Architetti e Ingegneri: Crollano i redditi con liberalizzazioni e riforme ondivaghe e pasticciate

Gli Architetti e gli Ingegneri guadagnavano di più nel 2001 rispetto ad oggi. E' quanto emerge dal primo e dal secondo rapporto Adepp (Associazione degli ent...

27/09/2013
Gli Architetti e gli Ingegneri guadagnavano di più nel 2001 rispetto ad oggi. E' quanto emerge dal primo e dal secondo rapporto Adepp (Associazione degli enti dei professionisti) sulla previdenza privata del 2013 in cui è possibile rilevare che il trend maggiormente negativo è quello dei professionisti del PAT (area tecnica che raggruppa, tra gli altri, Architetti, Ingegneri e Geometri) che ha visto i redditi diminuire dal 2005 al 2012 del 4,9 % .

Il perché di tale situazione è parzialmente rilevabile nella crisi economica deflagrata nel 2008 e che, per ultimo nel 2012 ha fatto crollare il prodotto interno lordo di un altro 2,4%, ma trova più corpose radici nelle norme che dal 2006 ad oggi hanno pesato sull'impoverimento di chi esercità attività intellettuali regolamentate.

Parliamo in primo luogo delle liberalizzazioni. Il legislatore, riferendoso "tout court" a preconcetti provenienti dai tavoli dell'Antitrust, non ha capito (o non ha voluto capire) che il problema non era quello della restrizione dell'offerta dei servizi professionali ma quello del suo eccesso, che le varie riforme sulle libera concorrenza e sulla facilità di accesso ha, di fatto, aumentato ancora di più.

Con l'abolizione dei minimi tariffari, si assiste oggi nei servizi di architettura e di ingegneria quasi del tutto inermi a ribassi che, a volte arrivano all'80% e a bandi in cui il professionista viene premiato con un compenso di 1 Euro (leggi news sul bando del Comune di Bagheria).

I principali attori politici di tale situazione sono stati Pierluigi Bersani Ministro dello Sviluppo economico nel Governo guidato da Romano Prodi che con la legge n. 248/2006 ha cancellato l'inderogabilità dei minimi tariffari e l'ex Premier Mario Monti che nel 2012 ha completato la liberalizzazione delle tariffe con il decreto-legge n. 1/2012 convertito dalla legge n. 27/2012.

Il tutto con il beneplacet dell'Antitrust ed in nome di una libera concorrenza che, in verità, non ha podotto alcun risultato e che, nel settore delle opere pubbliche, per la mancanza nei servizi di architettura e di ingegneria, in un certo periodo, di riferimenti tariffari, ha spinto i responsabili del procedimento a determinare importi a base d'asta del tutto discrezionali.

Oggi è sotto gli occhi di tutti che le volute (da Bersani e da Monti) liberalizzazioni non hanno prodotto l'effetto sperato per i cittadini e nemmeno per i professionisti.

Parliamo, adesso, della riforma degli ordinamenti e ci riferiamo al D.P.R. n. 137/2012 (Regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali, a norma dell'articolo 3, comma 5, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148) che attua la riforma degli ordinamenti professionali come previsto nella legge n. 138/2011. Una riforma che era attesa da tanti anni ma che potrebbe rivelarsi soltanto di facciata.
Novità importanti del Regolamento sono, tra l'altro:
  • la separazione tra gli organi amministrativi e gli organi disciplinari degli Ordini
  • l'obbligo per il professionista di dotarsi di una polizza assicurativa per l'esercizio dell'attività
  • l'obbligo per il professionista della formazione continua

Dopo, dunque, la liberalizzazione e l'eliminazione delle tariffe professionali che hanno impoverito (in tutti i sensi) il settore delle libere professioni sono arrivate: assicurazione obbligatoria e formazione continua che, seguendo il recente aumento dei contributi previdenziali per architetti e ingegneri (INARCASSA), porterà molto probabilmente alla chiusura di molti studi e conseguentemente al ritorno ad un offerta decisamente ridotta. Ma a che prezzo?

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