Inarcassa dice no alla Struttura per la Progettazione delle opere pubbliche

26/06/2019

Nonostante la legge 30 dicembre 2018, n. 145 (legge di bilancio 2019) avesse previsto l'emanazione di un PDCM entro il 30 gennaio 2019 per la definizione della denominazione e allocazione, delle modalità di organizzazione e delle funzioni della Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici (art. 1, commi da 162 a 170), arrivati al 27 giugno 2019 siamo ancora ai confronti.

Confronti che si sono resi sempre più vibranti con l'intervento della Cassa di previdenza di architetti e ingegneri (Inarcassa) che sono scesi in campo a difesa dei principi di trasparenza e concorrenza dei propri iscritti.

Riportiamo di seguito una lettera inviata dai vertici di Inarcassa al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

“Signor Presidente del Consiglio e Signori Vicepresidenti, è inaccettabile che un unico soggetto possa assumere la veste di progettista di opere pubbliche, stazione appaltante e soggetto di committenza delegata da parte di altre Amministrazioni” dichiarano congiuntamente. “Questo gravissimo conflitto di interessi collide frontalmente con i principi stessi del Codice degli Appalti e con la nostra deontologia”. “Per garantire la qualità delle prestazioni professionali e la trasparenza nel processo di esecuzione delle opere pubbliche - sottolineano -  è indispensabile puntare ad una chiara ed evidente distinzione tra controllori e controllati, riservando ai liberi professionisti e alle società la progettazione, ed ai pubblici dipendenti il controllo del processo di esecuzione delle opere, dalla programmazione al collaudo”.

Questo è l’appello che nella riunione dello scorso 11 giugno, dopo un ampio confronto sulle gravi ed immediate conseguenze che l’approvazione della norma, nella sua versione attuale, produrrebbe, è stato lanciato da Inarcassa, insieme alla sua Fondazione, l’AIDIA (Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti) le associazioni di categoria ALA Assoarchitetti (Associazione degli architetti e degli ingegneri liberi professionisti italiani), Federarchitetti, (Associazione nazionale degli architetti e ingegneri liberi professionisti) e INARSIND (Associazione nazionale d’intesa sindacale ingegneri ed architetti liberi professionisti italiani).

Una vibrata sollecitazione al Governo per avviare l’immediata revisione della normativa. A tal fine, i liberi professionisti, si dichiarano “pronti alla massima collaborazione” per dar corso al più presto ad un “tavolo di lavoro” condiviso, che possa trovare la soluzione migliore nell’interesse della collettività, senza escludere i liberi professionisti dal circuito delle opere pubbliche.

La Struttura per la Progettazione, infatti - oltre ad essere di dubbia efficienza ed antieconomica - determinerà una perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nelle professioni tecniche. Internalizzare la produzione di progetti - e magari anche la direzione dei lavori delle opere pubbliche - produrrebbe certamente un “collo di bottiglia”, con l’effetto di allungare i tempi di messa in campo delle opere anziché di migliorare l’efficienza e semplificare i processi. In tale situazione diventa impossibile dare risposte tempestive e di qualità alle numerose richieste da parte delle pubbliche amministrazioni.

L’interesse di uno Stato moderno è quello di avere le migliori progettazioni possibili e quindi professionisti dotati di specifici requisiti da acquisire attraverso il confronto previsto dalla normativa vigente con i vari meccanismi di gara, e non certo acquisendo le professionalità all’interno di una Struttura pubblica che esclude, per sua natura, la possibilità di ottenere l’offerta migliore. Come liberi professionisti vogliamo stare al passo coi tempi – dichiarano congiuntamente – perché in questi decenni, abbiamo sviluppato professionalità, competenze tecnologiche e know how che non dobbiamo disperdere. Se la Struttura provvedesse alla “programmazione delle opere” e non alla loro progettazione, sarebbe cosa ben diversa. Ma, senza un emendamento che riscriva la norma, gli ingegneri e gli architetti liberi professionisti, che possono portare la loro conoscenza del territorio in cui operano, saranno esclusi. Un colpo basso per le nostre categorie professionali e uno spreco di qualità per il Paese".

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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