Contabilizzazione del calore: Rinvio al 15 aprile 2017?

Mentre si avvicina sempre più la scadenza del 31 dicembre 2016 per l’installazione dei contabilizzatori di calore sui caloriferi di tutti gli stabili con imp...

24/11/2016

Mentre si avvicina sempre più la scadenza del 31 dicembre 2016 per l’installazione dei contabilizzatori di calore sui caloriferi di tutti gli stabili con impianto centralizzato, arrivano voci su un possibile rinvio almeno sino al 15 aprile 2017 per gran parte d'Italia. Del possibile ed, anzi, quasi certo rinvio ne ha, recentemente, parlato Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia, che ad un convegno sulle locazioni organizzato da Confedilizia Genova, ha riferito sulla possibilità di un rinvio dei termini ai primi mesi del 2017 per i numerosissimi condòmini che non sono riusciti ad effettuare i lavori prima dell'accensione del riscaldamento.

Sul problema della contabilizzazione del calore, della scadenza e del rinvio è intervenuto recentemente il Presidente nazionale dell’Unione piccoli proprietari immobiliari (UPPI) Avv. Gabriele Bruyère con il seguente articolo pubblicato sul sito dell’UPPI.

 “In difesa di una proprietà immobiliare che continua ad essere colpita in maniera decisamente non più tollerabile, le associazioni che la rappresentano, e particolarmente l’UPPI, non possono che continuare nella richiesta di una reale diminuzione della pressione fiscale, vero cappio al collo dei proprietari di casa, anche per evitare che altri nuovi balzelli mascherati da l’Europa lo vuole o l’Europa ce lo impone - balzelli voluti anche e soprattutto da lobby di imprenditori che hanno intravisto nella installazione delle valvole termostatiche e nella contabilizzazione del calore un notevole business – colpiscano indiscriminatamente coloro che sono (viene proprio da dire “sfortunatamente) proprietari di una casa. L’UPPI ha pertanto voluto, e concordato con altre associazioni della proprietà immobiliare e con l’Anaci, la manifestazione che si è tenuta a Roma il 27 Ottobre 2016, perché è un dovere imprescindibile per le organizzazioni di categoria maggiormente rappresentative della proprietà immobiliare la difesa contro un provvedimento che non può essere ottemperato entro il termine del 31 Dicembre 2016 da tutti i proprietari di casa, quale è quello previsto dal D.lgs. 141/2016 correttivo del D.lgs. 102/2014. Vero è che la Direttiva 2012/27/UE stabilisce un quadro comune di misure per la promozione della efficienza energetica nell’Unione Europea al fine di garantire il conseguimento dell’obiettivo 20-20-20 entro il 2020 (ridurre del 20C% le emissioni di gas serra ed il fabbisogno di energia primaria, soddisfare il 20C% dei consumi energetici con fonti rinnovabili), ma non si comprende cosa abbia a che vedere con la promozione della efficienza energetica la installazione entro il 31/12/2016 di contatori individuali per la misurazione del consumo di calore o raffreddamento o di acqua calda per ciascuna unità immobiliare a ciascun radiatore solo se tecnicamente possibile ed efficiente in termini di costi (art. 9 comma 5 lettera b). Peraltro la questione non è così semplicistica posto che la nostra legislazione in materia di condominio è assai complessa e che appare quindi necessario potere coniugare le disposizioni sul condominio con l’aspetto tecnico per l’applicazione di questa direttiva. Necessario quindi, volenti o nolenti, ed imprescindibile un rinvio del termine indicato nel 31/12/2016 non solo per potere permettere una corretta assunzione delle delibere condominiali, ma anche una corretta compenetrazione tra la normativa de qua ed i regolamenti di condominio non essendo pacifico, così come da qualcuno assunto, che la normativa italiana sarebbe “imperativa” proprio alla luce del fatto che essa non si applica a tutti i cittadini: non si applica infatti agli impianti autonomi, o laddove ci siano “impedimenti di natura tecnica”. È il caso, ad esempio, di case riscaldate da pannelli radianti o da termoconvettori. Il punto dolens è che in un momento di difficoltà economiche quale l’attuale, secondo una simulazione del Sole 24 Ore, per un appartamento di 80 mq dotato di 6 caloriferi servono 1.055 euro di spesa per installare le valvole termostatiche (in media si tratta di un’operazione che costa 120 euro a calorifero), oltre i costi per adeguare le pompe di circolazione dell’impianto condominiale da portata fissa a variabile. Si può usufruire della detrazione fiscale del 65% - in dieci anni - solo se assieme ai contabilizzatori si cambia l’impianto di riscaldamento esistente con impianti dotati di caldaie a condensazione o con pompe di calore ad alta efficienza o con impianti geotermici a bassa entalpia. In questi casi il limite di spesa detraibile (per ogni contribuente) è di 30.000 euro, Ma sempre in dieci anni. Se, invece, i contabilizzatori sono installati senza che sia sostituito, integralmente o parzialmente, l’impianto di riscaldamento, o qualora questo sia sostituito con uno che non presenta le caratteristiche tecniche richieste per accedere all’Ecobonus, le relative spese sono ammesse alla detrazione del 50% per le ristrutturazioni edilizie, sempre in dieci anni. Il rischio, più che concreto, è che i proprietari di casa si dovranno quindi sobbarcare di una