Inarsind: no al modello LinkedIn se esclude i Liberi Professionisti

18/05/2021

La Pubblica Amministrazione va rinnovata, soprattutto in vista dell’attuazione dei progetti del Recovery Plan. Un disegno ambizioso e fondamentale, di cui noi Liberi Professionisti ci auguriamo di poterne far parte.

Il Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta, punta tutto sul modello “LinkedIn”, un “reclutamento mirato” di tecnici che dovranno coadiuvare le amministrazioni nell’attuazione di circa 200 progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr).

Un portale realizzato in collaborazione con gli Ordini Professionali da cui attingere i curricula di tutti i “migliori” professionisti nazionali, scelti – si apprende da indiscrezioni - anche attraverso meccanismi di intelligenza artificiale.

Non se ne conoscono ancora i dettagli, ma riteniamo di dover far sentire la Nostra voce.

Ci preme sottolineare che anche noi Liberi Professionisti siamo tra gli “operatori economici” - stremati dalla pandemia, seguita a un decennio di crisi economica del settore - su cui il Paese deve far leva per la ripartenza e non dobbiamo essere esclusi dal reclutamento, qualunque sia la forma in cui avvenga.

Vogliamo essere protagonisti del cambiamento nella Pubblica Amministrazione italiana e non gli esclusi della rivoluzione. Esortiamo pertanto i Consigli Nazionali e gli Ordini Provinciali alla prudenza. Prendere parte all’iniziativa è importante, ma l’adesione non può prescindere dall’avere la necessaria garanzia che l’esito non sia poi l’esclusione dei Liberi Professionisti dal mercato dei servizi tecnici. La Nostra esclusione rappresenterebbe un’evidente discriminazione verso una significativa componente del mercato dei servizi, evidenziando anche un inevitabile conflitto di interessi.

Rivolgiamo infine un invito alle Casse di Previdenza privatizzate - che pure hanno contribuito al sostegno delle professioni in questo periodo dettato dalla pandemia da COVID-19 - affinché non escludano i Liberi Professionisti dalle attività del Pnrr perché ciò limiterebbe anche i loro introiti, finalizzati alla copertura pensionistica delle future generazioni.

A cura di Inarsind

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