Equo compenso: la Commissione Giustizia del Senato approva il disegno di legge

30/06/2022

Con l'approvazione senza correzioni da parte della Commissione Giustizia del Senato, il disegno di legge sull'equo compenso arriva alle battute finali.

Un disegno di legge che nel testo approvato dalla Camera dei Deputati aveva già ricevuto forti critiche da parte delle associazioni Sindacali dell’Area Tecnica di Confprofessioni, quali Inarsind, Ala, Antec, Asso Ingegneri, Fidaf, Singeo.

Ed è proprio Asso Ingegneri a rimarcare il suo disappunto. "C'è chi si è voluto appuntare una medaglia su una legge che va contro ogni spirito di salvaguardia di un equo compenso per le categorie del lavoro intellettuale e chi, nella politica, ha voluto fare solo la solita battaglia ideologica".

Asso Ingegneri rileva che la legge avrebbe dovuto prevedere una tutela dei professionisti nei confronti dei clienti "forti" e individuati in banche, assicurazioni, imprese medio grandi, pubbliche amministrazioni e società a partecipazione pubblica. Secondo Asso, questa legge avrebbe dovuto garantire un compenso proporzionato alla quantità e qualità del lavoro svolto, al contenuto, alle caratteristiche della prestazione professionale e conforme a determinati parametri.

"AssO -riporta un comunicato stampa dell'Associazione - ha sempre lavorato per raggiungere le singole forze politiche, sia negli uomini che nelle Commissioni Parlamentari, richiamandole ad un senso di responsabilità, verso quanto si andava discutendo, cercando di togliere la patina di incomprensioni che aumentava con le posizioni ideologiche di alcune forze".

L'obiettivo era quello di arrivare ad un testo di legge che avesse la chiarezza di determinare una garanzia di pagamento per un lavoro intellettuale. "Non ci siamo riusciti - ammette l'Associazione - anzi nella Legge prendono peso gli Ordini ma solo per sanzionare quei professionisti che accettano un compenso non equo e non per difenderli di fronte ai poteri forti. Con il palese risultato che l'art 5, comma 5, sia applicato solo alle figure professionali legate al sistema ordinistico mentre alle altre no".

"Questo - conclude Asso - creerà un sistema di disparità che colpirà ancora una volta le fasce più deboli dei professionisti, la classe più giovane che vedendosi colpita in primis, cercherà altri sbocchi professionali che non l'iscrizione agli Ordini. Aggiungiamo che queste leggi spingono ad annullare una categoria e non a sostenerla, poiché il gioco di chi decide il compenso viene delegato ancora una volta ai poteri forti. Auspichiamo che si possa mettere mano alla legge in Parlamento e che AssO difenderà gli interessi delle professioni intellettuali, sempre".

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