Morire per una CTU: il cordoglio di Federarchitetti

13/11/2018

La professione di Consulente Tecnico d’Ufficio CTU per le esecuzioni immobiliari presenta sempre questo rischio. Chi lo ha fatto ha sempre avuto minacce velate o palesi. Bisogna essere cauti e diplomatici perché l’esecutato è sempre una persona ai limiti della sopportazione psicologica. Sarebbe giusto essere SEMPRE supportati da forze dell’ordine, o anche dalla polizia municipale.

Tutto ciò a fronte di un incarico che è diventato sempre più complesso (i quesiti del giudice occupano quasi 10 pagine della perizia), con referti che spesso superano le centinaia di pagine, con l’onorario che “a vacazione” è di € 4,075 l’ora + IVA (quattro, si, letto bene), e che viene pagato metà dopo la consegna della relazione e metà dopo la vendita dell’immobile (che avverrà chissà quando perché quasi mai l’immobile è immediatamente vendibile), e soprattutto viene decurtato in proporzione se il valore di vendita all’asta dell’immobile è più basso di quello stimato in relazione (che è la normalità, e avviene nel 100% dei casi).

Queste sono le leggi per chi opera da libero professionista per l’istituzione italiana che amministra la giustizia.

Per quanto riguarda i rapporti con l’amministrazione pubblica, con il disegno di legge sulla “Centrale di progettazione” la libera professione di ingegnere e architetto assisterà alla sua definitiva e pubblica condanna a morte.

R.I.P. per il collega tecnico Marco Massano, geometra di 44 anni, che ha pagato con la vita il suo lavoro, che eseguiva come tutti noi per dar da mangiare ai propri figli. Alla famiglia un forte abbraccio da tutti i tecnici liberi professionisti.

A cura di Federarchitetti
Associazione Nazionale Architetti e Ingegneri Liberi Professionisti

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