spesa ingente, i cui risultati peraltro si sconteranno solamente tra circa 6 anni. Ciò che sconcerta è il citato art. 9 della Direttiva Europea che fa riferimento specifico ai condominii e agli edifici polifunzionali e che, specificatamente il Titolo II del D.lgs. 102/2014 art. 1 comma 2 specifica che la proposta di interventi riguarda gli edifici privati e pubblici, ma per gli edifici pubblici il termine è il 2020 (art. 5) e non sono previste ovviamente sanzioni mentre nulla si sa sugli edifici polifunzionali dello stato che sono interessati dalla normativa come i condominii. Infine le sanzioni, specifica l’art. 16 del predetto D.lgs. sono irrogate genericamente dalle Regioni (comma 14), o addirittura nei casi specificatamente previsti direttamente dal Ministero dello sviluppo economico, o dalla Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico senza alcuna specificità in merito. Non possiamo pertanto che portare avanti questa nuova battaglia verso un provvedimento che anche sotto il profilo della costituzionalità nutre dubbi e perplessità, e che non commina, come al solito, sanzioni per gli immobili dello Stato, quasi questo non fossero toccati dalla Direttiva Europea. Non senza tenere presente che proprio il D.lgs. 102/2014 nelle disposizioni di cui all’art. 13 disponeva espressamente che l’ENEA in collaborazione con le associazioni di categoria, con le associazioni dei consumatori doveva predisporre un programma triennale di informazione e formazione finalizzato “a promuovere e facilitare l’uso efficiente dell’energia” e, tra l’altro a stimolare comportamenti dei dipendenti pubblici a ridurre i consumi energetici della pubblica amministrazione, ad educare gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado all’uso consapevole dell’energia, a sensibilizzare le famiglie in particolare quelle che vivono in condominii rispetto ai benefici delle diagnosi energetiche e rispetto ad un uso consapevole dell’energia, a favore la partecipazione delle Banche e degli istituti finanziari al finanziamento degli interventi di miglioramento dell’efficienza energetica, a sensibilizzare le imprese e i clienti domestici all’uso efficiente dell’energia, a promuovere programmi di formazione per la qualificazione dei soggetti che operano nell’ambito dei servizi energetici e degli installatori di elementi edilizi connessi all’energia. Non consta che tutto questo sia stato fatto, soprattutto l’educazione degli studenti e, per quanto ci interessa, la sensibilizzazione delle famiglie e la partecipazione delle Banche al finanziamento degli interventi. Questo significava un lavoro immane che prevedeva lo stanziamento di un 1 milione di euro per ciascuno degli anni 2015, 2016 e 2017. Nessuna associazione di categoria dei proprietari e degli amministratori di condominio è stata interessata, e non si sa a chi e dove siano finiti i suddetti fondi stanziati nel provvedimento. Ma le sanzioni incombono sulla testa dei condomini e degli stabili in condominio, mentre, si ripete, non sono previste sanzioni per gli edifici pubblici. Assurdo. Né si vede come l’Europa potrebbe essere intransigente tanto da sanzionare comunque l’Italia, in caso di una proroga necessaria al fine di potere applicare in modo più tecnico e razionale la direttiva in riferimento alla nostra legislazione e alla particolare conformazione delle nostre case, laddove si chiede solo tempo per potere ottemperare e, ad esempio, compiere il lavoro di informazione necessario alle famiglie sia da parte delle associazioni dei proprietari che di quelle degli amministratori di condominio. La legge di stabilità 2016 è già all’esame del Parlamento potrebbe contenere agevolmente un provvedimento di proroga dovuto alle carenze delle Stato in ordine al proprio provvedimento legislativo alle quali è lo Stato che deve supplire e non i proprietari di casa. Allora di concerto con le associazioni si può prevedere non solo di mantenere fede a quanto disposto dal provvedimento legislativo ma di potere esporre proposte focalizzate sulla necessità di supportare la direttiva europea con le problematiche italiane e rendere in tal modo realmente efficace e razionale la necessaria riduzione dei consumi energetici. Nel caso la legge di stabilità 2016 si facesse carico di quanto sopra non si potrebbe che esprimere un generale apprezzamento per lo sforzo del Governo nel predisporre una manovra espansiva, che intenda sostenere la direttiva europea e il necessario miglioramento della efficienza energetica e del risparmio energetico che potrà avvenire nel rispetto del provvedimento legislativo emesso, ma con l’indispensabile ausilio delle associazioni di categoria dei proprietari e degli amministratori (come peraltro previsto nel provvedimento stesso) depositarie di conoscenze e istanze utili e essenziali per individuare misure efficaci per sensibilizzare ed educare i proprietari di casa, come previsto e voluto nel provvedimento legislativo, tenendo conto anche delle esigenze degli stessi proprietari di casa. L’UPPI le altre associazioni di categoria non chiedono la luna del pozzo, ma solo, come sempre, una tutela maggiore dei proprietari di casa anche nell’interesse del paese”.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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