolando, al tempo
stesso, lo sviluppo della consapevolezza del bagaglio di conoscenze
necessarie a dare, in tempi molto brevi, una risposta ad
imprescindibili questioni di sicurezza, con un impatto fortissimo
su questioni economiche e sociali.
Le linee di indirizzo, facendo riferimento all'articolo 3, comma 8
del decreto-legge 6/6/2012, n. 74 che ha suscito grandi perplessità
tra i tecnici, precisano che
la norma fornisce un quadro
sintetico delle carenze più rilevanti che evidentemente ostano al
conseguimento a breve termine dei requisiti minimi di sicurezza
per l'esercizio delle costruzioni industriali e che quindi devono
essere sanate prioritariamente, ivi comprese le scaffalature
metalliche per lo stoccaggio di lavorati e semilavorati
suscettibili di interazioni con le strutture principali degli
edifici industriali.
Sotto il profilo tecnico, quindi, lo scenario delineato dal D.L.
per conseguire gli obiettivi di superamento dell'emergenza e di
miglioramento della sicurezza per la salvaguardia delle vite umane
richiede un
processo coordinato e realizzato in due fasi:
- la prima nella quale si garantisce l'eliminazione delle
carenze strutturali più rilevanti, nel rispetto del comportamento
complessivo dell'organismo strutturale;
- la seconda nella quale si interviene in maniera estesa e
sistematica per il conseguimento delle prestazioni richieste dal
comma 10 dell'art. 3 del DL 74/2012, integrando in un contesto più
ampio e incisivo i correttivi posti in essere nel corso della prima
fase.
Le due fasi trovano riscontro nel capitolo 8 delle NTC 2008,
e in particolare dal par. 8.4, nelle due categorie di interventi:
- riparazioni o interventi locali che interessino elementi
isolati, e che comunque comportino un miglioramento delle
condizioni di sicurezza preesistenti - fase 1;
- interventi di miglioramento (globali) atti ad aumentare
la sicurezza strutturale esistente - fase 2.
Le due fasi, in altri termini, appartengono ad una strategia
generale di tipo additivo, in cui gli interventi di prima fase,
oltre a consentire il rilascio del certificato di agibilità sismica
e, con esso, la ripresa delle ".....normali condizioni di vita e di
lavoro..." , costituiscono una parte del più complesso insieme di
opere che consentirà il raggiungimento delle prestazioni di
sicurezza sismica previste dalle vigenti norme tecniche NTC
2008.
Le linee di indirizzo trattano i seguenti argomenti:
- danneggiamenti registrati negli edifici produttivi in seguito
all'evento sismico del 20-29 maggio 2012;
- tipologie strutturali di edifici prefabbricati progettati in
assenza di criteri antisismici;
- principi e criteri di intervento;
- schede tecniche per il dimensionamento, la cantierizzazione e
l'esecuzione degli interventi.
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