Prove e controlli su strutture e costruzioni esistenti: si completa il quadro post Sblocca Cantieri

04/12/2019

Oltre un anno fa il quadro di normativo che si presentava con l’entrata in vigore del p.to 8.5.3 delle NTC2018 aveva generato non poca confusione ed incertezza nei vari tecnici operanti sulle strutture esistenti.

L’impossibilità di continuare ad operare sul costruito esistente, da parte di chi da sempre (per competenza, tradizione, titolo di studio) lo aveva fatto ed anzi il divieto di anche solo “avvicinarsi” alle strutture in situ, demandando senza alcuna ulteriore spiegazione tale ruolo ai soli laboratori allora esistenti (laboratori lettera “a” di cui all’art.59 del DPR 380/01, che avrebbero dovuto essere invece, per legge, solo dediti alle prove effettuate nello stabilimento, ma non sul cantiere) e quindi non specificamente formati e competenti in tal senso, sembravano aver chiuso per sempre una pagina importante di scienza e tecnologia del costruito, segnando l’impossibilità di operare da parte di tutti quei tecnici (ingegneri, architetti, etc..) che avevano fino ad allora costituito invece un importante patrimonio di “esperti” del settore, capaci di indagare e valutare la sicurezza del costruito.

Le NTC 2018 infatti così precisano (p.to 8.5.3): “il prelievo dei campioni dalla struttura e l’esecuzione delle prove stesse devono essere effettuate a cura di un laboratorio di cui all’art.59 del DPR 380/2001”.

Un momento sicuramente di grande incertezza che sottendeva nel più lungo termine, con il richiamo all’art.59 del DPR 380/01 (poi modificato col recente decreto “Sblocca Cantieri” di giugno scorso) alla nascita di una nuova e definitivamente riconosciuta figura. In tal senso abbiamo più volte rimarcato il continuo lavoro di mediazione (tra richieste del mondo professionale e di quello ministeriale dall’altro), che era necessario e che hanno via via portato all’individuazione di un percorso formativo e normativo capace di non disperdere, anzi valorizzare, quanto fino ad allora fatto nel panorama tecnico italiano.

Oggi si deve infatti prendere atto che nasce in Italia, prima nel panorama internazionale, una forma autorizzativa in grado di valorizzare e precisare questo percorso di competenze: con la Circolare 633/STC di ieri, 03.12.2019, vede la luce una nuova forma di “laboratorio prove in situ” che sgombra definitivamente qualunque dubbio su ambiti professionali e responsabilità, da una parte, e si inserisce pienamente, dall’altro, nell’alveo della tradizione ingegneristica della conoscenza del costruito (leggi articolo).

Gli appelli ad una sempre maggiore attenzione all’esistente, alla sua conoscenza, all’importanza della prevenzione ed alla manutenzione, che si possono sintetizzare nella necessaria maggiore attenzione “alla diagnostica” in senso più ampio, trovano infatti una forma finalmente certa e condivisa ed anche, sicuramente, non senza argomenti su cui ancora discutere o confrontarsi, almeno per quelli che sono gli aspetti meramente attuativi (ad esempio su alcuni di questi si veda il precedente approfondimento: Il 'Laboratorio prove in situ': dopo il Decreto Sblocca cantieri verso la stesura di un regolamento controverso).

La Circolare sottolinea alcuni temi fondamentali e di, giustamente, sempre maggiore interesse: “la valutazione della sicurezza delle costruzioni non può che realizzarsi mediante un adeguato processo basato sulla conoscenza che deve riguardare, innanzitutto ma non solo, le caratteristiche fisiche e meccaniche dei materiali da costruzione. Al fine di garantire la massima credibilità ai parametri di progetto, non si può prescindere da un sistema di controllo e certificazione, al quale conferire valore di legge. Tale sistema di certificazione della conoscenza dei materiali e delle strutture finora pienamente attuato per le nuove costruzioni, (…) si completa così anche per i materiali da costruzione già impiegati sulle strutture e le costruzioni esistenti, dando attuazione ai principi di cui al Capitolo 8 delle vigenti Norme Tecniche per le Costruzioni”.

Questo iter, complesso ma avvincente, è stato fin dalle prime ore accompagnato dalla nostra Associazione, non senza critiche o osservazioni costruttive negli ambiti di confronto con le istituzioni, e raccogliendo, come detto, quei dubbi ed incertezze, dei vari professionisti ad oggi liberamente operanti, che necessariamente provoca un nuovo e diremmo “epocale” approccio alla conoscenza dell’esistente: in questi mesi possiamo dire, con soddisfazione ed orgoglio, abbiamo accompagnato la nascita di questa nuova figura, di laboratorio e di “tecnico esperto”, che da oggi governerà il processo conoscitivo dell’esistente.

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A cura di Ing. Giacomo Mecatti - Segreterio Associazione CODIS



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